Costituzione Articolo 25

Costituzione Articolo 25. Il diritto alla salute è riconosciuto a livello internazionale, in particolare nell’Articolo 25 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Nonostante l’accesso alle cure sanitarie sia ancora diseguale ed influenzato da fattori socioeconomici, geografici e culturali che ne influenzano la messa in atto pratica.

La legge

Ma cosa dichiara la legge nello specifico? L’ Art. 25 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite risalente al 10 Dicembre del 1948, così recita.

1) Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all’alimentazione,al vestiario, all’abitazione, alle cure mediche e ai servizi sociali necessari; e ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità,vedovanza, vecchiaia o in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà.

Nel secondo punto si approfondisce invece il concetto di prole e maternità. Sottolineandone l’uguaglianza nonostante gli aspetti diversificati e le storie personali specifiche.

2) La maternità e l’infanzia hanno diritto a speciali cure e assistenza. Tutti i bambini nati nel matrimonio o fuori di esso devono godere della stessa protezione sociale.

Dal diritto alla parola

L’approccio “olistico” va pensato considerando un aspetto fondamentale. Appoggiando le basi dagli antichi greci, nella loro storia si parte proprio dall’etimologico “olos”. Parola proveniente dal greco, che promette un’osservazione di identità globale. Contiene in se stessa il concetti di totalità e interezza. Per poi estendosi verso il concetto valido anche per la medicina. Promettendo di studiarne il concetto sempre a partire dalla sua totalità. La salute dell’individuo si riferisce proprio alle condizioni di salute, allargandone il concetto ad uno “stato di salute”. Che si muova proprio “per” e verso il benessere dei suoi cittadini. Il paziente non può essere MAI visto come unico individuo, ma va pensato nella sua globalità. Unendone a livello pratico e concettuale la trinità, partita dal concetto cristiano e riproposto in chiave di “beatitudine” mirata al lavoro unificato di corpo, mente e spirito.

Disuguaglianze socioeconomiche

Secondo questo concetto, i redditi troppo bassi non possono in alcun modo evitare un accesso egualitario ai servizi sanitari. Si pensi ad esempio ad un mancato accesso alle assicurazione sanitaria, alla difficoltà dei costi elevati previsti per le cure e soprattutto alla difficoltà di accedere a tutti i possibili servizi garntiti dalle strutture sanitarie. La salute pubblica mira proprio alla protezione di questi diritti, o almeno dovrebbe mantenere queste promesse. Soprattutto in chiave di progresso e sostenibilità.

Disuguaglianze geografiche

La copertura delle aree più isolate ed eccessivamente distanti dalla locazione delle strutture sanitarie non devono essere una scusa per non offrire un servizio che sia alla portata di tutti. I territori più abbandonati hanno bisogno di infrastrutture che si adeguino alle esigenze e soprattutto vanno garantiti i trasporti che ne facilitino gli accessi in caso di emergenza. Anche il trasporto è da considerare in un’ottica di facilitazione di accesso alle cure. Il trasporto purtroppo non sempre aiuta nel sopperire questa disparità. Si ipotizzano come soluzioni ideali gli accessi alla telemedicina e quindi all’apposito utilizzo della tecnologia che sopperisca alla mancanza di alcune possibilità di intervenire in presenza. Immaginando che il paziente per un “x” motivo non riuscisse a raggiungere l’ospedale o la clinica. La scelta principale rimarrebbe comunque l’implementazione di fondi investiti nella mobilità che garantisca un accesso semplice alla sanità. Non solo ideologica ma anche fisica.

Disuguaglianze culturali

Allargare i confini non è un discorso solo fisico e di mobilità. Concettualmente potremmo rimandarlo anche ai confini linguistici, sempre meno netti, la facilità dovrebbe essere proprio quella di poter comunicare in tutti i modi con tutte le realtà, anche le più differenti. Il mondo e il suo pluri “tandem” linguistico ha bisogno ed esigenza di superare per proprie barriere linguistiche. In modo da stravolgere le differenze culturali e permettere che si scordino le proprie differenze. Il diritto alla salute è da considerare non solo in un contesto di identità del paese nostrano, ma ha bisogno di togliere ogni ostacolo ideale che non permetta per “X” motivi l’accesso alle cure.

Tra il mondo delle idee e realtà. Filosofia e multiculturalità

In un mondo volto alla globalizzazione incrociata è infatti fondamentale che i servizi sanitari siano totalmenti volti all’inclusività. E rispettino tempi e modi delle diverse culture. Individuando preventivamente le differenze e ottenendo gli stessi risultati in chiave di “cura” della persona. Si può offrire i servizi neolle diverse lingue. Ed è possibile formare il personale, in modo da percepire, capire e infine rispettare tutte le differenze.

Politiche pubbliche

La politica non può di certo esimersi da questo discorso incrociato. Tra le strade dei diversi Paesi sono sempre di più quelli che hanno visto implementato il sistema di sanità pubblica universale. lo scopo principale di quest’ultime è sempre azzerare in ottica di cure le disuguaglianze. Il monitoraggio sulle politiche sanitarie prevede sempre una rivalutazione delle stesse, atta a modificare le stesse, stravolgerle , qualora se ne dovesse sentire l’esigenza e riadattarle alle nuove esigenze del popolo.

Ruolo delle organizzazioni internazionali

L’OMS è proprio il principale ente organizzativo che lavora in quest’ottica, per promuovere il diritto alla salute a livello globale. Con il suo operato si prospetta sempre di sostenere i paesi, supportandoli nello sviluppo delle sue potenzialità e sostenendolo verso strade ramificate e più idonee. Verso una realtà che sviluppi positivamente i sistemi sanitari. E li renda, in ampia scala e ad ampio raggio, più equi. varie sono0 infatti le iniziative volte verso la salute globale e la sua identità. Sempre più radicata nella cultura dei cittadini proprio grazie ad organizzazioni come queste. Il suo primo impegno è sicuramente una lunga battaglia verso le malattie infettive, che ne hanno evidenziato la sua importanza, anche in momenti storici molto impegnativi. Sottolineando di fatto, l’importanza di una coesione che permettesse la cooperazione internazionale.

Sfide emergenti

Uno degli esempi più lampanti è avvenuto proprio nel momento in cui la pandemia di COVID-19, ha messo a dura prova gli equilibri raggiunti dai paesi, illuminando le grandi possibilità di progredire verso il riconoscimento di nuovi bisogni. Ma facendo fuori uscire anche le ombre dei sistemi, amplificando le disuguaglianze esistenti delle persone e dei luoghi più in difficoltà. la vulnerabilità di certe realtà ha di certo dilagato, dimostrando un impatto maggiore che in termini di infettività voleva dire non garantire con facilità un accesso ai vaccini. Lo scenario ha stravolto il modo di approcciare alla questione, che ha visto la creazione di diversi schieramenti ideologici o le prese di coscienza senza però possedere i giusti strumenti di conoscenza e la possibilità di rivolgersi agli esperti, vessati in un momento storico difficile, di paura e di poca chiarezza.

Obiettivi ad ampio raggio

Un mondo ideale vede realizzati nella pratica tutti questi ideali, che vedano realizzati tutti gli spunti nati da un diritto alla salute che si promette di essere giusto e universale. Proprio per la nascita dei suoi stessi principi. Senza dimenticara mai le distanze nell’intraprendere le vie di una nuova consapevolezza, che vada di pari passo con l’evoluzione dell’uomo. Senza dimenticarne gli errori del passato. E imparando proprio da quest’ultimi. Impegni inclusivi e globali sono solo l’inizio di uno stato che garantisce a tutti, indipendentemente dalla propria situazione, un accesso vero e ugualitario a tutta la sanità.