La Corte d’Assise di Novara ha condannato Stephan Schmidheiny, patron di Eternit, a 12 anni di reclusione. Non la sentenza che si aspettavano le famiglie delle vittime, certo, ma comunque una condanna severa. Il reato è stato derubricato (con un’accusa più blanda), da omicidio volontario di 392 persone, a omicidio colposo. Come avvenuto in altri due tronconi del processo Eternit bis, quello di Napoli e quello di Torino.
L’accusa di omicidio volontario non regge, anche se i pubblici ministeri l’avevano difesa fino alla fine, chiedendo per l’imputato l’ergastolo con isolamento diurno. La pena di 12 anni è stata l’effetto dell’applicazione dell’aggravante per la mancata adozione delle misure di sicurezza sul lavoro.
Eternit bis, maxi risarcimento per Comune e vittime
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Le vittime lavoravano o vivevano a Casale Monferrato: 62 dipendenti di Eternit e 330 residenti. La maggior parte decedute per un mesotelioma, la malattia sentinella dell’amianto. Il minerale killer è l’unico a provocarla. La Corte d’Assise ha disposto un ingente risarcimento, immediatamente esecutivo. Cinquanta milioni di euro andranno al Comune, 30 milioni allo Stato italiano e circa 100 milioni di euro alle famiglie delle vittime e alle associazioni.
All’Osservatorio nazionale amianto, che si è constituito parte civile, andranno 50mila euro. Il presidente dell’Ona, l’avvocato Ezio Bonanni, segue il procedimento già dal primo processo Eternit, che si è concluso con la prescrizione. Negli anni l’Ona è stata al fianco di tante famiglie delle vittime dell’amianto. Il suo presidente ha portato avanti una battaglia lunga e difficile per il riconoscimento dei loro diritti. Come pure dell’assistenza sanitaria di chi era stato esposto, e lavora ancora per incentivare le bonifiche. L’unico modo, secondo l’avvocato Bonanni, per evitare nuove esposizioni e nuove malattie. Per questo l’Ona ha creato una App, per segnalare i siti contaminati.
Le patologie asbesto correlate, come dimostrano anche i numeri del VII rapporto ReNaM, redatto dall’Inail, non sono diminuite in questi 30 anni in cui il materiale è stato messo al bando. Aumentano, invece, i mesoteliomi di chi non ha mai lavorato a contatto con l’asbesto.
Schmidheiny condannato per 147 decessi
Anche in questo processo le imputazioni relative a tanti decessi sono andati in prescrizione. Nello specifico i giudici hanno condannato Schmidheiny per 147 decessi, e lo hanno assolto per 46 delle vittime.
I giudici hanno condannato l’imprenditore scvizzero anche alla pena accessoria di 5 anni di interdizione ai pubblici uffici.
I pm avevano chiesto l’ergastolo con isolamento diurno
Nella lunga requisitoria i pm avevano sottolineato il fatto che negli anni in cui l’imputato era responsabile di Eternit, dal 1976, era ben nota la pericolosità dell’esposizione all’amianto. Nonostante questo l’imprenditore avrebbe omesso di adottare tutte le misure atte a tutelare la salute dei suoi dipendenti.
Il processo Eternit bis è stato diviso in 4 tronconi. Solo in questo continuava ad essere contestato all’imputato l’omicidio volontario. Per questo l’attesa da parte dei familiari delle vittime, che da anni chiedono giustizia, è stata altissima.
Eternit bis, il commento del sindaco di Casale Monferrato
“Finalmente accanto al nome di Stephen Schmidheiny – ha detto il sindaco di Casale Monferrato, Federico Riboldi – è comparsa la parola colpevole. Egli è quindi riconosciuto oggi come criminale colpevole di omicidio colposo aggravato.
Sicuramente la condanna a 12 anni di carcere non soddisfa a pieno la sete di giustizia di un territorio e di una comunità che dopo anni continua a soffrire a causa delle conseguenze di quelle azioni commesse da chi ha anche avuto la responsabilità di fuggire da Casale abbandonando uno stabilimento nel territorio cittadino che era una vera e propria bomba nociva per la salute.
La Città di Casale Monferrato guarda avanti e proseguirà il percorso già ben avviato delle bonifiche e per la costituzione della prima IRCCS pubblica piemontese che si occuperà anche di patologia ambientali, per garantire un futuro di ricerca e cura e rendere Casale la prima città Zero Amianto del mondo”.
Gli altri tronconi del processo Eternit bis
L’obiettivo del dibattimento è stato quello di dimostrare o escludere la responsabilità, senza ombra di dubbio, dell’imprenditore per i decessi di lavoratori e residenti vicino la Eternit. Per questo accusa e difesa hanno tanto dibattuto su una questione chiave. Vale a dire se l’esposizione all’asbesto successiva al 1976, quando l’imputato Shmidheiny è diventato Ceo di Eternit, abbia influito sulla natura dei mesoteliomi. I difensori Astolfo Di Amato e Guido Carlo Alleva hanno chiesto l’assoluzione.
I giudici hanno già condannato Schmidheiny a 3 anni e mezzo a Napoli e a un anno e otto mesi a Torino, per omicidio colposo.