Identificati nuovi fenotipi che aprono la strada a cure su misura per l’obesità e a una migliore prevenzione del diabete. In questo articolo li vedremo nel dettaglio.

Per anni, l’obesità è stata considerata una condizione uniforme, trattata con un approccio standard: dieta, esercizio fisico e, nei casi più gravi, farmaci o chirurgia. Ma oggi la scienza ci dice che le cose sono più complesse. L’obesità, infatti, non è una malattia uguale per tutti, bensì un insieme eterogeneo di condizioni con cause, meccanismi e manifestazioni differenti.

Durante il Congresso Panorama Diabete, svoltosi a Riccione, è stato presentato un nuovo modello che identifica quattro fenotipi di obesità, ognuno con caratteristiche specifiche. Una svolta che apre le porte alla medicina di precisione, rendendo possibili terapie personalizzate.

I quattro fenotipi dell’obesità: quali sono?

1. Cervello affamato

In questo fenotipo, il problema principale è un difetto nei segnali di sazietà tra intestino e cervello. Le persone colpite hanno bisogno di ingerire più cibo del normale per sentirsi sazie. Interventi che stimolano i recettori della sazietà, come alcuni farmaci moderni (GLP-1 agonisti), risultano particolarmente efficaci.

2. Intestino affamato

Chi appartiene a questo gruppo presenta uno svuotamento gastrico troppo veloce, che porta a una sensazione di sazietà molto breve. Il risultato? Si ha fame più frequentemente e si tende a mangiare spesso. Le strategie consigliate includono pasti piccoli, ma frequenti, ricchi di fibre per rallentare lo svuotamento dello stomaco.

3. Fame emotiva

Qui l’alimentazione diventa un rifugio emotivo. Si mangia per gestire ansia, stress, o anche momenti di gioia. Queste persone presentano spesso un’immagine corporea negativa e una bassa autostima. Il trattamento richiede supporto psicologico e tecniche come il mindful eating, ovvero mangiare con consapevolezza.

4. Combustione lenta

Questo fenotipo è caratterizzato da un metabolismo rallentato, bassa massa muscolare e scarsa propensione all’attività fisica. È importante lavorare sull’incremento della massa magra attraverso attività fisica mirata e un’alimentazione ricca di proteine.

Fenotipi e rischio di diabete di tipo 2

Non tutti i fenotipi sono uguali in termini di salute metabolica. In particolare, “intestino affamato” e “combustione lenta” sono associati a un rischio più elevato di insulino-resistenza, una condizione che può evolvere nel diabete di tipo 2.

Nel primo caso, i pasti troppo frequenti causano continue oscillazioni glicemiche e un sovraccarico per il pancreas. Nel secondo, la ridotta massa muscolare ostacola l’uso efficace del glucosio, contribuendo all’insulino-resistenza.

Il rischio nei fenotipi misti

Le persone che presentano più di un fenotipo – ad esempio, “intestino affamato” e “combustione lenta” – sono considerate ad alto rischio. Se a questo si aggiunge una predominanza di grasso viscerale (quello localizzato nell’addome), il rischio di sviluppare complicanze come diabete, steatosi epatica e infiammazione cronica aumenta notevolmente.

Metabolicamente sani… ma fino a quando?

Esiste anche una percentuale di obesi, circa il 10-30%, che al momento non mostra alterazioni metaboliche. Sono i cosiddetti MHO (Metabolically Healthy Obese). Tuttavia, questo equilibrio è fragile: studi dimostrano che entro 5-10 anni circa la metà di questi soggetti sviluppa problemi metabolici, soprattutto se non si interviene in modo mirato.

Un futuro di terapie personalizzate

La scoperta dei quattro fenotipi segna un cambio di paradigma. Non si parla più solo di perdere peso, ma di capire perché si ingrassa e come affrontare il problema nel modo più efficace per ciascun individuo.

“L’obesità non può più essere affrontata con un approccio unico – ha spiegato la prof.ssa Raffaella Buzzetti, presidente della SID – ma richiede trattamenti basati sul profilo biologico e comportamentale del paziente. Solo così potremo migliorarne la salute, ridurre il rischio di diabete e altre complicanze, e offrire terapie realmente efficaci.”