Il disturbo bipolare è una condizione psichiatrica cronica. E’ caratterizzata da variazione estreme dell’umore, dell’energia, del comportamento e della capacità di funzionare nella vita quotidiana. In passato noto come “psicosi maniaco-depressiva”, è oggi classificato tra i disturbi dell’umore e colpisce circa 1-2% della popolazione mondiale. Fino al 4% se si considerano le forme più lievi e sottosoglia.
In totale, quindi, circa 40 milioni di persone nel mondo hanno a che fare con questa patologia.
Conosciamo il disturbo bipolare
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Le persone caratterizzate da disturbo bipolare sperimentano diverse fasi.
1) Mania o ipomania: ossia episodi di euforia, aumento dell’attività, pensieri rapidi, autostima elevata e talvolta comportamenti impulsivi o rischiosi.
2) Depressione: periodi di umore depresso, perdita di interesse, affaticamento, insonnia o ipersonnia, difficoltà di concentrazione e pensieri suicidari.
Queste fasi possono durare giorni, settimane o mesi.
Le variazioni
- Disturbo bipolare I: presenta almeno un episodio maniacale (spesso alternato a episodi depressivi).
- Disturbo bipolare II: episodi depressivi maggiori alternati a episodi di ipomania (una forma più lieve della mania).
- Ciclotimia: alterazioni dell’umore meno gravi ma croniche (per almeno due anni)
Cause biologiche ed ambientali
Il disturbo bipolare ha una forte componente genetica. Secondo uno studio pubblicato su Nature Genetics (2019), sono stati identificati 30 loci genetici associati al disturbo bipolare, con una sovrapposizione parziale con i geni della schizofrenia e della depressione maggiore.
La neurobiologia mostra alterazioni in circuiti cerebrali che coinvolgono l’amigdala, la corteccia prefrontale e il sistema dopaminergico e serotoninergico, cruciali per la regolazione dell’umore.
Anche i fattori ambientali giocano un ruolo significativo. Tra questi annoveriamo stress prolungato, traumi infantili, alterazioni del ritmo sonno-veglia, abuso di sostanze.
Diagnosi: una sfida clinica
Uno degli ostacoli principali è la diagnosi differenziale, soprattutto nelle fasi depressive, spesso confuse con depressione maggiore unipolare.
Ciò comporta ritardi nella diagnosi fino a 6-10 anni, come dimostrato da una metanalisi pubblicata su BMC Psychiatry.
Trattamento: un approccio multiplo
Il trattamento del disturbo bipolare è a lungo termine e richiede una combinazione di farmaci.
Tra questi stabilizzatori dell’umore come litio, valproato, lamotrigina e carbamazepina. Vengono usati anche antipsicotici atipici. Uno studio pubblicato su Pubmed ha confermato che il litio riduce il rischio di suicidio di cinque volte nei pazienti bipolari.
Imprescindibile il ricorso alla psicoterapia, utile per la gestione dello stress e la prevenzione delle ricadute. E’ importante sottolineare l’importanza di politiche di educazione pubblica e del supporto psicosociale per contrastare la marginalizzazione dei pazienti psichiatrici. Del resto il disturbo bipolare è una patologia complessa ma gestibile. Una diagnosi tempestiva, un trattamento integrato e un sistema di supporto adeguato possono migliorare significativamente la prognosi. Per l’abbattimento dello stigma, resta cruciale l’impegno collettivo per superare il pregiudizio e investire nella ricerca, nella formazione dei professionisti e nella sensibilizzazione sociale.