anziani

Buone notizie sul fronte della terza età: la presenza di animali domestici in casa e l’istruzione influiscono positivamente sulle capacità cognitive degli anziani. I dati derivano da due recenti studi svolti negli Stati Uniti e in Canada.

Il primo dimostra la bontà della vicinanza degli animali domestici alle persone anziane, per esempio con il vantaggio di un minore stress. L’altro invece ha rilevato l’ottima influenza che un percorso di istruzione ha nel ritardare il declino cognitivo.

Anziani e animali, un legame che è un toccasana

A condurre lo studio che riguarda gli animali da compagnia, Tiffany Braley, componente dell’American Academy of Neurology e professoressa alla University of Michigan Medical Center in Ann Arbor.

Campione della ricerca, 1.369 anziani: i test di valutazione compilati a distanza di sei anni gli uni dagli altri, hanno rivelato che i punteggi dei proprietari di animali domestici erano diminuiti in misura minore.

A mostrare i maggiori vantaggi era chi viveva con un animale da più di cinque anni. Per di più, i vantaggi del legame uomo-animale non erano solo cognitivi: difatti anche a livello fisico gli anziani padroni mostravano meno stress e una pressione sanguigna più bassa, anche grazie ad una maggiore attività fisica.

“Poiché lo stress può influenzare negativamente la funzione cognitiva, è possibile che la ragione dei nostri risultati sia proprio nei potenziali effetti di assorbimento dello stress tra chi ha vicino un animale domestico” – ha ipotizzato la dottoressa Braley.

L’istruzione che mantiene giovane la mente

L’altro studio è stato condotto dai ricercatori della University of Toronto, in Canada, che hanno analizzato il declino cognitivo di 5 milioni di over 65 statunitensi nel decennio compreso tra il 2008 e il 2017. I dati sono frutto dell’analisi di serie storiche di indagini nazionali. Gli autori dello studio, pubblicato sul Journal of Alzheimer’s Disease, sono Esme Fuller-Thomson e Katherine Ahlin.

Relativamente al declino cognitivo in generale, la ricerca ha registrato un calo relativo del 18,3%. Il declino cognitivo grave, invece, ha mostrato una diminuzione assoluta di due punti percentuali. Il dato è passato dal 12,2% del 2008 al 10% del 2017 ed il merito sarebbe dovuto per il 60% all’aumento del livello di istruzione. Le donne, infine, chi ha beneficiato maggiormente di una migliore istruzione. “Sembra che le crescenti opportunità educative offerte nei decenni passati continuino a dare i loro frutti più di mezzo secolo dopo” – ha commentato la dottoressa Ahlin.

I sintomi del decadimento cognitivo

L’APA (Associazione Americana degli Psicologi) ha riassunto i sintomi del decadimento cognitivo legato all’età avanzata della persona in cognitivi, comportamentali e della personalità. Riguardano: difficoltà nella memoria, nel linguaggio e nell’orientamento; comportamenti bizzarri o aggressività fisica; apatia, irascibilità.

La forma più diffusa di demenza degenerativa che si manifesta tra gli over 65 è il morbo di Alzheimer. In Italia colpisce il 5% della popolazione anziana e sono circa mezzo milione le persone che ne soffrono.

Comporta una alterazione delle funzioni cerebrali che provoca difficoltà alla persone nel portare avanti le attività quotidiane; nei casi più gravi si può perdere l’autonomia e può diventare persino impossibile riconoscere i propri familiari.

Anche nel caso dell’Alzheimer l’istruzione può dare una mano: lo conferma una ricerca dell’Università di Cambridge. Finanziata dall’Unione europea, è stata pubblicata sul British Medical Journal nel 2017. Lo studio ha coinvolto oltre 17mila malati e più di 34mila casi di controllo, con 24 fattori di rischio potenzialmente modificabili. I risultati hanno evidenziato che il livello di istruzione, insieme ad una buona dieta, esercizio fisico e fumo ridotto, influiscono positivamente sulla prevenzione della malattia.