Per molti anni la radioterapia è stata avvolta da un alone di timore, alimentato soprattutto da una scarsa conoscenza del suo funzionamento. Molti pazienti la immaginavano come un passaggio inevitabile ma distante, quasi impersonale. Oggi, però, il quadro è profondamente cambiato. I dati presentati al congresso nazionale dell’Associazione Italiana Radioterapia e Oncologia Clinica mostrano una terapia percepita come efficace, affidabile e sostenuta da un livello crescente di fiducia. Questa trasformazione nasce sia dai progressi tecnologici, sia da un nuovo modo di accompagnare il paziente lungo tutto il percorso di cura.
Ogni anno in Italia oltre trecentonovantamila persone ricevono una diagnosi di tumore. Quasi sette su dieci incontrano la radioterapia in un momento della loro storia clinica. Per alcuni rappresenta il trattamento principale. Per altri è un supporto fondamentale per ridurre il rischio di recidiva. Chi convive con metastasi ossee la considera uno strumento prezioso per controllare il dolore. Ma la vera novità riguarda la percezione della terapia: sempre meno associata a paura e incertezza, sempre più vissuta come una fase affrontata con consapevolezza e con una relazione solida con l’équipe.
L’indagine di AstraRicerche sulla radipetarapia
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L’indagine condotta da AstraRicerche su trecento pazienti trattati tra il 2012 e il 2022 mostra un cambiamento netto. Il novantadue per cento degli intervistati dichiara di avere molta fiducia nella tecnologia impiegata. Il novantatré per cento valuta positivamente la gestione degli effetti collaterali. Il settantuno per cento non presenta disturbi significativi sei mesi dopo la fine del trattamento. Ma i numeri raccontano solo una parte della storia.
Molti pazienti descrivono un sostegno costante da parte del personale sanitario. Parlando della propria esperienza, riportano una comunicazione chiara, una vicinanza concreta e una sensazione di sicurezza che ha reso il percorso meno pesante. Marco Krengli, presidente AIRO, spiega che questa percezione nasce dall’incontro tra rigore tecnico e attenzione autentica alla persona, un binomio che oggi definisce la radioterapia moderna.
Una radioterapia precisa, evoluta e costruita attorno al paziente
La fiducia crescente dei pazienti nasce anche dalla trasformazione tecnologica degli ultimi anni. Le radiazioni non vengono più distribuite in modo uniforme, ma dirette con grande accuratezza sul bersaglio. Questo consente di limitare l’esposizione dei tessuti sani e di ridurre gli effetti collaterali. È un cambiamento che ha reso i trattamenti più efficaci e, allo stesso tempo, più tollerabili.
Stefano Pergolizzi, direttore della Radioterapia a Messina, sottolinea che oggi molti pazienti fragili possono essere trattati con sicurezza. Anche chi non potrebbe affrontare interventi invasivi può beneficiare di una radioterapia modulata sulle proprie condizioni. Le dosi vengono regolate con attenzione, il numero delle sedute viene calibrato sulla situazione clinica e ogni percorso assume la forma di un lavoro di precisione.
Non esiste una tecnica migliore: esiste la tecnica giusta
Molti pazienti chiedono quale sia la tecnica più moderna. In realtà la risposta è più articolata. Non esiste una tecnica superiore in assoluto. Esistono molte possibilità — IMRT, VMAT, stereotassica, brachiterapia, adroterapia — ognuna adatta a situazioni specifiche.
Il radio-oncologo valuta il tipo di tumore, la sua posizione, l’età del paziente e le sue condizioni generali. Considera le eventuali comorbidità e la tolleranza alle terapie. Con queste informazioni definisce il metodo più sicuro ed efficace. La vera innovazione non è il nome della macchina, ma la capacità di costruire un percorso personalizzato.
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L’impatto emotivo: una dimensione che richiede attenzione
Anche se gli effetti fisici sono oggi più controllabili, l’aspetto emotivo resta delicato. La metà dei pazienti indica la preoccupazione per la malattia come principale difficoltà. Seguono i sintomi irritativi legati al trattamento e la necessità di recarsi spesso in ospedale per controlli e sedute.
Tra i pazienti più giovani il carico emotivo è ancora più intenso. La radioterapia arriva in una fase della vita ricca di impegni e aspettative. Conciliarla con lavoro, studio e relazioni può diventare molto complesso. Come spiega Antonella Ciabattoni, segretario Airo, è essenziale offrire un accompagnamento psicologico continuo, capace di aiutare la persona a ritrovare un equilibrio mentre attraversa un momento vulnerabile.
Molti centri stanno infatti introducendo consulenze integrate, percorsi di supporto e strumenti informativi più chiari. La radioterapia non si limita più alla fase tecnica: riconosce il vissuto psicologico del paziente e lo include nella cura.
Il futuro della radioterapia: dove tecnologia e relazione si incontrano
In un contesto così evoluto, il ruolo dei professionisti assume un valore decisivo. La radioterapia è efficace grazie alla precisione dei macchinari, ma diventa davvero sostenibile quando si inserisce in una relazione terapeutica solida. I pazienti non giudicano solo il risultato clinico. Valutano la qualità dell’accompagnamento, la disponibilità dell’équipe e la capacità di trasformare un percorso complesso in un’esperienza comprensibile.
La tecnologia permette di colpire il tumore con sempre maggiore accuratezza. La relazione con gli specialisti consente di attraversare le settimane di terapia con meno ansia e più sicurezza. L’empatia non sostituisce la scienza, ma le dà forma. Rende più chiari i passaggi. Riduce la paura. Aiuta il paziente a sentirsi protagonista del proprio percorso, non semplice destinatario di una procedura.
Oggi la radioterapia parla un linguaggio nuovo. È un linguaggio che unisce rigore clinico e ascolto, dati e sensibilità, innovazione e umanità. Ed è proprio in questo equilibrio che si gioca il futuro delle terapie oncologiche, perché una cura efficace è davvero completa solo quando riesce ad abbracciare anche la dimensione emotiva di chi la attraversa.
