L’ADHD, o disturbo da deficit di attenzione/iperattività, è stato a lungo oggetto di dibattiti e spesso fonte di controversie. Si tratta di una comoda etichetta con cui bollare i ragazzi più vivaci? E le metodologie diagnostiche sono davvero attendibili? Quali sono i parametri di valutazione?

ADHD: i ragazzi di oggi sono tutti “malati”?

Negli ultimi tempi, sembrerebbe che chiunque mostri segni di disattenzione o iperattività sia rapidamente etichettato con il bollino ADHD, sollevando dubbi sull’entità stessa della patologia.

Pare che l’ADHD sia diventato un’etichetta comoda per gestire i bambini irrequieti, un modo per dare una risposta facile a comportamenti complessi. E se in passato i nostri figli schiamazzavano e scorrazzavano a destra e a manca per i quartieri, senza suscitare tanto scalpore, beccandosi al massimo l’epiteto “monello”, oggi, basta un niente e arriva lo stigma.

Fatta questa premessa, vediamo cosa hanno scoperto i luminari della scienza.

ADHD: Focus sull’efficacia del QbTest

Validità del test Qb per la diagnosi dell’ADHD

Nonostante gli interventi di supporto disponibili, la diagnosi dell’ADHD è un processo complesso. Attualmente, la valutazione si fonda principalmente sull’esperienza e sulla valutazione del medico, integrata da varie fonti di informazione come la storia clinica del paziente e questionari compilati da genitori, insegnanti e, se possibile, dallo stesso paziente. Tuttavia, questa procedura, basata su dati soggettivi, può essere contraddittoria e richiedere un considerevole lasso di tempo.

Nell’ambito di questo panorama complesso, il QbTest è emerso come uno strumento potenzialmente utile. Ma è davvero uno strumento diagnostico efficace?

Recentemente, uno studio condotto da ricercatori delle Università di Southampton, Nottingham, Cardiff e King’s College di Londra ha certcato di fare chiarezza.

La ricerca rappresenta una pietra miliare, essendo la prima revisione sistematica e meta-analisi sull’utilizzo clinico e sull’accuratezza del QbTest.

Il test, utilizzato in alcuni servizi sanitari nazionali nel Regno Unito e diffuso anche a livello internazionale, è stato messo alla prova in termini di efficacia nella valutazione e diagnosi dell’ADHD. I risultati, riportati nell’articolo “Revisione del professionista: utilità clinica del QbTest per la valutazione e la diagnosi del disturbo da deficit di attenzione/iperattività: una revisione sistematica e una meta-analisi“, pubblicato sul Journal of Child Psychology and Psychiatry, sollevano domande significative sull’efficacia e sull’accuratezza di questo strumento.

ADHD: in cosa consiste il test incriminato

Il QbTest è un test computerizzato di attenzione e attività, che offre una misura oggettiva di disattenzione, iperattività e impulsività. Quando viene soministrato, ai partecipanti viene chiesto di premere un pulsante in risposta a determinati obiettivi sullo schermo (ad esempio, una specifica forma o colore) e di ignorare i “non obiettivi” (altre forme o colori), per misurare l’attenzione. Il pulsante è combinato con un rilevatore di movimento a infrarossi che misura l’attività motoria. I risultati danno pertanto una stima dell’attenzione, dell’impulsività e dell’iperattività, tre sintomi chiave dell’ADHD. Ma, basta davvero un click a fornire un quadro esaustivo?

ADHD: è davvero una patologia?

Complessità nella diagnosi

Il dottor Alessio Bellato, co-autore nello studio, sottolinea la necessità di ulteriori indagini: «la nostra revisione ha mostrato che la maggior parte degli studi condotti sul QbTest non raggiunge standard elevati. Utilizzato come strumento diagnostico autonomo, il test non dimostra una precisione sufficiente nel distinguere chi presenta la condizione da chi non ne è affetto».

Il dottor Bellato sottolinea dunque l’importanza di una ricerca più rigorosa sull’efficacia e l’accuratezza del QbTest.

«Nonostante il potenziale del QbTest nell’assistere i medici nelle decisioni diagnostiche più rapide, è fondamentale condurre ulteriori studi per garantire la sua validità. È cruciale evidenziare che il NICE attualmente sta rivalutando l’efficacia del QbTest nella diagnosi e gestione dell’ADHD e avrà accesso ai risultati della nostra ricerca».

Analisi critica

E qui, si innesta la ricerca sull’efficacia del QbTest nella valutazione dell’ADHD, portata avanti attraverso una revisione sistematica e meta-analisi di quindici studi. Gli autori hanno esaminato l’accuratezza e l’utilità clinica di questo test, valutando sensibilità, specificità e la cosiddetta “Area sotto la curva” delle caratteristiche operative del ricevitore (AUC).

Utile precisare che il punteggio va da 0 a 1, dove 1 indica una precisione perfetta e 0,5 equivale a una casualità assoluta. Nel complesso, i risultati combinati per attenzione, impulsività e iperattività hanno dimostrato sensibilità (0,78) e specificità (0,70) accettabili, ma non eccellenti.

Le misurazioni individuali per attenzione, impulsività e iperattività hanno variato da una sensibilità bassa (0,48) a moderata (0,65) e da una specificità da moderata (0,65) a buona (0,83). I punteggi AUC hanno evidenziato livelli di accuratezza da moderati (0,66) a accettabili (0,72).

Il professor Samuele Cortese, docente di Psichiatria infantile e dell’adolescenza presso l’Università di Southampton e autore senior dello studio, ha commentato: “La maggior parte degli studi in revisione ha cercato di distinguere tra persone affette da ADHD e gruppi neurotipici non affetti. Tuttavia, in pratica, i medici hanno spesso la necessità di distinguere tra l’ADHD e altre condizioni cliniche.”

Questi risultati sollevano insomma interrogativi significativi sull’effettiva capacità del QbTest di discriminare tra l’ADHD e altre condizioni cliniche, mettendo in discussione la sua utilità nell’ambito diagnostico. I test oggettivi dovrebbero integrare e non sostituire il giudizio clinico.

Nel contesto della diagnosi dell’ADHD, il QbTest emerge dunque come uno strumento promettente, ma non esaustivo.

Dunque: occhio alle diagnosi affrettate.

Fonti

Alessio Bellato et al, Practitioner Review: Clinical utility of the QbTest for the Assessment and Diagnosis of Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder—una revisione sistematica e meta-analisi, Journal of Child Psychology and Psychiatry (2023). DOI: 10.1111/jcpp.13901

Materiale fornito dall’Università di Southampton