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PRONTO SOCCORSO, A GENNAIO UN ITALIANO SU QUATTRO TROVERÀ MENO DELLA METÀ DEI MEDICI NECESSARI. LA SIMEU AVVERTE: LA CRISI PERSISTE E SENZA RIFORME STRUTTURALI IL 2026 SARÀ UN ANNO DIFFICILE. IL SISTEMA DI EMERGENZA RISCHIA UN NUOVO COLLASSO ORGANIZZATIVO.

La fotografia scattata dalla Simeu per l’inizio del 2026 mostra un sistema già provato e destinato ad affrontare un inverno particolarmente complesso. La carenza di personale medico nei pronto soccorso rimane grave e diffusa. Le soluzioni adottate negli ultimi anni non hanno prodotto il miglioramento sperato e molte strutture rischiano di trovarsi in condizioni critiche proprio nei mesi più delicati.

Cosa rivela l’indagine della Simeu?

L’indagine condotta il 18 e 19 novembre dalla Società Italiana di Medicina d’Emergenza-Urgenza rappresenta uno dei monitoraggi più aggiornati sulla tenuta dei pronto soccorso italiani. Il campione è composto da circa cinquanta strutture, che insieme raccolgono oltre due milioni di accessi l’anno. Si tratta quindi di un osservatorio significativo, capace di restituire un’immagine affidabile del sistema nazionale.

I dati rivelano che il ventisei per cento dei pronto soccorso avrà, a gennaio, meno della metà dei medici necessari per garantire i turni. Alcune strutture non supereranno nemmeno il venticinque per cento dell’organico previsto, condizione che espone pazienti e operatori a rischi organizzativi molto elevati. Altre realtà opereranno con una copertura compresa tra il cinquanta e il settantacinque per cento. Solo una minoranza, pari al trentuno per cento, supererà la soglia considerata “di relativa sicurezza”, mentre i pronto soccorso vicini al pieno regime resteranno un’eccezione isolata.

Questi numeri, pur mostrando una lieve inversione rispetto ai periodi più duri della crisi, non bastano a rassicurare. Il sistema continua a vivere una fragilità strutturale che richiede risposte più rapide e più profonde. L’arrivo di gennaio, con un aumento fisiologico degli accessi, rischia di aggravare ulteriormente una situazione già complessa.

Perché i pronto soccorso sono così vulnerabili?

La vulnerabilità dei pronto soccorso deriva da un insieme di fattori che si sono accumulati nel tempo e che la pandemia ha reso più evidenti. Le carenze di organico non rappresentano un fenomeno recente. L’emergenza sanitaria ha però accentuato la pressione, aumentando i carichi di lavoro e accelerando un processo di fuga dei medici dal settore dell’emergenza.

Molti professionisti hanno scelto di lasciare un ambito considerato sempre più impegnativo, stressante e poco valorizzato. Le turnazioni lunghe, la continua esposizione a situazioni critiche e la scarsità di tutele hanno favorito questa tendenza. Le difficoltà operative, unite alla percezione di un sistema incapace di sostenere il personale, hanno alimentato un senso crescente di sfiducia.

La Simeu ricorda infatti che i pronto soccorso italiani continuano a reggere grazie alla dedizione delle équipe. Tuttavia, questa dedizione non può sostituire interventi strutturali. La gestione dell’emergenza non può poggiare soltanto sul sacrificio dei singoli, soprattutto quando il personale a disposizione è così ridotto.

Quali sono i rischi più immediati?

La carenza di medici può incidere su diversi aspetti del percorso di cura. I tempi di attesa tendono ad allungarsi, soprattutto nelle ore di maggiore afflusso. I casi più gravi vengono comunque trattati con tempestività, ma la gestione dei codici intermedi rischia di diventare più lenta e più complessa. Questa situazione aumenta la tensione tra pazienti, familiari e operatori, creando un clima difficile da gestire.

Inoltre, la riduzione dell’organico costringe molti professionisti a coprire turni aggiuntivi. Questo sovraccarico espone a un rischio maggiore di errori e favorisce una condizione di stress che, nel tempo, può compromettere la salute degli operatori e la qualità dell’assistenza. L’impatto psicologico non va sottovalutato. I medici dell’emergenza lavorano in un ambiente che richiede concentrazione costante e decisioni rapide. La fatica accumulata può diventare un ostacolo e rappresentare un fattore di rischio per tutto il sistema.

Perché la crisi potrebbe peggiorare nei prossimi mesi?

La Simeu segnala un ulteriore elemento di preoccupazione. Molti contratti stipulati con società esterne stanno per scadere. Si tratta dei contratti nati in piena emergenza pandemica per garantire una copertura temporanea dei turni. Senza un rinnovo o una riorganizzazione immediata, diverse strutture perderanno un supporto che, pur imperfetto, ha permesso di evitare una crisi ancora più profonda.

Altri contratti temporanei, attivati per far fronte alle necessità urgenti degli ultimi anni, stanno a loro volta arrivando al termine. Questo rende il quadro ancora più fragile. La Simeu teme che, senza una strategia robusta, il sistema possa ritrovarsi improvvisamente scoperto proprio nel momento in cui la domanda di assistenza aumenta.

Quali sono le soluzioni in discussione?

Le soluzioni proposte finora hanno dato risultati limitati. Le prestazioni aggiuntive e il reclutamento tramite contratti esterni sono strumenti utili per tamponare l’emergenza, ma non possono risolvere il problema alla radice. La Simeu insiste sulla necessità di interventi che offrano stabilità, valorizzazione del ruolo e percorsi di carriera più chiari.

È evidente che servono incentivi capaci di rendere il lavoro nei pronto soccorso più attrattivo. Questo significa investire su retribuzioni adeguate, su un’organizzazione meno gravosa e su un riconoscimento del valore professionale. Le regioni e il Ministero della Salute discutono da tempo possibili strategie. Tuttavia, la loro implementazione procede con lentezza. Senza un’accelerazione, la situazione rischia di diventare insostenibile.

La situazione dei pronto soccorso italiani a gennaio 2026

IndicatoreValore stimato
Pronto soccorso con meno del 50% dei medici necessari26%
Pronto soccorso con copertura tra il 50% e il 75%39%
Strutture con oltre il 75% dell’organico31%
Strutture con meno del 25% dell’organico4%
Campione analizzato50 strutture
Accessi annui del campione2,3 milioni

Qual è lo scenario per i pazienti?

I cittadini continuano a rivolgersi al pronto soccorso perché rappresenta l’unico presidio sempre aperto e sempre disponibile. Nei momenti critici dell’anno, come gennaio, l’afflusso aumenta e si somma alle fragilità già presenti. L’effetto può essere percepito nelle sale d’attesa e nei tempi di valutazione. I pazienti più fragili e gli anziani rischiano di risentire maggiormente di eventuali ritardi.

La Simeu invita a non sovraccaricare il pronto soccorso per problemi risolvibili attraverso il medico di famiglia o la guardia medica. Tuttavia riconosce che in molte aree del Paese la medicina territoriale fatica a rispondere con tempestività. Questo porta molti cittadini a considerare il pronto soccorso come l’unica opzione praticabile. Il circolo si ripete e la pressione aumenta.

FAQ: le domande più cercate sulla crisi dei pronto soccorso

Perché mancano così tanti medici nei pronto soccorso?

La professione è considerata molto impegnativa e poco attrattiva. I turni sono pesanti e la retribuzione non compensa lo stress.

La situazione è uguale in tutta Italia?

Ci sono differenze tra le regioni, ma la carenza di personale è un problema diffuso in tutto il Paese.

I cittadini rischiano di non essere assistiti?

I casi più gravi vengono sempre trattati. Tuttavia i tempi di attesa per i codici meno urgenti potrebbero aumentare.

I contratti esterni verranno rinnovati?

In molti casi non è ancora chiaro. La loro scadenza rischia di peggiorare la crisi nei prossimi mesi.

Esistono soluzioni rapide?

Le misure tampone possono aiutare, ma servono riforme strutturali per stabilizzare il personale e migliorare l’organizzazione.