Secchezza, prurito incessante, arrossamenti e desquamazioni. Dietro a questi fastidi, comuni a molte persone, si cela spesso l’eczema, o dermatite atopica, una delle malattie infiammatorie croniche della pelle più diffuse al mondo. Recenti studi, però, hanno portato alla luce una connessione allarmante tra questa patologia e una delle sfide più grandi del nostro tempo: l’inquinamento atmosferico.

Un nuovo studio condotto dalla Yale School of Medicine suggerisce che il particolato fine presente nell’aria inquinata, noto come PM2.5, potrebbe non essere solo un fattore aggravante, ma addirittura una causa scatenante dell’eczema. Questo dato cambia radicalmente il nostro approccio sia alla prevenzione sia al trattamento della malattia

Che cos’è l’eczema

Uno studio suggerisce che il particolato fine presente nell’aria inquinata, potrebbe essere una causa scatenante dell’eczema

L‘eczema, noto anche come dermatite atopica, è una patologia infiammatoria cronica della pelle.

Pur non essendo contagiosa, può avere un impatto significativo sulla qualità della vita di chi ne soffre. Questa condizione si presenta con sintomi caratteristici che comprendono un prurito intenso e persistente, spesso più acuto durante la notte, accompagnato da secchezza cutanea che può provocare screpolature e dolore. La pelle appare arrossata e gonfia, e nelle fasi più avanzate possono comparire vescicole, croste e un ispessimento della cute associato a desquamazione.

La prevalenza dell’eczema varia considerevolmente in base alla regione geografica e al contesto socioeconomico. A livello globale, si stima che questa condizione colpisca tra il 15% e il 20% dei bambini e il 2% e il 10% degli adulti, con una maggiore diffusione nei Paesi industrializzati.

In Italia, la dermatite atopica interessa circa il 3% – 6% della popolazione.

Parliamo insomma di una percentuale che evidenzia l’importanza di affrontare questa patologia sia dal punto di vista medico che sociale.

Ma quali sono le sue cause?

Un mosaico complesso di fattori

L’origine dell’eczema, o dermatite atopica, è un intreccio complesso di elementi genetici, immunologici e ambientali. Questa patologia, spesso difficile da gestire, non si riduce a una sola causa ma riflette un’interazione dinamica tra predisposizione ereditaria e influenze esterne.

Un ruolo determinante è svolto dalla genetica. Mutazioni nei geni responsabili della barriera cutanea, come quello che codifica per la filaggrina, compromettono l’integrità della pelle. Questa proteina è essenziale per mantenere l’idratazione cutanea e proteggere l’epidermide dagli agenti esterni. Quando la filaggrina è carente o difettosa, la pelle diventa più permeabile e suscettibile all’azione irritante di allergeni e sostanze chimiche.

Sul piano immunitario, nei pazienti affetti da eczema si osserva una risposta eccessiva agli stimoli esterni, caratterizzata da un’infiammazione cronica che alimenta il prurito e le lesioni cutanee. Questo sistema immunitario iperattivo reagisce in modo sproporzionato anche a fattori apparentemente innocui, creando un circolo vizioso in cui il danno cutaneo perpetua l’attivazione delle difese immunitarie.

L’ambiente gioca un ruolo altrettanto cruciale. L’esposizione a elementi come polline, polvere, acari e detergenti aggressivi è spesso alla base dell’aggravarsi dei sintomi. 

Infine, il legame tra psiche e pelle aggiunge una dimensione ulteriore alla comprensione dell’eczema. Lo stress e i fattori psicologici possono esacerbare la sintomatologia, evidenziando come la salute mentale influisca sul benessere fisico. La connessione mente-pelle, ormai ampiamente riconosciuta, rende indispensabile un approccio olistico al trattamento, che tenga conto tanto delle condizioni dermatologiche quanto di quelle emotive. Ma non finisce qui.

L’inquinamento atmosferico sotto la lente: il ruolo del PM2.5

L’inquinamento atmosferico si conferma come una delle sfide più urgenti per la salute pubblica, con conseguenze che si estendono ben oltre il sistema respiratorio. Tra i vari tipi di inquinanti, il particolato fine (PM2.5) è tra i più pericolosi: si tratta di particelle microscopiche, con un diametro inferiore a 2,5 micrometri, capaci di penetrare in profondità nei polmoni e nel flusso sanguigno. Queste particelle non solo contribuiscono all’insorgenza di malattie respiratorie e cardiovascolari, ma agiscono su organi e sistemi in modi sempre più evidenti, incluso il più grande organo del corpo umano: la pelle.

Legame tra PM2.5 e salute della pelle

Un recente studio condotto dalla Yale School of Medicine, pubblicato su PLoS ONE, ha approfondito il legame tra particolato atmosferico ed eczema, o dermatite atopica. Analizzando i dati di 280.000 partecipanti al programma “All of Us” e incrociandoli con i livelli di PM2.5 registrati nelle loro aree di residenza, i ricercatori hanno individuato una correlazione inquietante: nelle zone con maggiore concentrazione di particolato fine, i casi di eczema risultavano significativamente più alti. Un incremento di appena 10 microgrammi per metro cubo di particolato raddoppiava il rischio di sviluppare questa condizione.

Ma come agisce il PM2.5 sulla pelle? Gli studiosi hanno identificato due meccanismi principali. Il primo è un effetto diretto: le particelle, depositandosi sulla superficie cutanea, danneggiano la barriera protettiva della pelle, rendendola più vulnerabile agli allergeni e agli agenti irritanti. Il secondo è un’infiammazione sistemica: una volta inalato, il particolato entra nel circolo sanguigno, innescando una risposta infiammatoria generalizzata che si manifesta anche a livello cutaneo.

Diagnosi e terapia: la lotta contro l’eczema

L’eczema è una condizione complessa, che richiede una diagnosi accurata e personalizzata. Gli specialisti si affidano a una combinazione di esame visivo, anamnesi dettagliata e test allergologici, come il prick test o i patch test, per individuare eventuali allergeni scatenanti. Il trattamento, invece, si basa su un approccio multifattoriale.

I trattamenti topici rappresentano la prima linea di difesa. Gli emollienti sono fondamentali per ripristinare la barriera cutanea, mentre i corticosteroidi e gli inibitori della calcineurina vengono utilizzati per controllare l’infiammazione. Nei casi più gravi, si ricorre a terapie sistemiche come gli antistaminici o i farmaci immunosoppressori. L’avvento di nuovi farmaci biologici, come il dupilumab, ha segnato un progresso significativo, offrendo soluzioni mirate per modulare le vie infiammatorie specifiche coinvolte nell’eczema. In alcuni pazienti, la fototerapia con raggi UV rappresenta un’opzione efficace per ridurre i sintomi cronici.

La prevenzione: un’arma fondamentale

La prevenzione resta cruciale, soprattutto in un contesto in cui l’esposizione agli inquinanti atmosferici è difficilmente evitabile. L’uso di filtri dell’aria negli ambienti domestici, la limitazione delle attività all’aperto nei giorni con alti livelli di inquinanti e l’impiego di creme barriera per proteggere la pelle sono strategie essenziali per ridurre i rischi. Tuttavia, affrontare il problema alla radice richiede azioni più ampie e coordinate, volte a ridurre le emissioni e migliorare la qualità dell’aria.

Un appello alla consapevolezza e all’azione

La lotta contro l’inquinamento non è solo una questione ambientale: è una battaglia per la salute pubblica e per il benessere delle generazioni future. In un mondo sempre più urbanizzato e industrializzato, la chiave per mitigare gli effetti di un ambiente ostile risiede nella combinazione di educazione, prevenzione e innovazione scientifica. Il cammino verso un’aria più pulita è lungo, ma indispensabile per proteggere non solo i polmoni, ma anche la pelle e la salute globale.