alimentazione incontrollata

Sono 180 le strutture sul territorio nazionale, tra centri di cura e associazioni, che si occupano di disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (Dna).

La Regione che registra il maggior numero di servizi dedicati è l’Emilia Romagna. Può, infatti, contare su 23 centri, di cui 10 fanno parte del Sistema Sanitario Nazionale (SSN). Quattro centri sono afferenti al privato accreditato e 9 sono le associazioni. È seguita dal Piemonte (20, di cui 12 centri SSN, 4 del privato accreditato e 4 associazioni).

Sono i dati che emergono dalla mappatura aggiornata disponibile sulla piattaformadisturbialimentari.iss.it dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS). Dati presentati al convegno dal titolo “La Mappatura territoriale dei centri dedicati ai Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione: le associazioni e i servizi di cura”.

Il lavoro, organizzato e coordinato dal Centro Nazionale Dipendenze e Doping (Cndd), è stato realizzato con il supporto tecnico e finanziario del Ministero della Salute-CCM.

La mappatura conta in tutto 180 strutture in Italia

Al 30 settembre 2024, la mappatura conta in tutto 180 strutture sul territorio nazionale. 132 sono i centri di cura (105 appartenenti al servizio sanitario nazionale, 27 al sistema del privato accreditato). 48 le associazioni, che vengono ‘censite’ per la prima volta.

I centri di cura sono 63 al Nord, 45 al Sud e Isole e 24 al Centro Italia.

La maggior parte è strutturata per prendere in carico utenti dai 13 ai 45 anni. Una quota del 18% afferma di poter prendere in carico bambini di sei anni o meno e il 51% la fascia tra 7 e 12 anni. Il 78% anche persone con età superiore ai 45 anni.

Rispetto alla modalità di accesso, nel 49% dei servizi è necessaria la prenotazione al Cup o la richiesta SSN. Ma nel 33% dei casi la modalità di accesso ai centri è libera e senza impegnativa.

Disturbi della nutrizione: alto tasso di cronicità

Tra gli specialisti che lavorano nelle équipe vi sono prevalentemente psicologi, medici specialisti in psichiatria o neuropsichiatria infantile, dietisti e infermieri.

Meno della metà, il 42% dei centri, afferma di avere posti letto dedicati esclusivamente ai Dna. Le percentuali sono variabili per ricovero di tipo psichiatrico o internistico, sia per minori sia per adulti.

I disturbi della nutrizione e sono caratterizzati da un alto tasso di cronicità, mortalità e recidiva. «L’esperienza maturata dai professionisti del settore evidenzia l’importanza di un intervento integrato e precoce, per evitare che il disturbo diventi cronico. Con il rischio di danni permanenti che, nei casi più gravi, possono portare alla morte». Lo afferma il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Rocco Bellantone. «La possibilità di rafforzare la collaborazione tra le diverse strutture dedicate risponde a queste esigenze e offre uno strumento pratico per orientarsi sul territorio. È uno strumento utile a favorire l’incontro tra la domanda dei cittadini e l’offerta territoriale».

Le associazioni mappate per la prima volta

La distribuzione regionale delle associazioni registrate in piattaforma non è omogenea tra Nord e Sud. Il Nord, difatti, ne conta 30, il Centro 10 e il Sud 8.

Le associazioni sono composte da familiari di persone con Dna per il 92%, da cittadini volontari per il 71% e da volontari professionisti per il 56%.

Partecipano all’attività delle associazioni, nel 31% dei casi, anche le persone con disturbi della nutrizione e dell’alimentazione.

In cima ai servizi erogati dalle associazioni vi sono interventi di prevenzione e promozione della salute. Sono seguiti dai gruppi di auto mutuo aiuto per familiari e dalle attività formative.

Nel 63% dei casi è disponibile uno sportello d’ascolto, nel 13% dei casi viene fornita assistenza anche con un telefono verde e nel 6% viene offerta attività domiciliare.

Tra i destinatari dei servizi erogati i familiari e le persone con disturbi della nutrizione e dell’alimentazione.