Asma e Bpco

Aumentano nella popolazione le malattie respiratorie. Attualmente esistono, tuttavia, nuovi strumenti per ridurre l’impatto e migliorare la gestione di patologie come asma e Bpco, ovvero la Broncopneumopatia cronica ostruttiva. Su questi argomenti si è discusso nei giorni scorsi a Genova, nel corso dell’incontro “Senza respiro: come si riconoscono e si curano asma e Bpco”.

L’appuntamento ha fatto luce sugli strumenti in uso oggi per curare le due patologie, vista l’alta percentuale di incidenza nella popolazione. Entrambe costituiscono il cardine delle malattie ostruttive e condividono una serie di sintomi, quali tosse e fatica a respirare.

Asma e Bpco, necessario confronto tra specialisti

Oggi, il 90% degli asmatici riesce a controllare i sintomi con farmaci inalatori, ma per il 10% la risposta arriva grazie a nuovi farmaci biologici. Questi consentono di controllare lo stato infiammatorio di tipo 2, il quale coinvolge alcune cellule e mediatori. Un risultato importante, visto che a questa forma di infiammazione possono corrispondere, oltre all’asma, manifestazioni correlate. Tra queste, la poliposi nasale, che riguarda il 50% dei pazienti asmatici gravi, la dermatite atopica, la rinite allergica e l’esofagite eosinofila.

«Oggi possiamo portare alla remissione clinica dell’asma, ad avere quindi un controllo della malattia senza riacutizzazione e un’ottimale qualità di vita». È quanto ha affermato Fulvio Braido, direttore della Clinica di malattie respiratorie e allergologia dell’Irccs Policlinico San Martino di Genova. «Il confronto tra specialisti è necessario per trovare la strategia esatta. La collaborazione interdisciplinare per la gestione clinica, ma anche per la ricerca, è fondamentale».

Asma e Bpco: si punta a non dover usare più cortisone

Durante l’età giovanile, a prevalere è l’asma di forma allergica, mentre in quella adulta i casi riguardano soprattutto quella eosinofilica. Il 10% è affetto da una forma grave della malattia.

«Nel tempo – prosegue Braido – portiamo il paziente a non dover usare più cortisone, ad avere la funzione polmonare stabile e un’ottimale qualità di vita. In diversi casi, si assiste persino alla remissione della malattia perché si spengono i meccanismi alla base dell’asma. Fino a 5-6 anni fa era disponibile un solo farmaco biologico. Oggi ne abbiamo cinque, sono indicati per più patologie e potrebbero essere efficaci per la cura di altre problematiche. Di sicuro consentono un approccio personalizzato sull’entità del sintomo».

Risposte incoraggianti anche sul fronte della Bpco

«La forma che conosciamo meglio – aggiunge Braido – è quella indotta da fumo di sigaretta, prevalentemente in pazienti di età superiore ai 45 anni. Questi, avanzando con l’età, sviluppano una patologia cronica progressiva associata ad altri fenomeni di tipo cardiovascolare. Oppure quella che si sviluppa nei pazienti più fragili con sindrome metabolica o diabete».

La broncopneumopatia cronica ostruttiva è la terza causa di morte per le malattie non comunicabili, ovvero non trasferibili da un individuo a un altro. E che dipendono dallo stile di vita. Non solo il fumo, ma anche l’esposizione prolungata ad un ambiente inquinato può essere un fattore predisponente.

«Stiamo andando verso una personalizzazione della terapia», prosegue il direttore della Clinica di malattie respiratorie e allergologia del San Martino di Genova. «Abbiamo farmaci biologici in sperimentazione e adottiamo un approccio specifico per singolo paziente».  

Incentivare l’integrazione tra territorio e ospedale

È fondamentale, infine, informare i cittadini sulle modalità di presa in carico e incentivare l’integrazione tra medicina di territorio e ospedale.

«Il centro specialistico dev’essere a disposizione della medicina generale per la diagnostica, specie se di secondo livello. Con una popolazione così ampia di pazienti, l’interazione ospedale-territorio deve portare a un trattamento dei casi lievi e moderati da parte del medico di famiglia. Il ricorso allo specialista è in caso di necessità. Il presente ci permette di migliorare molti parametri con strumenti non invasivi. Invece, a lungo termine, guardiamo alla rigenerazione polmonare e a ridurre la velocità di invecchiamento del polmone», conclude Braido.