L’acido palmitico è presente in molti alimenti persino nell’olio di oliva e nel latte materno umano. L’olio di palma, che lo contiene in abbondanza, lo ha reso negli ultimi anni noto ai più. Spesso demonizzato nelle reclame dei prodotti che riportano la dicitura “non contiene olio di palma“, può in effetti avere un ruolo significativo nella promozione della crescita delle metastasi tumorali.
Ridurre l’assunzione di questo acido grasso quindi può essere utile nella gestione della progressione della malattia oncologica. Tuttavia,la ricerca sui meccanismi d’azione è ancora in corso e non è ancora abbastanza ampia per avere una quadro completo del suo funzionamento.
In questo articolo facciamo il punto e vediamo quali sono gli alimenti che contengono più acido palmitico e qual è il suo meccanismo di azione a livello tumorale allo stadio attuale della ricerca. Scopriamo quindi se in effetti è dannoso per la salute e quanto, e come fare per evitarlo.
Cos’è l’Acido Palmitico? Una definizione
Indice dei contenuti
Cos’è l’acido palmitico? Si tratta di un acido grasso saturo a catena lunga. Si tratta di uno dei più comuni acidi grassi presenti nel corpo umano e negli alimenti. La sua formula chimica è C16H32O2.
Scoperto per la prima volta nel lontano 1840, è stato isolato nella sua forma esterificata proprio dall’olio di palma, che rimane tutt’oggi la materia prima fondamentale per la sua produzione industriale.
Diversi studi hanno valutato gli effetti sulla salute dell’acido palmitico a livello cardio vascolare e nella crescita tumorale. Va specificato, già in questa fase, che non è un cancerogeno: in altre parole non è in grado di aumentare il rischio di sviluppare tumori. Potrebbe essere in grado invece di migliorarne la capacità di sviluppare metastasi.
Ciò che è importante valutare è la dose. I suoi effetti sulla salute umana sono infatti dose dipendenti.
In quali cibi si trova l’acido palmitico?
L’acido palmitico è largamente presente negli alimenti, in particolare nei frutti delle palme da olio, soprattutto nell’olio di palma e nell’olio di palmisto, dove rappresenta il 44% dei grassi totali.
Di seguito riportiamo alcuni alimenti che presentano una buona percentuale di acido palmitico al loro interno:
- Prodotti di origine animale: carne rossa, burro, latte e derivati.
- Oli vegetali: olio di palma, olio di cocco.
- Alimenti trasformati: prodotti da forno, snack confezionati, margarina.
Tra i prodotti di origine vegetale, è notevolmente concentrato anche nel burro di cacao, nell’olio d’oliva, nell’olio di soia e nell’olio di girasole.
Inoltre, l’acido palmitico è abbondante nei derivati “concentrati” del latte vaccino intero, come il burro, la panna e i formaggi grassi e/o stagionati. È molto presente anche nella carne grassa, come i tagli della pancia e generalmente nei pezzi provenienti da animali grandi e vecchi (manzo, maiale).
In tutti questi prodotti di origine animale, può costituire fino al 50-60% dei grassi totali.
Grazie al suo basso costo e alla sua qualità, l’acido palmitico e il suo sale sodico sono largamente utilizzati nei prodotti alimentari. Il palmitato di sodio è consentito persino come additivo naturale negli “organic product”, cioè gli equivalenti americani dei nostri prodotti biologici.
Viene da sé che evitare in toto di assumere l’acido palmitico nell’alimentazione risulta impossibile se non inappropriato, perché escluderebbe dalla dieta i nutrienti presenti in cibi di qualità essenziali per un’alimentazione variegata.
Effetti sulla salute nel dettaglio: quali sono?
Ma vediamo nel dettaglio quali sono gli effetti sulla salute dell’acido palmitico. Consideriamo gli studi al momento disponibili, tenendo presente che essi sono stati svolti in vitro o non su esseri umani.
Numerosi studi e rapporti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) indicano che l’acido palmitico ha effetti ipercolesterolemizzanti e aterogeni. Per questo aumenta il rischio di malattie cardiovascolari.
Tuttavia, questo effetto è dose-dipendente; in altre parole, a concentrazioni normali (presenti negli alimenti naturali o in porzioni moderate di cibi trasformati), l’acido palmitico non provoca danni metabolici o cardiovascolari. Qui trovate un overview e approfondimento sull’acido palmitico.
Acido palmitico e cancro: quale relazione?
Un recente studio intitolato “Dietary palmitic acid promotes a prometastatic memory via Schwann cells” ha messo in dubbio la sicurezza dell’acido palmitico, associandolo alla crescita di alcuni tumori.
Pubblicato sulla rivista “Nature”, la ricerca è stata condotta dagli scienziati dell’Istituto di ricerca biomedica di Barcellona e del Worldwide Cancer Research, guidata da Salvador Aznar-Benitah.
È importante notare che questo studio, pur essendo stato condotto sia “in vitro” che “in vivo”, è stato eseguito sui topi e non sugli esseri umani. Per questo i risultati e le conclusioni devono essere valutati con cautela.
A causa di un meccanismo genetico specifico basato sulla cosiddetta “firma proneurale” e relativa “memoria”, l’acido palmitico ha dimostrato di poter influenzare lo sviluppo della malattia già nelle sue fasi iniziali.
Non si tratta di una capacità di generare tumori autonomamente, ma piuttosto di un’eventuale “spinta” alla crescita di una condizione preesistente.
Contrariamente all’acido oleico e linoleico, che non hanno mostrato effetti in questo contesto, l’acido palmitico ha determinato una maggiore crescita e capacità di metastasi, basate su cambiamenti genetici cellulari.
Cosa sono le metastasi nel dettaglio?
Le metastasi sono la diffusione di cellule tumorali dal sito originario ad altre parti del corpo attraverso il sangue o il sistema linfatico. Questo processo è responsabile della maggior parte delle morti legate al cancro, poiché rende la malattia molto più difficile da trattare. I tumori maligni possono essere più o meno aggressivi ma hanno tutti la capacità di formare metastasi.
Meccanismo di azione in oncologia e nella formazione di metastasi
Ecco come avviene il meccanismo di azione che favorisce la creazione di metastasi da parte dell’acido palmitico:
- Infiammazione: L’acido palmitico può aumentare l’infiammazione sistemica, creando un ambiente favorevole per la proliferazione delle cellule tumorali.
- Attivazione dei Recettori PPAR: Questo acido grasso può attivare i recettori PPAR, che giocano un ruolo chiave nella regolazione del metabolismo dei lipidi e nella crescita cellulare.
- Produzione di citochine: L’acido palmitico può stimolare la produzione di citochine pro-infiammatorie, che supportano la sopravvivenza e la migrazione delle cellule tumorali.
- Microambiente tumorale: Può modificare il microambiente tumorale, favorendo l’angiogenesi (formazione di nuovi vasi sanguigni) e la capacità delle cellule tumorali di invadere altri tessuti.
L’acido palmitico quindi è dannoso?
Come già detto, l’acido palmitico è un grasso prodotto fisiologicamente dal nostro corpo e presente in molti alimenti naturali.
In quantità adeguate e in assenza di patologie o altri fattori di rischio, non è dannoso.
Tuttavia, un eccesso cronico, soprattutto in caso di predisposizione individuale, obesità e/o patologie metaboliche, può favorire l’ipercolesterolemia, l’aterosclerosi e problemi cardiovascolari.
Lo stesso effetto negativo è attribuito anche all’acido miristico, ma non allo stearico, spiegando perché gli alimenti ricchi di grassi saturi debbano essere consumati con moderazione.
È importante comprendere che ciò che conta è il contesto dietetico complessivo, non il singolo nutriente. In una dieta equilibrata, le quantità normali di acido palmitico sono innocue.
Una dieta variegata e la limitazione del consumo
Per ridurre l’assunzione di acido palmitico, è consigliabile:
- Limitare il consumo di carne rossa e latticini ad alto contenuto di grassi.
- Evitare alimenti processati e snack confezionati.
- Sostituire gli oli di palma e cocco con oli più sani come olio d’oliva o di semi di lino.
Detto ciò, come già accennato, è fondamentale avere una dieta sana, equilibrata e variegata. In essa nessun alimento prevale su altri garantendo l’assunzione di nutrienti diversi quotidianamente. Ricordiamo che l’OMS raccomanda 6 porzioni di frutta e verdura al giorno, meglio se variegate.