Un pacchetto di cinque misure per prevenire le infezioni del sito chirurgico durante gli interventi è stato proposto attraverso un documento realizzato dall’Istituto Superiore di Sanità.
Alla realizzazione del progetto ha collaborato la Simpios (Società Italiana Multidisciplinare per la Prevenzione delle Infezioni nelle Organizzazioni Sanitarie) insieme a 13 società scientifiche italiane. Il sito dell’Istituto ha appena pubblicato il documento.
Negli Stati Uniti, queste infezioni possono aumentare il rischio di mortalità da 2 a 11 volte. Il 75% dei decessi correlati è direttamente attribuibile all’infezione.
Il pacchetto proposto, dunque, rappresenta uno strumento essenziale per migliorare gli esiti clinici e garantire una maggiore standardizzazione delle pratiche di prevenzione.
Infezioni del sito chirurgico, un serio problema di salute pubblica
Indice dei contenuti
Le infezioni in sala operatoria, o infezioni del sito chirurgico (ISC), rappresentano un serio problema di salute pubblica.
Il tasso di incidenza oscilla tra il 2 e il 5% degli interventi chirurgici.
La prevenzione risulta fondamentale e prevede la sterilizzazione degli strumenti, l’igiene delle mani del personale, l’utilizzo di abiti protettivi e la corretta gestione delle ferite.
Le cause delle infezioni possono essere endogene (flora microbica del paziente) o esogene (contaminazione da personale, strumenti o ambiente). Tra le prime, è necessario ricordare che la flora microbica del paziente può causare infezioni se si diffonde al sito chirurgico. Essa è presente sulla cute, nelle mucose e nel tratto gastrointestinale.
Le infezioni esogene possono pervenire dal personale medico e paramedico che può trasmettere microrganismi attraverso il contatto diretto con il paziente o tramite oggetti contaminati. Ma anche dagli strumenti, dall’ambiente, dall’utilizzo di abiti sporchi, da una cattiva igiene delle mani.
Formazione del personale e monitoraggio delle pratiche
L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha proposto il documento per discutere sulle misure aggiuntive da implementare una volta consolidate le cinque azioni di base. Tra queste, lo screening per lo Staphylococcus aureus e il mantenimento della normotermia e del controllo glicemico perioperatorio. Il pacchetto è stato sviluppato e progettato per essere adattabile a diversi contesti chirurgici. Include, pertanto, una strategia di implementazione che comprende la formazione del personale e il monitoraggio dell’adesione alle pratiche raccomandate.

I 5 interventi per prevenire le infezioni del sito chirurgico
Le misure constano di cinque interventi basati sulle evidenze scientifiche per prevenire le infezioni del sito chirurgico. Selezionati tra quelli ritenuti più efficaci e ad alto impatto, gli esperti consigliano di:
- Evitare la tricotomia o, se necessario, utilizzare un rasoio elettrico.
- Somministrare antibiotici profilattici prima dell’incisione chirurgica e risomministrarli durante interventi prolungati.
- Utilizzare antisettici a base alcolica per la preparazione del sito chirurgico.
- Interrompere la profilassi antibiotica al termine dell’intervento.
Le infezioni sono responsabili della durata della degenza
L’adozione sistematica degli interventi consigliati risponde a un’esigenza epidemiologicamente fondata.
Paolo D’Ancona, che ha curato la realizzazione del documento per l’ISS, ha asserito che «le infezioni del sito chirurgico rappresentano una delle complicanze più frequenti».
Non solo, sono anche gravi se associate alla chirurgia e hanno un’incidenza fino al 9,6% in alcuni tipi di intervento nei Paesi europei.
«Queste infezioni – prosegue D’Ancona – sono anche responsabili di un aumento della durata della degenza, del rischio di mortalità post-operatoria e dei costi sanitari complessivi. In media, infatti, un’infezione del sito chirurgico, secondo alcuni studi, prolunga mediamente la degenza ospedaliera di 9,7 giorni. E aumenta i costi di 20.842 dollari per ricovero».