Un team dell’Università di Padova e dell’Istituto Veneto di Medicina Molecolare (VIMM) ha condotto un importante studio sul diabete di tipo 2. Ha così scoperto cosa lega l’interazione tra dieta, microbiota intestinale e infiammazione sistemica nelle malattie metaboliche.
Lo studio dal titolo “Padi4-dependent NETosis enables diet-induced gut hyperpermeability, translating dysbiosis into systemic inflammation and dysmetabolism”, è stato pubblicato sulla rivista «Diabetes». Identifica unruolo chiave per l’enzima PADI4 e un processo noto come NETosi.
La pubblicazione sottolinea l’importanza di comprendere i meccanismi alla base di queste interazioni per sviluppare nuove strategie preventive e terapeutiche.
Le implicazioni di questa ricerca sono di grande rilievo per la comprensione delle malattie metaboliche. Suggeriscono un possibile bersaglio terapeutico per contrastare gli effetti negativi dell’iperalimentazione e dell’obesità.
Diabete di tipo 2, emergenza sanitaria globale
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Il diabete di tipo 2 è una delle emergenze sanitarie globali. Sono, infatti, oltre mezzo miliardo le persone affette in tutto il mondo e circa 4 milioni in Italia. In Europa la malattia interessa circa 60 milioni di adulti. Nel mondo si stimano 530 milioni di adulti con diabete, ma il numero è destinato ad aumentare a 640 milioni nel 2030.
L’obesità è uno dei fattori di rischio per lo sviluppo del diabete e di altre patologie metaboliche. Tra queste la steatosi epatica, una condizione caratterizzata dall’accumulo di grasso nel fegato. Condizione che può evolvere in malattie più gravi come la cirrosi e il carcinoma del fegato.
I ricercatori dell’Università di Padova e del VIMM hanno ora scoperto un nuovo meccanismo attraverso il quale una dieta ricca di grassi altera la barriera intestinale. L’alterazione scatena una infiammazione sistemica, aumentando il rischio di malattie metaboliche come il diabete di tipo 2.
La dieta occidentale induce una risposta immunitaria
I ricercatori hanno condotto esperimenti su modelli animali e su campioni di tessuto adiposo umano.
«Abbiamo osservato che una dieta tipicamente occidentale, ricca di grassi, induce una risposta immunitaria nei neutrofili. Ovvero i globuli bianchi che hanno funzioni di difesa dell’organismo contro infezioni batteriche e fungine». Così Mattia Albiero, primo autore dello studio e ricercatore del Dipartimento di Scienze Chirurgiche, Oncologiche e Gastroenterologiche dell’Ateneo Patavino e del VIMM. «I neutrofili rilasciano delle strutture chiamate NETs. Questi ultimi, a loro volta, compromettono la barriera intestinale, facilitando la diffusione di componenti batterici nel sangue e promuovendo l’infiammazione sistemica», conclude Albiero.
La scoperta apre la strada a nuove strategie terapeutiche
Gli studiosi hanno dimostrato che la NETosi scatenata dalla dieta porta a un aumento della permeabilità intestinale. La conseguenza è una propagazione di segnali infiammatori nell’organismo. In particolare, i topi privi dell’enzima PADI4 o in cui l’enzima veniva inibito da un farmaco erano protetti dagli effetti negativi della dieta ad alto contenuto di grassi.
«Questa scoperta apre la strada a nuove strategie terapeutiche», sottolinea Gian Paolo Fadini, Professore Ordinario di Endocrinologia al Dipartimento di Medicina dell’Università di Padova. «L’inibizione farmacologica di PADI4 potrebbe rappresentare un nuovo approccio per prevenire le complicanze metaboliche legate all’obesità, come il diabete tipo 2 e la steatosi epatica». Conclude così Fadini, che è anche Direttore dell’Unità di Malattie del Metabolismo e Diabetologia dell’Azienda Ospedaliera, e Responsabile del laboratorio di Diabetologia Sperimentale del VIMM.
Fonte: Università di Padova