Quella di Calogero Vicario, è una storia tristemente nota e comune a molti altri lavoratori, impegnati nella lotta contro un nemico subdolo, invisibile agli occhi ma nefasto nella sua essenza: l’amianto. Sfidando il destino e un muro di gomma insormontabile eretto dalle Istituzioni, Vicario ha condotto la sua battaglia epica per oltre mille giorni, sperando, fino alla fine di ottenere una giustizia che non è mai arrivata.
Vittima due volte: della malattia e della burocrazia!
Chi è Calogero Vicario? Le parole dell’Avv. Bonanni
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Calogero Vicario «ex metalmeccanico siciliano, l’uomo ha dedicato la sua vita al lavoro negli stabilimenti delle Industrie Meccaniche Siciliane nel polo petrolchimico più grande d’Europa: quello di Priolo Gargallo, nel siracusano, dove ha lavorato per una vita. Ma ciò che ignorava allora, e che oggi si riflette nei suoi bronchi ormai colmi di questo micidiale minerale, è il prezzo ingiusto che avrebbe dovuto pagare »- spiega l’Avv.Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto ONA.
«Lui e altri nove valorosi colleghi avevano ottenuto i benefici spettanti a coloro che, come loro, si erano sacrificati nell’ambiente contaminato. Ma la burocrazia ha sottratto loro il diritto al prepensionamento, un diritto che avevano conquistato con sangue, sudore e sacrificio. Anche la Cassazione ha deciso il destino di queste vite spezzate, con una sentenza che lascia poco spazio all’interpretazione. Ci troviamo di fronte a una ingiustizia che va oltre la sottigliezza burocratica, che osa sottrarre il diritto più sacro ad un uomo: il diritto alla giustizia e alla dignità. Calogero Vicario, insieme ai suoi compagni, è il testimone di una battaglia che non è solo personale, ma è la lotta di ogni individuo che si trova a fronteggiare un sistema spesso più interessato alle formalità che alla vita umana.
Non possiamo restare indifferenti di fronte a questa storia, che non è solo quella di Calogero, ma è la storia di tanti uomini e donne che hanno sacrificato la propria salute sull’altare del lavoro. Una storia di famiglie distrutte, di vite strappate via prematuramente, di speranze infrante.
Calogero ci ricorda che ogni giorno, nelle fabbriche in cui l’amianto è ancora presente, il conto delle vittime continua a salire. Non è solo una questione di passato, ma è una realtà tangibile che ci coinvolge tutti, che ci riguarda come società.
Non possiamo permettere che questa ingiustizia continui. Non possiamo restare in silenzio di fronte a queste storie di sofferenza e sacrificio. Dobbiamo unirci a Calogero e a tutti coloro che combattono questa battaglia, affinché la giustizia prevalga e le vittime di amianto possano finalmente ottenere il riconoscimento e la dignità che meritano.
L’Osservatorio Nazionale Amianto, che io rappresento come Presidente, dice con forza: “Basta!” Basta con l’indifferenza, basta con le formalità che sacrificano la vita umana sull’altare della burocrazia. Oggi ci uniamo a Calogero e a tutti coloro che lottano contro l’amianto, affinché nessun altro debba vivere la sua stessa odissea. E lo facciamo con la ferma convinzione che, un giorno, speriamo il più presto possibile, la giustizia trionferà e che le vittime di amianto avranno finalmente la pace e la dignità che tanto meritano»- conclude il legale.
Intervista a Calogero Vicario
Sig. Vicario, lei ha condotto una strenua battaglia contro l’amianto, un minerale letale che ha inalato. Attualmente è afflitto da una grave compromissione respiratoria e porta sempre con sé un broncodilatatore. Ci racconta la sua storia e quali sono i principali ostacoli che ha dovuto affrontare?
In quanto metalmeccanico saldatore, operativo presso il Polo petrolchimico di Priolo-Gargallo, tristemente noto come “il triangolo della morte”, sono stato esposto per tutta la mia carriera lavorativa, a dosi elevate di amianto (insieme a tanti colleghi). Respirare il pericoloso patogeno ha devastato la nostra salute, tanto che molti di noi si sono trovati nell’impossibilità di lavorare. Da qui la necessità di richiedere il prepensionamento. Sebbene inizialmente ci sia stato accordato, da un momento all’altro ci siamo visti negare ogni diritto, contributivo e previdenziale. Diritti per altro riconosciuti ad altri lavoratori che, come noi, si sono ammalati a seguito dell’esposizione al patogeno.
Per tali motivi, nel lontano 2008, ci siamo rivolti all’Avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA). Da quel momento abbiamo intrapreso una lunga battaglia contro questa assurda discriminazione.
ONA scende in campo
Abbiamo organizzato numerosi convegni per sensibilizzare e coinvolgere anche la politica e le Istituzioni, fino ad arrivare alla tanto agognata Legge Regionale amianto n. 10 del 29 aprile 2014 – “Norme per la tutela della salute e del territorio dai rischi derivanti dall’amianto.”, un provvedimento fortemente voluto dal parlamentare Pippo Gianni, membro del Comitato Tecnico Scientifico Dell’ONA.
Con l’assistenza dell’Avv. Bonanni, avevamo inizialmente fatto richiesta di accredito contributivo presso l’INPS, senza tuttavia ottenere i risultati sperati. Dopo sei anni, dal Tribunale di Siracusa arrivò una storica sentenza esecutiva che fortunatamente ci riconosceva tale diritto. Poi la doccia fredda: l’ultimo giorno utile, l’INPS, ha presentato ricorso alla Corte d’Appello di Catania e dopo due anni, tra l’altro in piena emergenza Covid, una nuova sentenza ha ribaltato tutto. Dunque, chi era stato collocato in pensione viene privato del Diritto pensionistico e hanno dovuto altresì restituire fino all’ultimo centesimo, gli altri si sono visti negare ogni diritto. Sono stati svuotati di tutto quello che era stato ottenuto con il sudore e con la battaglia.
Una protesta lunga 1.030 giorni
In segno di protesta, si è lasciato crescere barba e capelli per 1.030 giorni e ha persino intrapreso uno sciopero della fame. Tutti gesti che hanno attirato l’attenzione sull’ingiustizia subita. Quale significato simbolico ha assunto tale scelta e quale effetto ha sortito nel mettere in luce la sua causa?
Dal giorno della sentenza della Corte d’Appello decisi che, fino a quando il tutto non si fosse incardinato in Cassazione, mi sarei fatto crescere la barba per sensibilizzare la politica. Questo il motivo. Ad ogni modo, tengo a precisare che la nostra è stata una protesta maniera pacifica, ghandiana direi, iniziata davanti agli stabilimenti di Priolo. Successivamente, abbiamo fatto sentire la nostra voce protestando anche davanti al Comune di Priolo per cento giorni, insieme ad altri nove colleghi.
Non contenti, siamo riusciti ad ottenere un incontro a Roma con il Ministro del Lavoro. Abbiamo dunque incalzato le Istituzioni, sollecitandole a trovare una soluzione dignitosa per quei lavoratori ai quali era stato revocato il prepensionamento, con tanto di obbligo di restituzione di quanto erogato. Infine abbiamo fatto ricorso in Cassazione per vedere se la Corte d’Appello avesse interpretato la sentenza in modo corretto o sbagliato.
Vederci negare un diritto acquisito per un cavillo assurdo è stato uno shock. Eravamo e siamo nel giusto!
Ripercussioni della fibra: per Calogero Vicario sono “terribili”
Quali influenze ha avuto sulla sua vita quotidiana l’incontro ravvicinato con il patogeno?
Terribili! Avendo svolto una lunga attività lavorativa, a stretto contatto con il killer silente , ho subito profonde ripercussioni a livello respiratorio, tanto che ho difficolta a gestire la vita quotidiana. Tutto sommato però riesco ad andare avanti. A farmi più male è stato tutto il contorno, il mancato riconoscimento dei sacrosanti diritti che ogni uomo, cittadino e lavoratore dovrebbe vedere riconosciuti.
Questo è stato micidiale dal punto di vista psicologico! Ho combattuto per quindi anni per recriminare un giusto diritto e poi… tutto ribaltato. Anche la mia fiducia nei confronti delle Istituzioni, della politica e della magistratura è crollata.
Ho visto infatti la più totale indifferenza per la salute degli esseri umani. Gli oltre venti decessi per patologie amianto dei miei colleghi delle Industrie Meccaniche Siciliane e centinaia in tutto il Polo petrolchimico di Priolo e in tutta la Sicilia, non hanno smosso alcun sentimento di empatia. Parliamo di persone, non di carne da macello!
Una nuova doccia fredda per Calogero Vicario: la sentenza della Cassazione
Come si sente riguardo alla recente udienza in Cassazione e quali sono le sue aspettative in base alla decisione dei giudici?
Ormai sono passati quattro mesi e ci sono ancora strascichi riguardo a quanto deciso. Speravo in una Cassazione più umana ma, a quanto pare, i cavilli hanno più valenza rispetto alle situazioni umane. Ovviamente rispetto la sentenza ma la critico fortemente, perché non ha rispettato i parametri umani. Parliamo di soggetti che hanno lavorato a contatto con l’amianto. Non avevano scelta: lavorare o morire di fame.
INPS chiede la restituzione dei soldi concessi
Qual è il suo commento sulla richiesta dell’INPS di restituire i soldi concessi dopo la sentenza di primo grado? Come ha vissuto questo momento di incertezza economica e non solo?
Oltre il danno la beffa! L’ INPS, in ottemperanza alla sentenza ha richiesto indietro i soldi: circa 140mila euro erogati e restituiti. E’ stata una decisione devastante che ha messo in ginocchio i soggetti coinvolti.
Siamo rassegnati a tutto ma un comportamento di questo genere non è corretto. Tutti sanno, tutti tacciono e nessuno fa niente. Ripeto, la Cassazione ha fatto il suo, ma noi ci sentiamo discriminati rispetto ad altri lavoratori nel resto d’Italia che, fortunatamente per loro, sono riusciti ad ottenere giustizia per via amministrativa. Noi invece abbiamo pagato il prezzo più in termini di tempo, pensieri e anche dal punto di vista economico poichè siamo stati condannati alle spese legali sia dalla Corte d’Appello di Catania che in Cassazione.
La questione amianto in Sicilia
Come valuta l’importanza della sua lotta nel sollevare la questione dell’amianto in Sicilia e quali sono le sue speranze per un giusto riconoscimento delle vittime?
Insieme all’ONA, al Presidente avv. Ezio Bonanni e all’on.le Pippo Gianni attuale sindaco di Priolo, abbiamo fatto della lotta all’amianto il nostro vessillo. Colpire il suo coordinatore regionale (Calogero Vicario n.d.r) negandogli i diritti e cercando di sfiancarlo, è un’amara vittoria delle Istituzioni.
Io non posso sacrificare la mia vita per lottare contro i mulini a vento! Ringrazio l’Avv. Bonanni e lo invito a continuare il suo impegno in difesa dei lavoratori siciliani. A studiare, con il suo solito impegno, nuove strategie affinchè giustizia sia fatta.
Non possiamo trascurare e abbandonare ciò che abbiamo fatto in Sicilia fino ad oggi.