epatite

I casi di epatite di origine sconosciuta nei bambini sono saliti ad oltre mille. Questa la conta globale che ha effettuato l’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), che però lancia anche un segnale di speranza: il trend è in calo. Se i casi probabili segnalati all’8 luglio erano stati segnalati 1.010 in 35 diversi Paesi del mondo, l’Oms ha osservato una contrazione di quelli nuovi.

Resta comunque un clima di precauzione: “il trend deve essere interpretato con cautela poiché potrebbero esserci ritardi nella segnalazione e una limitata sorveglianza in molti Paesi” – ha infatti spiegato. Ed ha messo in guardia: “l’attuale numero di casi potrebbe essere sottostimato“.

La maggior parte dei casi di epatite di origine sconosciuta è concentrata tra Europa e America; 22 i decessi su scala globale. In Italia sono 36 i casi, per fortuna solo in uno si è reso necessario effettuare il trapianto di fegato. Si continua a cercare la causa. Finora i principali sospettati sono l’adenovirus (trovato in circa la metà dei casi) e il Sars-Cov-2 (8-16%). Il livello di rischio stimato dall’Oms resta moderato.

Epatite, 28 luglio giornata mondiale per la consapevolezza

Mentre il mondo cerca una risposta per le epatiti di origine sconosciuta nei bambini senza al momento trovarne una, il 28 luglio si parlerà di quelle note. In questa data infatti ogni anno ricorre la Giornata mondiale dell’epatite. “Lo scopo è aumentare la consapevolezza dell’epatite virale, che causa l’infiammazione del fegato che porta a malattie gravi e cancro al fegato” – spiega l’Oms.

Molte forme sono asintomatiche o causano una malattia lieve. Talvolta però possono sfociare in gravi conseguenze, anche fatali. Sono 78mila i decessi stimati solo nel 2019, per complicanze di infezioni acute da epatite A a E.

Gli sforzi globali danno la priorità all’eliminazione delle infezioni da B, C e D. A differenza dell’epatite virale acuta, queste 3 infezioni causano epatite cronica che dura per diversi decenni e culmina in oltre 1 milione di decessi all’anno per cirrosi e cancro al fegato. Questi 3 tipi di infezioni sono responsabili di oltre il 95% dei decessi per epatite. Sebbene disponiamo della guida e degli strumenti per diagnosticare, trattare e prevenire l’epatite virale cronica, questi servizi sono spesso fuori dalla portata delle comunità“. L’impegno deve essere dunque quello di avvicinare il più possibile le cure alle comunità.

Entro il 2030 l’Oms vuole eliminare per il 90% le nuove infezioni di epatite B e C e garantire una diagnosi; per il 65% i decessi per cirrosi epatica e tumori legati all’epatite; garantire all’80% un trattamento adeguato.