I sintomi correlati all’aumento degli ormoni tiroidei nel sangue, cioè ad una condizione di ipertiroidismo tipica, ad esempio, della malattia di Basedow-Graves, non devono essere sottovalutati. I pazienti con interessamento oculare in Italia sono circa 80.000, ma il numero reale è probabilmente molto più elevato considerando le forme lievi spesso misconosciute. Fondamentale è la gestione multidisciplinare dei pazienti.

Centri di terzo livello come quello di Fondazione Policlinico Gemelli sono in grado di impostare un percorso completo per il paziente. L’ambulatorio multidisciplinare del Policlinico si avvale di diverse figure specialistiche.

Aumento degli ormoni tiroidei, i sintomi

Palpitazioni, tachicardia, tremori, insonnia, dimagrimento, intolleranza al caldo, nervosismo, aumento dell’appetito sono tra i sintomi più comuni dell’aumento degli ormoni tiroidei.

Tra i più complessi da gestire ci sono quelli della malattia oculare tiroidea (Thyroid Eye Disease, TED), che può manifestarsi con segni e sintomi aspecifici. Tra questi, occhio rosso, sensazione di corpo estraneo nell’occhio, aumento di lacrimazione, fino a sintomi più critici quali la proptosi. Oppure l’esoftalmo (occhio sporgente, che può arrivare all’evento grave e drammatico della lussazione del globo oculare). Inoltre, può anche verificarsi la comparsa di danni a livello corneale, dovuti al fatto che la palpebra non riesce più a coprire completamente l’occhio.

Ci sono, poi, quadri molto più critici, quali la compressione del nervo ottico, col rischio di perdita della vista. Un paziente su tre di quelli affetti da Basedow può presentare anche sintomi extra-tiroidei, associati a fenomeni non direttamente correlati alla produzione di ormoni tiroidei.

Orbitopatia tiroidea, fondamentale la diagnosi precoce

Alla malattia oculare può però contribuire anche un’infiammazione cronica, che ha come punto focale i fibroblasti che rilasciano matrice connettivale a livello dell’orbita. È questo accumulo di materiale nell’orbita che ‘spinge’ in avanti il globo oculare e provoca l’esoftalmo. Raramente, la malattia di Basedow può esordire con i sintomi oculari, quando ancora quelli sistemici non sono presenti.

Tra i fattori di rischio dell’orbitopatia tiroidea c’è il fumo di sigaretta (chi fuma dovrebbe smettere immediatamente) e un’iperfunzione tiroidea non gestita adeguatamente. Traumi accidentali e stress rappresentano un possibile innesco. Bisogna distinguere una fase attiva, che può essere gestita con terapia farmacologica, e una fase cronica della malattia, dove può essere indicato un approccio chirurgico.

Molto importante è la diagnosi precoce, che consente di intervenire farmacologicamente e di bloccare la patologia sul divenire, nella fase ‘attiva’ di malattia. La diagnosi è sostanzialmente clinica e può essere completata con una serie di esami. La presenza di una malattia tiroidea di base e la presenza di anticorpi anti-recettore del TSH (TRAB) è molto orientativo.

Endocrinologo e oculista scelgono la terapia per il paziente

Molto importante è la valutazione oculistica del paziente con orbitopatia tiroidea, per poter definire la gravità del problema (entità dell’esoftalmo, pressione endo-oculare, danno del visus).

Può essere utile effettuare una risonanza magnetica (per definire meglio il grado di attività di malattia) o la TAC. Questa è di aiuto al chirurgo per orientare verso un eventuale intervento di decompressione orbitaria o per la correzione chirurgica dello strabismo e interventi sulla palpebra. Una volta definita l’attività di malattia e la gravità del quadro clinico, l’endocrinologo e l’oculista scelgono la migliore terapia per il paziente.

È probabile che, nel prossimo futuro, grazie alle nuove terapie biologiche e poli-farmacologiche, ci sarà una importante riduzione della necessità di intervenire chirurgicamente.

Fonte: Policlinico Gemelli