ansia bosco

Se già lo si poteva intuire, ora vi è anche la base scientifica per affermarlo: una passeggiata nel bosco aiuta a ridurre i sintomi dell’ansia. Ad affermarlo sono il CNR, che ha collaborato con il Club Alpino Italiano (CAI) per una ricerca sperimentale.

Gli studiosi dell’Istituto per la bioeconomia del Cnr hanno verificato che i monoterpeni hanno un ruolo nella riduzione dei sintomi dell’ansia. Essi sono componenti degli oli essenziali emessi dalle piante, che nelle foreste si trovano in abbondanza.

Un punto in più per la cosiddetta Terapia Forestale, sulla quale il Cnr e il Cai nel 2020 hanno pubblicato un fascicolo con una serie di riferimenti scientifici. In base agli studi condotti dai ricercatori, la terapia forestale potrebbe rappresentare, quando non una svolta, un valido aiuto per la cura dei sintomi dell’ansia.

Il ruolo dei monoterpeni nella riduzione dell’ansia

Oltre una data soglia di concentrazione di monoterpeni totali o anche del solo α-pinene, i sintomi di ansia diminuiscono a prescindere da tutti gli altri parametri, sia ambientali che individuali; e poiché questi composti sono emessi dalle piante, possiamo ora assegnare un valore terapeutico specifico a ogni sito verde, anche condizionato alla frequentazione in momenti diversi dell’anno e del giorno“. Lo sottolinea Francesco Meneguzzo, ricercatore del Cnr-Ibe e membro del Comitato scientifico centrale del Cai.

Lo studio è pubblicato su International Journal of Environmental Research and Public Health. I protagonisti sono stati 39 siti in zone di montagna, collina e parchi urbani in Italia. I ricercatori hanno isolato gli effetti specifici dell’esposizione ai monoterpeni, ed in particolare ad α-pinene, ed hanno notato una significativa riduzione dei sintomi di ansia. Sono anche riusciti ad identificare le soglie di esposizione e la correlazione alla quantità di monoterpeni inalati. I risultati si basano sull’analisi di dati ambientali e psicometrici raccolti nelle campagne svolte nel 2021 e nel 2022.

Alla ricerca hanno collaborato le Università di Parma e Firenze; l’Azienda unità sanitaria locale (Ausl) di Reggio Emilia, con il sostegno del Centro di riferimento regionale per la fitoterapia (Cerfit) di Firenze.

Il Cnr: “L’aria delle foreste è terapeutica”

Centinaia i partecipanti allo studio, coinvolti in sessioni standardizzate di terapia nei vari siti presenti in tutta Italia. Ha spiegato Federica Zabini di Cnr-Ibe, responsabile Cnr del progetto: “Combinando sessioni di terapia forestale condotte da psicologi professionisti con tecniche avanzate di statistica, abbiamo potuto dimostrare che, in certe condizioni, l’aria della foresta è davvero terapeutica; un traguardo importante per la progressiva adozione di pratiche sanitarie verdi“.

Il metodo usato è quello statistico avanzato, in uso nella ricerca clinica. Ciò “ha consentito di creare gruppi di intervento e di controllo perfettamente abbinati: i risultati ci permettono, oggi, di disporre di criteri oggettivi per individuare e qualificare stazioni di terapia forestale in grado di consentire prestazioni di livello clinico“. A spiegarlo è Davide Donelli del Dipartimento di medicina e chirurgia dell’Università di Parma e Divisione di cardiologia dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Parma. “Poiché è ormai consolidata la connessione tra stati di ansia e rischio cardiovascolare, i risultati ottenuti assumono un valore importante anche in ambito patofisiologico, e quella sarà materia di ulteriori ricerche“.

Il futuro per la cura dell’ansia: la Terapia Forestale

La Terapia forestale è un approccio di cura dell’ansia e dei suoi sintomi che si basa sull’immersione nell’ambiente naturale per i soggetti coinvolti. Gli studiosi, in tre decenni di ricerche, sono infatti riusciti a caratterizzare le proprietà bioattive dell’atmosfera forestale. Hanno poi deciso di “sfruttare” l’emergenza Covid per condurre esperienze dirette, tra giugno e settembre del 2020, di Terapia Forestale.

Gli effetti benefici sulla salute che derivano dall’esposizione agli ambienti forestali sono noti da decenni, tanto che in alcuni paesi la terapia forestale ha un ruolo riconosciuto nella prevenzione medica, con risultati in termini psico-fisiologici confermati da una crescente produzione scientifica. (…) L’immersione in foresta produce effetti diretti e misurabili con un’azione ad ampio spettro che investe, tra le altre, la sfera psicologica, neurologica, cardiocircolatoria e immunitaria. I tanti stimoli presenti nella foresta agiscono in modo sinergico, e sono mediati da tutti i sensi umani; dalla vista all’udito, dal tatto al gusto e all’olfatto (…). I risultati ottenuti da queste ultime esperienze, sebbene per il momento limitati alla sfera psicologica, sono andati anche al di là delle aspettative; e sono comunque in linea con le esperienze realizzate all’estero” – ha spiegato Meneguzzo nel testo.

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