cancro al seno

L’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena (Ire) ha sperimentato un nuovo modello per trovare cure più efficaci per il cancro al seno. La chiave di questo studio, pubblicato alcuni giorni fa sulla rivista Molecular Cancer, sono gli organoidi. Si tratta di colture cellulari in 3D, messe a punto dai ricercatori, simili alle masse tumorali; il loro scopo è ottenere delle metastasi in miniatura del cancro al seno per cercare di sviluppare cure più efficaci.

Il tumore della mammella è il più diffuso per le donne in Italia. I principali fattori di rischio per questo genere di neoplasia sono l’età, fattori riproduttivi ed ormonali, familiarità, ereditarietà, stile di vita, fattori metabolici e dietetici, pregressa radioterapia a livello toracico e precedenti displasie o neoplasie mammarie. In base ai dati della pubblicazione “I numeri del cancro in Italia 2021” la stima nel 2020 è di circa 55mila nuove diagnosi. Si tratta di un tumore con una prognosi in genere buona, grazie anche alla diagnosi precoce. Il cancro al seno in fase iniziale infatti può essere trattato chirurgicamente in maniera più conservativa e la terapia risulta più efficace. Sono 834.200 le donne viventi in Italia dopo una diagnosi di tumore della mammella; 12.500 invece i decessi stimati nel 2021.

Organoidi per migliorare la cura del cancro al seno

Lo studio ha visto il sostegno della Fondazione Airc per la Ricerca sul Cancro. A spiegarne le potenzialità del nuovo modello ad organoidi è Giovanni Blandino, coordinatore dello studio e Direttore dell’Unità di Ricerca Traslazionale Oncologica dell’IRE.

A differenza di altri sistemi sperimentali, come le cellule in coltura in singolo strato o gli animali di laboratorio in cui è stato trapiantato una parte di un tumore – ha evidenziato Blandino – gli organoidi sembrano mantenere le proprietà morfologiche e genetiche del tumore da cui originano. Si tratta di un notevole vantaggio per l’affidabilità della sperimentazione. Anche per questo gli organoidi possono essere per certi aspetti considerati come una sorta di avatar tridimensionale di ciascuna paziente, oltre a essere strumenti molto utili per la caratterizzazione di ciascun tumore“.

Una simulazione per ciascun sito metastatico

L’obiettivo principale dello studio è stato di determinare le condizioni di coltura ottimali per l’allestimento degli organoidi da lesioni metastatiche di tumore al seno e derivate da diversi siti, quali cervello, colonna vertebrale, polmone e cute.

A seconda del sito metastatico di origine – ha continuato Blandino – abbiamo sviluppato terreni di coltura specifici per ogni lesione metastatica; si sono rivelati funzionali per la crescita dei nostri organoidi. Tramite analisi molecolari abbiamo verificato che gli organoidi generati riproducevano fedelmente le caratteristiche principali della metastasi di origine, rappresentando quindi degli ideali modelli sperimentali con cui valutare la risposta a specifici trattamenti“.

La direttrice generale degli IFO, Marina Cerimele, ha evidenziato come alla ricerca abbia partecipato un team molto vasto; una partecipazione che rispecchia l’interdisciplinarità dei trattamenti per il cancro al seno, tra i più eterogenei.

Il risultato è stato reso possibile – ha detto – grazie al lavoro multidisciplinare che caratterizza l’IRE e all’intensa collaborazione tra tutte le unità operative dell’Istituto, che ha permesso di raccogliere e conservare nella biobanca, a oggi, 40 lesioni metastatiche da tumore al seno e 140 tumori primari da cui derivare organoidi. In particolare, hanno preso parte al progetto tutte le chirurgie dell’Istituto, proprio perché sono diverse le sedi in cui il tumore del seno può metastatizzare. Inoltre hanno collaborato la biobanca, l’anatomia patologica e le oncologie dell’Istituto, fondamentali per la ricostruzione della storia clinica dei pazienti“.