Un problema che diventa sempre più importante e frequente è l’antibiotico-resistenza. Diventa infatti sempre più complicato debellare alcune infezioni, soprattutto quando negli ospedali e nelle case si abusa di antibiotici. Questo uso sproporzionato spinge i batteri a cambiare per non sottostare all’azione dei farmaci, diventando così pericolosi patogeni. Ovviamente, così diventano resistenti alle terapie che fino a pochi decenni fa erano efficaci. Ogni anno nel mondo muoiono più di un milione di persone per colpa di infezioni batteriche che non trovano soluzione con i farmaci. Per il futuro, le previsioni sono anche peggiori. Si ipotizza, infatti, che nel 2050 si potrebbero raggiungere i 10 milioni di decessi, se non si attua un cambiamento radicale nell’approccio terapeutico. L’Italia, che al momento risulta tra i peggiori Paesi d’Europa per l’incidenza di infezioni resistenti, conta più di 10mila morti.
Antibiotico-resistenza: il legame con gli antidepressivi
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Il primo passo per rendere l’organismo di nuovo recettivo è la riduzione del consumo di antibiotici, ma questa strategia potrebbe non bastare. Secondo uno studio pubblicato sui Proceedings of the National Academy of Sciences, certi farmaci possono favorire l’antibiotico-resistenza. Questo sembra essere il caso di alcuni antidepressivi, sebbene dal punto di vista terapeutico non abbiano nulla a che fare con i batteri.
Antibiotico-resistenza: evidenze scientifiche
Il problema dell’antibiotico-resistenza non si risolve solo con un utilizzo più moderato e consapevole di certi farmaci. Negli ultimi 10 anni, infatti, il consumo è diminuito. Tuttavia, i superbatteri resistenti hanno incrementato notevolmente la propria diffusione. Ovviamente ci sono numerose motivazioni che hanno portato a questa condizione. I ricercatori hanno iniziato solo recentemente a valutare l’idea che gli antibiotici non siano gli unici medicinali in grado di selezionare ceppi batterici resistenti. Gli autori del lavoro hanno preso in considerazione il problema nel 2014.
Sperimentazione scientifica: test su 5 antidepressivi
Quando si cercava una causa allo sviluppo dei superbatteri, i ricercatori hanno dimostrato, nel 2018, che il principio attivo del Prozac, la fluoxetina, può selezionare la comparsa di resistenza a numerosi antibiotici. È stato quindi deciso di effettuare lo stesso tipo di test su cinque dei principi attivi degli antidepressivi più comuni. Si tratta di sertralina, escitalopram, duloxetina, agomelatina e bupropione. La sperimentazione scientifica è stata condotta su colonie di Escherichia Coli cresciute in terreni di coltura con esposizione costante ai cinque medicinali.
Periodicamente gli scienziati testavano la sensibilità a sei diversi antibiotici. Alla fine dello studio, il risultato è stato che tutti i cinque antidepressivi avevano portato all’antibiotico-resistenza. La differenza sta solo nei tempi e nell’ambiente in cui i batteri crescevano. Infatti, se i microrganismi venivano coltivati in ambiente anaerobico, similare a quello del nostro intestino, l’antibiotico-resistenza si sviluppava più lentamente. Al contrario, invece, in ambiente aerobico, dove sertralina e duoxetina ci hanno messo solo due giorni per provocare la resistenza batterica.
Antibiotico-resistenza: possibile spiegazione scientifica
I ricercatori non sono ancora in grado di dare una spiegazione sulla correlazione tra antidepressivi e antibiotico-resistenza. Tuttavia, hanno notato che, in ambienti saturi di ossigeno, l’esposizione a questi farmaci causa nei microrganismi la produzione di sostanze reattive. Probabilmente si tratta di una sorta di meccanismo di difesa allo stress ossidativo. L’efflux pump system è uno dei meccanismi attuati, un sistema di scarico che fa espellere ai batteri le sostanze dannose. Anche questo è coinvolto in alcuni fenomeni di antibiotico-resistenza. Il test con gli antidepressivi ha mostrato un aumento della nascita di nuove mutazioni nei batteri esposti. Così si creano la comparsa e la selezione di geni che donano al microrganismo la resistenza agli antibiotici. La sertralina si è anche mostrata in grado di velocizzare il trasferimento di materiale genetico utile tra batteri.