Il tumore del colon retto è una neoplasia che colpisce la parte dell’intestino crasso più vicina allo sfintere anale. Questa zona dell’intestino ha il compito di assorbire acqua per una formazione più compatta delle feci e nella sua parte terminale trova il retto e poi l’ano per l’espulsione dei prodotti fecali. Quando si verificano patologie in questa zona dell’intestino, il disagio e l’influenza sulle condizioni di vita del paziente sono molto pesanti.
Sono più di 370.000 le nuove diagnosi di cancro in Italia ogni anno. I decessi sono oltre 100mila tra gli uomini ed 81mila tra le donne. Il tumore del colon retto è uno dei più diffusi nei Paesi del mondo occidentale: da solo è circa il 10% delle diagnosi. Colpisce indifferentemente uomini e donne, con maggiore diffusione tra i 60 e i 75 anni. In Italia si contano oltre 43mila casi ogni anno. È il terzo tipo di cancro più comune al mondo e conta circa 610 mila morti ogni anno su scala globale.
Tumore del colon retto: i fattori di rischio
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La prevenzione resta il migliore degli strumenti per evitare il cancro. Esistono però dei fattori di rischio che fanno da input per lo sviluppo dei tumori.
I tumori sono infatti malattie spesso multifattoriali, anche se ciascuna può avere dei propri fattori scatenanti. Per il tumore al colon retto i fattori di rischio possono essere legati a:
- Dieta: una alimentazione troppo ricca di grassi e di proteine animali, e povera di fibre. Al contrario un alto consumo di frutta e verdura sembra avere effettivi protettivi
- Obesità
- Stile di vita: fumo di sigaretta, sedentarietà
- Predisposizione genetica
- Anamnesi con polipi, pregresso tumore al colon retto, malattie infiammatorie croniche intestinali (morbo di Chron e colite ulcerosa)
- Fattori non ereditari
- Esposizione a radiazioni ionizzanti e all’asbesto. In particolare la IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) ha dedicato a questa correlazione la monografia “Asbestos – chrysotile, amosite, crocidolite, tremolite, actinolite and anthophyllite”.
Purtroppo ancora oggi c’è un’ampia esposizione all’asbesto: oltre 40 milioni di tonnellate sono presenti sul territorio e distribuite in migliaia di siti. Un problema che provoca ancora troppi tumori e troppi morti, come anche denunciato in “Il libro bianco delle morti di amianto in Italia – ed. 2022” dell’avv. Ezio Bonanni. Occorre prevedere con urgenza una azione strutturale con ulteriori incentivi che diano finalmente una scossa per aumentare le bonifiche sul territorio, che sono uno strumento di prevenzione primaria l’unica davvero efficace contro le patologie asbesto correlate: eliminare le esposizioni, significa eliminare le malattie causate dall’amianto.
Tumore al colon retto: i sintomi e la diagnosi
Come accorgersi della malattia? In molti casi è possibile accorgersi del cancro grazie ai programmi di screening messi a disposizione dalla sanità pubblica, oppure come forma di sorveglianza sanitaria quando vi sia esposizione a sostanze cancerogene e/o mutagene sul luogo di lavoro. Il tumore del colon retto, comunque, presenta diversi sintomi che possono aiutare il paziente a capire che qualcosa non va. Essi rappresentano un vero e proprio campanello d’allarme e sono:
- Perdita di peso senza un apparente motivo
- Diarrea o costipazione oltre le sei settimane
- Dolore localizzato all’ano o all’addome
- Sensazione di svuotamento incompleto dell’intestino dopo aver evacuato
- Presenza di sangue nelle feci
Quando si presentano sintomi come questi, è necessario andare dal medico e parlarne.
La diagnosi del tumore al colon retto può essere fatta attraverso una esplorazione rettale, ma solo quando la massa è già palpabile. In alternativa, ci sono le analisi ematochimiche grazie al marcatore carcino-embrionario CEA, mediante l’esame strumentale della colonscopia e attraverso il prelievo e l’analisi di materiale tissutale (biopsia). Gli esami di tomografia computerizzata, ecografia e risonanza magnetica si utilizzano poi per valutare l’estensione del tumore all’interno del corpo.
Grazie alla prevenzione e alla diagnosi precoce, con un accesso alle cure più rapido, la prognosi è molto più favorevole e la mortalità per il cancro del colon retto è in costante diminuzione. Resta tuttavia il pericolo derivante dalle esposizioni all’amianto, che può essere rimosso soltanto attraverso un’opera di bonifica integrale sul territorio, per la quale l’Italia è ancora molto indietro. Il tema è stato approfondito in una recente audizione in Senato (17/02/2022) e nell’incontro tra l’avv. Ezio Bonanni, da sempre in prima linea nella lotta contro i danni ambientali e alla salute causati dall’amianto, e l’on. Andrea Costa, sottosegretario di Stato alla Salute (15/03/2022).
Le cure che abbiamo a disposizione per tumore al colon retto
Per quanto riguarda la cura del tumore al colon retto, ci si può affidare alla chirurgia oppure alle terapie. Ogni caso è diverso ed è il medico che stabilisce la cura più appropriata.
- Chirurgia: può essere di tipo conservativo, demolitivo parziale o con la totale asportazione del colon retto a seconda della gravità e dell’estensione. Ogni volta che sia possibile, si evita la realizzazione di una stomia, ossia la costruzione di un ano artificiale che agisce con la raccolta delle feci in speciali presidi che il paziente può gestire in autonomia o con l’aiuto di professionisti della salute.
- Radioterapia e chemioterapia, che possono essere associate alla chirurgia oppure possono precederla. Possono essere usate anche in maniera combinata allo scopo di prevenire recidive.
- Farmaci oncologici e immunoterapia.
L’approccio multimodale, ossia l’uso di diverse tecniche di cura, è da preferire perché rende più efficace l’azione contro il cancro.
Quando il tumore al colon retto è una malattia professionale
Per quanto riguarda la malattia professionale Inail si suddividono in tre liste di relazione causale con l’esposizione a determinate sostanze nocive che possono essere presenti sul luogo di lavoro. Per quanto riguarda il tumore al colon retto, l’esposizione è alle radiazioni ionizzanti è inserita nella Lista I, ossia in quella che classifica una “elevata probabilità” di origine professionale; l’esposizione ad asbesto è invece contenuta nella Lista II: in questo elenco l’origine lavorativa della malattia è considerata di “limitata probabilità” e l’onere della prova è a carico del lavoratore. Per quanto riguarda le radiazioni ionizzanti invece esiste la presunzione legale di origine.
L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha associato il cancro al colon retto all’esposizione alle fibre di amianto. La presenza di amianto sul luogo di lavoro o nei luoghi frequentati per la vita quotidiana, come la scuola o altri edifici pubblici, o nei mezzi di trasporto, può causare patologie molto gravi. Questo succede perché fibre piccolissime possono staccarsi dai materiali costituiti da asbesto (la parola è un sinonimo di amianto) e penetrare nelle vie respiratorie delle persone e provocare patologie anche dopo anni.
Le patologie asbesto correlate sono:
- Ispessimento pleurico
- Placche pleuriche
- Asbestosi polmonare
- I diversi di tipi di mesotelioma: pleurico, peritoneale, pericardico, del testicolo
- Cancro della laringe
- Tumore ai polmoni
- Cancro alle ovaie
Il tumore del colon retto, insieme a quelli dello stomaco e della faringe, può essere causato dall’esposizione professionale all’amianto, ma la probabilità è considerata più bassa e sono infatti inseriti nella Lista II dell’Inail. Anche il tumore all’esofago, altamente pericoloso, può essere provocato dall’amianto; la sua correlazione è però considerata ancora meno probabile ed è stato inserito nella Lista III.
Tumore al colon retto: diritti dei lavoratori
In caso di accertata causalità tra la malattia e l’esposizione ad agenti cancerogeni che provocano il
tumore del colon retto, il lavoratore può ottenere il riconoscimento di malattia professionale e un indennizzo da parte dell’Inail se il danno biologico supera il 6%; se invece supera il 16% scatta il diritto ad una rendita mensile Inail che gode anche della reversibilità a coniuge e figli minorenni in caso di decesso del paziente.
Di recente, la sentenza del 22 febbraio 2023 del Tribunale di Lucca ha ribadito come l’esposizione ad asbesto sia il responsabile del tumore del colon, condannando l’INAIL all’indennizzo.
L’esposizione all’amianto è inserita nella Lista II, mentre le radiazioni ionizzanti sono inserite nella Lista I, per cui ne basta la sola presenza sul luogo di lavoro, mentre per il caso dell’asbesto l’onere della prova è a carico del lavoratore. Nel caso in cui si dimostri la presenza sul lavoro di amianto, scatta il diritto alle maggiorazioni del Fondo Vittime Amianto e ai benefici amianto previsti dalla legge 257/92 che in Italia ha introdotto il divieto di utilizzo dell’amianto sul territorio nazionale. Con l’App Amianto è possibile vedere dove esso ancora si trovi e segnalare eventuali altri siti per sollecitare le bonifiche. La relazione tra ambiente e salute è infatti strettissima.
Prepensionamento lavoratori esposti ad amianto
Per quanto riguarda l’aspetto previdenziale, si può chiedere all’Inps la maggiorazione contributiva a coefficiente 1,5: significa che i contributi del periodo di esposizione riconosciuto varranno il 50% in più. Si può arrivare in questo modo al prepensionamento, mentre se si è già in pensione si ha diritto alla rivalutazione del trattamento ed alla liquidazione della differenza. In caso di diniego all’indennizzo, è possibile fare ricorso al giudice. Se invece il lavoratore non riesce a maturare il diritto alla pensione, ha diritto alla pensione di invalidità amianto, come prevede la legge 232/2016. quest’ultima non è però cumulabile con altre prestazioni, come ad esempio la rendita Inail. La prossima scadenza per richiederla è il 31 marzo di ogni anno.
Risarcimento danni a carico del datore di lavoro
Quando si riesce a dimostrare che la causa della malattia è di tipo professionale, si può anche richiedere il risarcimento del danno al datore di lavoro, la cui colpa può essere ravvisata nel non aver protetto adeguatamente il lavoratore, mettendogli a disposizione presidi di autoprotezione oppure per non averlo informato dei rischi. E’ un diritto per tutti i lavoratori e per le loro famiglie, che possono agire anche iure proprio, ossia per farsi risarcire il danno subìto da loro stessi per causa della malattia del loro congiunto.
I danni risarciti dall’Inail riguardano quello biologico e quello derivante dalla diminuita capacità lavorativa della persona colpita dalla malattia. Per questi danni si procede per via differenziale e si può richiedere l’integrazione per essere risarciti per intero per gli altri danni risarcibili, che sono:
- il danno morale (sofferenza psichica della vittima a seguito del danno subìto);
- danno esistenziale (peggioramento della qualità della vita);
- il danno catastrofale (la sofferenza psichica patita nella fase del fine vita);
- danno tanatologico (perdita del bene vita).
Le somme di tali danni possono essere liquidati agli eredi in caso di decesso della vittima.
La tutela legale e Vittime del dovere
I dipendenti pubblici non privatizzati possono richiedere il riconoscimento malattia professionale attraverso un procedimento amministrativo chiamato causa di servizio.
Inoltre gli appartenenti a Forze Armate e Comparto Sicurezza possono ottenere lo status di Vittime del Dovere. Molti casi di malattie asbesto correlate, tra cui anche il tumore al colon retto, sono conseguenza della loro attività lavorativa. In particolare il personale della Marina Militare, a causa dell’amianto delle navi, ha subìto i maggiori danni: fino al 2015 degli 830 casi di mesotelioma censiti tra i militari italiani, ben 570 sono stati trovati nella Marina.
Come si è detto, l’amianto può causare gravissime malattie: i mesoteliomi sono tra quelle altamente letali, ecco perché il personale della Marina gode di ulteriori specifiche tutele (art.20 della L. 183/10). Il processo Marina Bis, con la sentenza del 21 giugno 2022, ha ribadito il rapporto causale tra esposizione all’amianto e insorgenza delle malattie ed ha sottolineato la responsabilità penale, arrivando a condanne per omicidio colposo per la morte di due militari. I due erano affetti da mesotelioma pleurico.
Le Vittime del Dovere e i loro familiari hanno anche diritto a speciali prestazioni, quali: vitalizio 500€/mese; speciale assegno vitalizio 1.033€/mese; per invalidità non inferiore all’80% o inidoneità al servizio: speciale elargizione di 200.000€, oltre rivalutazione monetaria, oppure 2.000€ per punto percentuale più rivalutazione monetaria; esenzione ticket sanitario; due annualità di pensione per gli aventi diritto alla reversibilità; esenzione Irpef pensioni; accesso borse di studio; assistenza psicologica; assunzione per chiamata diretta con precedenza su altre categorie (estensione a coniuge/figli in caso di decesso o invalidità che implichi l’interruzione dell’attività lavorativa). In caso di decesso, le prestazioni si possono liquidare ai “superstiti” identificati, ex art. 6 L.466/1980, in coniuge, figli, genitori, fratelli.
Consulenza medico-legale gratuita per tumore al colon retto
Per il riconoscimento dei propri diritti, i lavoratori possono fare riferimento all’Osservatorio Vittime del Dovere. L’associazione vuole essere una guida e un aiuto al fine di ottenere il giusto trattamento, una guida informativa attraverso il suo giornale Diritto alla Salute e un supporto per tutti coloro che cerchino aiuto nel risolvere i problemi insorti dopo la diagnosi della malattia. Si tratta di un aiuto che non sostituisce il rapporto medico-paziente, ma che anzi lo incoraggia, così come l’invito è a rivolgersi sempre alle strutture del servizio sanitario nazionale. La consulenza è gratuita ed è in forma scritta. Per ottenerla usa i contatti riportati in questa pagina.