Si contano 1.625 casi di mesotelioma nel Lazio. Il dato è relativo all’ultimo ventennio 2001-2021. Una media di circa 77 casi ogni anno e si tratta, per ammissione stessa della Regione, di dati sottostimati. Sottolinea infatti l’ente nel report presentato ieri: “Evidente una sottostima dei casi relativi agli ultimi anni (2020-2021) dovuta a un ritardo delle notifiche da parte dei servizi di anatomia patologica che effettuano le diagnosi o delle direzioni sanitari nell’invio delle cartelle cliniche richieste per l’accertamento dei casi“. Il picco si è avuto negli anni 2011-2012 con rispettivamente 104 e 103 casi, e 2017-2018 con 101 e 103 casi.
Il mesotelioma è un tumore che origina dal rivestimento degli organi interni. Può colpire la pleura dei polmoni, il pericardio (cuore), il peritoneo e la tunica vaginale dei testicoli. Si tratta di un gruppo di neoplasie molto rare; la maggior parte delle volte sono maligne, si manifestano in tarda età e spesso ci si accorge di esse quando sono già in stadio avanzato. Il mesotelioma infatti fa parte delle patologie asbesto correlate ed ha quindi un periodo di latenza molto lungo.
Casi di mesotelioma nel Lazio, suddivisione per genere
Indice dei contenuti
I dati relativi ai casi di mesotelioma nel Lazio fanno parte del primo rapporto “Salute e Genere nella Regione Lazio“, che è stato presentato ieri nel corso di una conferenza stampa. I dati sono stati elaborati in base ai rilievi epidemiologici del Centro Operativo Regionale (COR) del Lazio, con sede presso il Dipartimento di epidemiologia dell’ASL Roma 1, in rete con le altre Regioni italiane nell’ambito del Registro nazionale dei mesoteliomi maligni (RENAM), istituito presso l’INAIL. Il centro effettua la rilevazione dei casi di mesotelioma maligno per i residenti nel Lazio al momento della diagnosi, a partire dal 2001.
La classe di età più rappresentata è quella oltre i 75 anni, sia per gli uomini che per le donne; l’età media della diagnosi per entrambi i sessi, invece, è di 71 anni. I più colpiti dalla malattia sono gli uomini: li riguarda il 71% dei casi di mesotelioma maligno. Il mesotelioma pleurico è il più frequente (91% dei casi); in sede peritoneale, invece, le donne hanno ricevuto più diagnosi degli uomini (11% contro 8%).
Mesotelioma e amianto, edilizia principale indiziata
Per quanto riguarda la valutazione retrospettiva dell’esposizione ad amianto, “nel 70% degli uomini e nel 10% delle donne intervistati, l’esposizione ad amianto è risultata essere professionale“. Le interviste hanno riguardato il 62% dei casi, mentre il 38% rimanente è risultato irreperibile oppure ha rifiutato.
Tra i settori economici in cui lavoravano i pazienti, si riscontra il numero maggiore di casi di mesotelioma maligno nell’edilizia (34%); l’80% di essi svolgeva molteplici mansioni per svariate ditte di costruzioni, la cui attività nella maggior parte dei casi è già cessata da anni. Seguono nella classifica dei casi, il settore metalmeccanico (15%) e i corpi della difesa nazionale (7%). Nel comparto edile, quasi l’80% dei lavoratori ha lavorato, svolgendo. “Nel comparto metalmeccanico la maggior parte dei casi ha lavorato alla costruzione di rotabili ferroviari (azienda SNIA/BPD di Colleferro)” – evidenzia il report. Tra i casi definiti professionali sulla base del questionario anamnestico, circa il 40% delle interviste è stato somministrato direttamente al paziente.
Tra le cause dei casi di mesotelioma nel Lazio è segnalata anche l’esposizione domestica ad amianto. Si tratta di quasi tutte donne (91%), che rappresenta la parte minoritaria dei casi intervistati (3,6%). “I casi ambientali sono una percentuale molto piccola (1,2%) – riporta la Regione Lazio – e hanno vissuto fuori Regione nel periodo considerato a rischio (cantieri navali di Taranto e La Spezia, Biancavilla, Casale Monferrato, in prossimità di altri cantieri navali o di impianti di produzione di eternit).
Amianto, la bonifica come arma di prevenzione
Bonificare i siti contenenti amianto è la migliore prevenzione possibile, oltre ad una corretta informazione sui luoghi di lavoro a rischio ed ai controlli medici periodici.
Si è parlato di amianto e bonifiche anche in un recente convegno a Milano organizzato dall’ONA in collaborazione con l’ordine degli avvocati di Milano, dal titolo “Rischio amianto: prevenzione del danno e tutela delle vittime”. Durante l’incontro formativo si è tenuta la presentazione del “Libro Bianco delle morti di Amianto in Italia, edizione 2022” e si è discusso degli aspetti scientifici e giuridici legati all’amianto.
Sono ancora moltissimi i siti da bonificare in Italia, come si può vedere dalla mappa pubblicata dal Ministero della Transizione Ecologica. Si stima che solo nel nostro Paese ci siano ancora 40 milioni di tonnellate di amianto da rimuovere.