congedo mestruale

Il ciclo doloroso è una realtà che accomuna moltissime donne e spesso è il campanello d’allarme per patologie difficili da diagnosticare, come l’endometriosi.

Nell’estate 2022, un’azienda del Veneto ha concesso alle dipendenti un congedo mestruale di due giorni mensili, che non necessita di certificato medico. Si tratta della prima realtà di questo genere in Italia.

Lo scorso dicembre, le studentesse del liceo artistico di Ravenna hanno ottenuto due giorni di assenza giustificata per chi soffre di ciclo doloroso.

Questo ha dato il via a una serie di manifestazioni silenziose in altre 25 scuole superiori d’Italia, da Torino a Trapani. I rappresentanti degli istituti stanno redigendo un documento da presentare ai presidi per ottenere lo stesso diritto.

Tuttavia, il personale medico specializzato non è d’accordo su questa strategia, si rischia infatti di sottovalutare il sintomo senza poter riconoscere le cause.

“No al congedo mestruale”: le parole del prof. Signorile

Il ciclo non è una malattia e mettere il congedo mestruale rischia di far passare questo messaggio”, afferma il presidente della Fondazione Italiana Endometriosi, prof. Pietro Giulio Signorile.

Quando il ciclo provoca forti dolori, spesso si nascondono patologie, come l’endometriosi, l’ovaio policistico o la vulvodinia. Il vero problema, in questi casi, è il ritardo diagnostico. Infatti, se si concede il congedo in caso di patologie riconosciute, c’è la possibilità che poche persone lo ottengano. Per la diagnosi di endometriosi c’è un ritardo di circa 8-10 anni”.

I medici, quindi, dicono “no” al congedo mestruale, ma invitano le donne a controlli più serrati per la possibilità di una diagnosi precoce.

Il taglio dell’iva sugli assorbenti

Nonostante l’opposizione degli specialisti al congedo, in Italia si fanno passi avanti per agevolare la gestione del ciclo mestruale.

A seguito dell’insediamento del nuovo Governo, nel novembre 2022 è stata varata una legge di bilancio. Questa prevede il taglio dell’iva sul costo degli assorbenti dal 10% al 5%, abbassando così il prezzo per le consumatrici.

Dopotutto, come hanno sottolineato anche le manifestanti all’interno dei licei, “il ciclo non è un lusso”.