I fattori definiti “psicosociali” hanno effetti sulla salute del neonato e possono esercitare i loro effetti già durante la gravidanza. Ma anche nel periodo neonatale e per tutta l’età pediatrica, con un impatto significativo in termini di morbilità e di mortalità.
Un recente studio inglese, su una coorte di oltre due milioni di nati, pubblicato sulla rivista scientifica Lancet, ha evidenziato alcuni particolari. Questi determinano una significativa riduzione del peso neonatale, maggiori ricoveri dei neonati dopo la dimissione e un complessivo incremento della mortalità nel primo anno di vita. A causare i suddetti problemi sono l’età materna troppo giovane, l’uso di sostanze voluttuarie da parte della gestante, i contesti familiari a rischio per povertà. Ed anche la violenza subita o assistita e le patologie psichiatriche.
I fattori psicosociali esercitano un ruolo patogenetico
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Studi precedenti avevano già dimostrato che i fattori psicosociali esercitano un ruolo patogenetico in diversi ambiti dello sviluppo neurologico valutati a 4 anni e mezzo. Ciò sia in termini di deficit motori sia cognitivi e dello sviluppo delle emozioni.
I fattori psicosociali possono avere, quindi, un impatto traumatico e duraturo sulla salute dei neonati, influenzando il loro sviluppo neurocomportamentale, emotivo e fisico. Agiscono sul sistema endocrino, immunitario e antimicrobico, metabolico, modificando il processo evolutivo del bambino. Prematurità, basso peso alla nascita, disturbi neurologici sono solo alcune delle problematiche di salute che possono così crearsi nei neonati e nei bambini. A questi si aggiungono difficoltà respiratorie, alterazioni del sonno, problemi di attaccamento, disturbi del comportamento e dello sviluppo cognitivo.
I primi mille giorni di vita sono determinanti per il neonato
«È necessario occuparsi sin dalla nascita, in realtà già durante la gravidanza, insieme ai colleghi ginecologi ed ostetrici, di questi fattori di rischio psicosociale. Ciò per valutarne, e possibilmente prevenirne o curarne, gli effetti sulla salute sia a breve che a lungo termine». Così il presidente della Società Italiana di Neonatologia (SIN) Massimo Agosti. «I primi mille giorni di vita sono determinanti per porre basi solide per la salute futura dell’individuo».
Questo si traduce nell’informazione e nella formazione dei medici e del personale che devono essere in grado di identificare le situazioni psicosociali a rischio. Ed anche attraverso un lavoro multidisciplinare che coinvolge psicologi, assistenti sociali e, solo se necessario, l’autorità giudiziaria per tutelare la salute dei neonati.
Il 26,7% dei minori sotto i 16 anni è a rischio
Oggi, in Italia, il 26,7% dei minori sotto i 16 anni è a rischio esclusione sociale o povertà. Vive, cioè, in famiglie con un reddito inferiore alla metà di quello medio nazionale. Il dato è significativamente più alto al Sud e nelle Isole, nei contesti familiari di basso livello culturale e in quelli di cittadinanza non italiana.
Da considerare l’enorme disagio che vive la maggior parte delle persone che provengono da altre parti del mondo. Queste, inevitabilmente, cambiano, spesso improvvisamente e in solitudine, abitudini e contesti di vita.
Infine, anche l’ambiente, l’inquinamento e il cambiamento climatico devono essere considerati a tutti gli effetti fattori di rischio psicosociale.
Informazione e formazione, insieme a interventi precoci e percorsi di supporto dedicati per le famiglie rappresentano gli strumenti a disposizione dei Neonatologi. Questi supportano la loro azione a tutela della salute del neonato e del futuro bambino e adulto sano.
