Vincenzo Cecchini, autista Cotral, morì nel 2011 di adenocarcinoma polmonare da amianto all’età di 59 anni. La famiglia ha ottenuto la condanna del datore di lavoro al risarcimento danni. “Non sarà possibile restituire alla famiglia il loro caro, ma abbiamo ottenuto giustizia e un po’ di pace” – ha commentato l’avv. Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, che ha seguito la famiglia nel procedimento giudiziario.
C’era amianto sul posto di lavoro di Cecchini, che per oltre dieci anni aveva lavorato nel settore dei trasporti. Operaio, manovale d’officina, e poi autista per Cotral, aveva svolto, negli anni, anche la manutenzione delle scale mobili delle stazioni della metropolitana di Roma che presentavano molte componenti in amianto.
I consulenti tecnici di ufficio hanno riconosciuto “la sussistenza del nesso fra l’esposizione lavorativa e l’insorgenza dell’adenocarcinoma polmonare diagnosticato” alla vittima; hanno inoltre richiamato le normative che dispongono le misure che il datore di lavoro deve attuare per preservare la salute dei suoi dipendenti precisando che “… non può non dubitarsi della responsabilità della società resistente per l’omessa adozione di quelle cautele … che avrebbero ridotto il rischio…”.
Autista Cotral morto per l’esposizione ai cancerogeni
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Tra la diagnosi e il decesso, trascorsero appena otto mesi. Per l’autista Cotral e la sua famiglia a novembre 2010 la terribile notizia, poi la morte il 22 luglio dell’anno successivo.
Come autista di linea, Cecchini aveva condotto mezzi pesanti e pullman ancora con vari parti in asbesto, con la conseguente esposizione a polveri e fibre di amianto. L’esposizione fu anche “a residui della combustione, benzene e altri cancerogeni per il sistema respiratorio, in assenza di strumenti di prevenzione tecnica e di protezione individuale“. Così ha sottolineato in una nota l’Osservatorio Nazionale Amianto, al quale la famiglia della vittima si era rivolta.
La moglie della vittima, Laura Cristofanelli, e madre di Stefano e Claudio, all’epoca 30 e 31 anni, si sono rivolti al Tribunale di Roma attraverso l’ONA e l’avv. Bonanni, ottenendo la condanna dell’azienda al risarcimento.
“A guidare il convincimento del giudice del Lavoro, Valentina Cacace, – prosegue la nota – è stata la sentenza del Tribunale di Roma, confermata in Appello nel dicembre 2022, che condanna la Cotral Spa al risarcimento di 78.714,03 euro per Laura Cristofanelli“. La vedova infatti aveva già ottenuto il risarcimento in primo grado, sentenza confermata in appello a dicembre 2022. Ora con il novo procedimento anche i figli lo hanno ottenuto lo stesso importo. Il totale dei risarcimenti per la famiglia Cecchini ammonta così a 236.142 euro.
Riconosciuto ai familiari il danno di natura psichica
Alla famiglia Cecchini il riconoscimento del danno biologico di natura psichica. I figli erano appena trentenni, ed anche la moglie della vittima si sono resi conto perfettamente dell’approssimarsi della morte del proprio caro.
“Dopo la diagnosi, infatti, l’integrità psico-fisica del Cecchini è stata compromessa perchè ha percepito lucidamente la gravità del quadro patologico e l’approssimarsi della morte” – spiega l’ONA.
“Sono le prime sentenze di condanna seguite dall’Osservatorio Nazionale Amianto, di Cotral Spa, dopo che molti dei lavoratori sono stati collocati in prepensionamento amianto, anche grazie all’impegno del presidente avv. Bonanni“.
L’ONA continua nella lotta all’amianto assistendo le vittime e le loro famiglia. La mappatura dei siti contaminati è in costante aggiornamento e chiunque può consultare l’App per evitare esposizioni e per fare a sua volta segnalazioni.