Per i pazienti affetti da tumori muscolo scheletrici ci sono buone notizie in arrivo dal congresso Esmos: non più amputazioni, ma salvataggio degli arti. Non solo sopravvivenza, ma anche qualità della vita. Si tratta di una vera e propria rivoluzione che sta trasformando la cura dei tumori muscolo-scheletrici, una categoria di neoplasie rare ma spesso molto aggressive che colpiscono ossa, cartilagini e muscoli.

A lanciare un messaggio di forte speranza è il professor Pietro Ruggieri, direttore della Clinica Ortopedica dell’Azienda Ospedaliera-Università di Padova e figura di riferimento internazionale nel campo dell’oncologia ortopedica.

In occasione del congresso annuale della Società Europea di Oncologia Muscolo-scheletrica (Emsos), che si svolge a Padova, il professor Ruggieri ha sottolineato come i progressi degli ultimi anni abbiano completamente cambiato la prospettiva clinica. “Fino a poco tempo fa – afferma – ci si chiedeva se si potesse salvare un arto. Oggi, in nove casi su dieci, possiamo dire al paziente che guarirà, e che tornerà a camminare, a muoversi, a vivere.”

Congresso Emsos: una rivoluzione in sala operatoria

Solo dieci o quindici anni fa, una diagnosi di tumore maligno dell’apparato muscolo-scheletrico era spesso accompagnata da una prognosi infausta e dalla necessità di procedere con amputazioni drastiche per evitare la diffusione della malattia. Oggi, invece, grazie ai nuovi trattamenti sistemici, alla radioterapia e chemioterapia sempre più mirate, ma soprattutto a diagnosi sempre più precoci rese possibili da tecniche avanzate di imaging, l’approccio è completamente cambiato.

In molti casi non solo è possibile salvare l’arto, ma si riesce anche a preservarne la funzionalità, migliorando drasticamente la qualità della vita post-operatoria.

Questo è particolarmente vero anche per i tumori che colpiscono sedi complesse come il bacino, il sacro o le vertebre. Si tratta di zone che fino a poco tempo fa rendevano l’intervento altamente invalidante. Oggi invece possono essere trattate con chirurgia conservativa e ricostruttiva altamente sofisticata.

Il ruolo della tecnologia: protesi su misura grazie al 3D printing

Un altro elemento chiave della svolta terapeutica comunicata al congresso Emsos è l’utilizzo delle tecnologie di stampa 3D. Permettono di realizzare protesi osteocompatibili su misura, modellate esattamente sulla morfologia del singolo paziente.

Questo consente di ricostruire le strutture ossee danneggiate dal tumore in modo estremamente preciso, riducendo al minimo l’impatto funzionale dell’intervento e accelerando la riabilitazione.

Queste protesi personalizzate migliorano l’adattamento anatomico. Inoltre permettono anche una maggiore resistenza meccanica e una migliore integrazione con i tessuti del paziente, facilitando un ritorno alle attività quotidiane. In molti casi, persino il recupero del cammino è possibile in tempi relativamente brevi.

Qualità della sopravvivenza: un nuovo parametro

Nel nuovo approccio terapeutico, l’obiettivo non è più solo sopravvivere, ma farlo in buone condizioni fisiche, con dignità, autonomia e mobilità. “La qualità della sopravvivenza – afferma il professor Ruggieri – è ormai un parametro fondamentale per valutare il successo di un trattamento.” Questo è particolarmente rilevante nei tumori che colpiscono pazienti giovani o giovanissimi, come nel caso di alcuni sarcomi ossei.

La sfida non è solo oncologica, ma multidisciplinare: richiede l’interazione tra oncologi, ortopedici, radiologi, fisiatri, ingegneri biomedici e terapisti della riabilitazione. È questa alleanza di competenze che consente oggi di ottenere risultati impensabili fino a pochi anni fa.

Padova capitale mondiale della ricerca ortopedico-oncologica

Il congresso Emsos si svolge a Padova, con oltre 700 specialisti provenienti da tutto il mondo. Esso rappresenta un riconoscimento importante per la scuola italiana, in particolare quella veneta ed emiliana, che ha saputo distinguersi nella ricerca clinica e nell’innovazione chirurgica. “Oggi – commenta Ruggieri – non solo teniamo il passo con i centri più avanzati del mondo, ma formiamo giovani chirurghi provenienti da altri Paesi che scelgono di specializzarsi nelle nostre sale operatorie”.

Questa centralità dell’Italia nella chirurgia oncologica ortopedica è il risultato di decenni di investimenti. Investimenti nella formazione, nella tecnologia e nella ricerca traslazionale, ovvero quella che porta le scoperte scientifiche direttamente al letto del paziente.

Le prospettive per il futuro per l’oncologia ortopedica

Le parole del professor Ruggieri sono cariche di ottimismo, ma anche di realismo clinico: non tutti i casi possono essere guariti, e non tutte le funzioni possono essere recuperate completamente. Tuttavia, la stragrande maggioranza dei pazienti oggi può guardare al futuro con speranza, sapendo che le possibilità di guarigione sono reali e concrete.

La sfida ora è continuare a innovare, migliorare le diagnosi precoci e rendere accessibili questi progressi a un numero sempre maggiore di persone, anche nei contesti sanitari con meno risorse.