Come riconoscere e soprattutto cosa fare quando si verifica un arresto cardiaco, ovvero l’emergenza medica più grave in assoluto? Ce ne parlano Tommaso Scquizzato, dell’UO di Anestesia e Rianimazione Cardio-Toraco-Vascolare, e Anna Scandroglio, responsabile dell’Area di Terapia Intensiva Cardiologica e Cardio-Toraco-Vascolare dell’IRCCS Ospedale San Raffaele.
«L’arresto cardiaco si verifica quando il cuore smette improvvisamente di battere in modo efficace, interrompendo il flusso di sangue al cervello e agli organi vitali. Senza un intervento immediato, può portare alla morte in pochi minuti. Riconoscerlo e agire tempestivamente può salvare la vita. Ogni minuto senza intervento riduce le probabilità di sopravvivenza di circa il 10%. In attesa dei soccorsi, iniziare subito la rianimazione cardiopolmonare (RCP) e utilizzare un defibrillatore automatico esterno (DAE) può duplicare o triplicare le possibilità di sopravvivenza. La tempestività dei soccorsi – sottolineano gli esperti – è quindi il fattore più determinante per salvare una persona».
I numeri dell’arresto cardiaco in Italia
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«In Italia, ogni anno si registrano circa 60.000 arresti cardiaci. Solo in Lombardia – spiega Scquizzato – ogni giorno 13 persone sono colpite da arresto cardiaco, di cui 8 nell’area di Milano. Meno della metà riceve la rianimazione cardiopolmonare (RCP) prima dell’arrivo dei soccorsi e in meno di 1 caso su 10 viene utilizzato un defibrillatore».
Se si interviene subito, invece, le probabilità di sopravvivenza possono aumentare fino al 40-50%. L’intervento dei cittadini è quindi essenziale per guadagnare tempo prezioso e salvare vite in attesa dell’arrivo dell’ambulanza.
Come riconoscere un arresto cardiaco
L’arresto cardiaco può manifestarsi improvvisamente, anche in una persona apparentemente sana. I segnali principali sono:
- Improvvisa perdita di coscienza.
- Assenza di un respiro normale.
Per quanto sia un evento improvviso, l’arresto cardiaco può essere preceduto da sintomi come:
- Dolore toracico.
- Fiato corto o difficoltà a respirare (dispnea).
- Palpitazioni o svenimenti.
Più della metà dei pazienti colpiti da arresto cardiaco li sperimenta, ma troppo spesso vengono sottovalutati. Se invece vengono riconosciuti e segnalati in tempo, le probabilità di sopravvivenza aumentano fino a 7 volte.
La differenza tra arresto cardiaco e infarto del miocardio
«L’infarto miocardico – spiega Scquizzato – è causato dall’occlusione di un’arteria che porta sangue al cuore».
In questo caso:
- Il paziente è di solito cosciente.
- Lamenta dolore toracico, sudorazione e difficoltà respiratoria.
L’arresto cardiaco, invece, è una cessazione improvvisa dell’attività cardiaca, in questo caso:
- La persona perde coscienza.
- Non respira.
- «Un infarto può, talvolta, degenerare in arresto cardiaco, ma non sempre i 2 eventi coincidono», conclude lo specialista.

Cosa fare in caso di arresto cardiaco
In caso una persona perdesse coscienza improvvisamente, è necessario agire tempestivamente ed eseguire i seguenti passaggi:
Chiamare e scuotere la persona.
Controllare il respiro.
Chiamare i soccorsi ai numeri 112 o 118.
Iniziare le compressioni toraciche.
- Mettere una mano sopra l’altra al centro del torace.
- Premere forte e veloce, 100-120 volte al minuto (circa 2 volte al secondo), lasciando che il torace si rialzi dopo ogni compressione.
L’importanza della formazione per la respirazione cardiopolmonare
«Imparare a riconoscere un arresto cardiaco – proseguono Scquizzato e Scandroglio – e a eseguire la rianimazione cardiopolmonare (RCP) è un gesto di responsabilità civica. Questo può fare la differenza tra la vita e la morte. Con poche ore di formazione, chiunque può diventare un anello fondamentale nella catena della sopravvivenza. La RCP può essere appresa fin da piccoli: numerosi studi dimostrano che anche bambini e ragazzi sono in grado di imparare e ricordare le manovre salvavita. Iniziative internazionali come ‘Kids Save Lives’, sostenute dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, promuovono l’insegnamento della rianimazione nelle scuole. Ciò per costruire una società in cui tutti sappiano come intervenire in caso di emergenza», concludono gli esperti.
Fonte: IRCCS Ospedale San Raffaele
