La plastica ha ormai invaso il pianeta. Dalla massiccia presenza nei mari e nelle varie discariche è passata nel cibo e nell’acqua che beviamo. Le micro e le nano plastiche, infatti, oggi possono essere ingerite o inalate dal nostro organismo. Molti dati dimostrano la loro presenza lungo l’intera catena alimentare, dal pesce alla carne, dalla frutta alla verdura (mele e carote le più contaminate). Ma anche nel miele, nello zucchero, nel sale e nella birra.
«Si stima che possiamo ingerire da 0,1 a 5 grammi alla settimana di invisibili pezzetti di plastica. Un contenuto quasi pari a quello di una carta di credito». Sono le dichiarazioni che Daniela Gaglio, responsabile scientifico dell’Infrastruttura di Metabolomica dell’Istituto di Bioimmagini e Fisiologia Molecolare del Consiglio Nazionale delle Ricerche ha rilasciato all’Agenzia Dire.
Il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) con le sue indagini ha, dunque, evidenziato il potenziale effetto che queste micro e nanoparticelle possono avere sulla salute.
L’esposizione al polistirene altera il metabolismo
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Il team di ricercatori ha dimostrato in via sperimentale che le cellule sottoposte all’esposizione acuta e cronica di particelle di polistirene mostrano un’alterazione del metabolismo. E anche un aumento dello stress ossidativo.
«Lo studio dimostra – afferma Gaglio – che le micro e le nanoparticelle di polistirene assorbite dalle cellule del colon umano inducono cambiamenti nel metabolismo. Cambiamenti simili a quelli indotti dall’agente tossico azossimetano. Quest’ultimo è una molecola cancerogena e neurotossica molto studiata proprio per la sua capacità di indurre tumore al colon».
Lo studio è stato effettuato mediante approcci innovativi di metabolomica, la scienza che studia in dettaglio il metabolismo e i processi metabolici. E fa emergere che cellule sane di colon umano, sottoposte all’esposizione acuta e cronica di particelle di polistirene, mostrano un’alterazione del metabolismo. Ma anche un aumento dello stress ossidativo.
Microparticelle sono presenti in tutte le fonti d’acqua
Lo studio ha anche evidenziato che l’esposizione da plastica induce alterazioni metaboliche tipicamente riscontrate nelle formazioni cancerose. Indicando una potenziale azione delle micro e nano plastiche come fattore di rischio tumorale del colon.
«Ad oggi – prosegue l’esperta – questo è uno dei pochi studi che fornisce informazioni su quale potrebbe essere l’effetto della plastica all’interno del nostro organismo».
Altre analisi recenti condotte sull’acqua di rubinetto, in bottiglia e di sorgente hanno dimostrato che microparticelle sono presenti in tutte le fonti d’acqua analizzate.
Le analisi dell’acqua di rubinetto proveniente da 159 fonti diverse hanno evidenziato che l’81% dei campioni conteneva microparticelle inferiori a 5 mm.
Particelle di plastica sono state trovate in vari organi
Altri studi condotti su 259 bottiglie d’acqua di 11 marche diverse e 27 lotti diversi hanno mostrato che il 93% dei campioni conteneva microparticelle di plastica.
Un altro studio ha ritrovato elevati livelli di microplastiche nell’acqua minerale imbottigliata in 22 diversi materiali plastici multiuso.
«Questo conferma – conclude Gaglio – quanto lo studio pubblicato sulla rivista PNAS sia interessante per la comunità scientifica. Anche considerando che particelle di micro e nano plastica sono state trovate in vari organi: colon, polmone, cuore e placenta. Come correttamente dichiarano gli autori, molto poco si conosce dell’effetto che hanno queste particelle sul nostro organismo».
Fonte «Agenzia DIRE»