L’ALLARME DEI NEUROPSICHIATRI INFANTILI: 1 BAMBINO SU 5 IN ITALIA SOFFRE DI UN DISTURBO DEL NEUROSVILUPPO O DI SALUTE MENTALE. LA PREVENZIONE VA ANTICIPATA ALL’ETÀ PRESCOLARE, QUANDO IL CERVELLO È ANCORA PLASMABILE.
Quando inizia davvero la salute mentale?
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Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la salute mentale è parte integrante della salute generale dell’individuo. Tuttavia, è anche l’ambito dove si investe meno, soprattutto per i più piccoli.
In Europa, un bambino o adolescente su tre non ha accesso a cure adeguate. In Italia, i dati sono ancora più chiari: il 20% dei minorenni — circa 2 milioni di bambini e ragazzi — convive con un disturbo neuropsichiatrico.
Ansia, depressione, disturbi del comportamento, del linguaggio e dell’alimentazione compaiono sempre più precocemente. Lo confermano i dati UNICEF, secondo cui nel mondo un adolescente su sette presenta un disturbo mentale diagnosticato, e quasi la metà dei casi è rappresentata da ansia e depressione.
Eppure, la prevenzione continua a concentrarsi sugli adolescenti, quando invece i primi segnali possono comparire già tra i 3 e i 5 anni. È questo il monito lanciato dalla Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (SINPIA) in occasione della Giornata mondiale della salute mentale 2025.
I segnali precoci: come riconoscere i campanelli d’allarme
La neuropsichiatra Elisa Fazzi, presidente della SINPIA e direttrice della U.O. di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza degli Spedali Civili di Brescia, invita a guardare con attenzione i primi anni di vita. “Dobbiamo superare il mito secondo cui la prevenzione comincia a 14 anni. Alla base dei disturbi che emergono in adolescenza ci sono spesso alterazioni precoci del neurosviluppo, insorte già tra i tre e i cinque anni”, spiega.
I campanelli d’allarme più frequenti riguardano:
- disturbi del sonno persistenti,
- difficoltà di regolazione emotiva,
- deficit di attenzione e concentrazione,
- scarso interesse per le relazioni sociali,
- ritardi nella comunicazione o nel linguaggio,
- comportamenti alimentari selettivi o restrittivi, come nel disturbo Arfid.
Questi segnali non equivalgono sempre a una patologia, ma rappresentano situazioni di rischio che meritano ascolto e monitoraggio. Intervenire presto significa spesso evitare che la fragilità diventi un disturbo vero e proprio.
L’adolescenza come momento di esplosione del disagio
Negli ultimi anni, i neuropsichiatri hanno osservato una trasformazione profonda dei quadri clinici. Tra il 2018 e il 2022, secondo i dati OCSE, i disturbi mentali multipli negli adolescenti sono aumentati di oltre il 20%. A crescere di più sono stati ansia, depressione, disturbi alimentari e autolesionismo, con una prevalenza nettamente maggiore tra le ragazze.
Le età di esordio si sono abbassate: i disturbi del comportamento alimentare compaiono già tra gli 11 e i 12 anni, mentre aumentano i casi di ideazione suicidaria e disturbi borderline di personalità. “Oggi i sintomi sono più complessi e spesso si sovrappongono”, spiega Fazzi. “Per questo serve un approccio integrato, capace di affrontare insieme le diverse componenti del disagio”.
Segnali precoci: perché la diagnosi precoce cambia la vita
La diagnosi tempestiva è il fattore che più incide sulla possibilità di recupero. “Identificare un disturbo a tre o cinque anni può cambiare radicalmente la traiettoria evolutiva di un bambino”, sottolinea Antonella Costantino, past president SINPIA e direttrice dell’Unità Operativa di Neuropsichiatria Infantile del Policlinico di Milano.
Un intervento precoce non è solo clinico ma educativo: coinvolge la famiglia, la scuola e i servizi sociali. È essenziale creare una rete di supporto coordinata tra ospedale e territorio, dove pediatri, insegnanti e genitori collaborano per osservare e segnalare i segnali di difficoltà.
Un modello efficace, spiega la SINPIA, è quello della continuità di cura: non un semplice passaggio da un servizio per minori a uno per adulti, ma un accompagnamento graduale, che tenga conto della storia personale, del contesto familiare e del grado di complessità del disturbo.
Segnali precoci: neurosviluppo, una finestra fondamentale
Nei primi cinque anni di vita, il cervello è in una fase di straordinaria plasticità. Le esperienze, l’ambiente familiare e la qualità delle relazioni influenzano lo sviluppo cognitivo ed emotivo. Disturbi del linguaggio, difficoltà motorie o comportamentali non sono soltanto “fasi”, ma segnali che possono indicare un ritardo nel neurosviluppo.
Agire in questa finestra temporale significa prevenire disabilità future. È qui che si formano i circuiti cerebrali che regolano la capacità di concentrazione, la memoria e la gestione delle emozioni. La neuropsichiatria infantile ha dunque un ruolo chiave nel garantire che questi percorsi siano monitorati e, se necessario, corretti per tempo.
Segnali precoci: famiglia e scuola
Spesso i genitori si accorgono per primi che qualcosa non va, ma non sempre sanno a chi rivolgersi. Il consiglio degli esperti è di non sottovalutare i cambiamenti improvvisi: un bambino che smette di dormire bene, che rifiuta di mangiare o che diventa aggressivo verso se stesso o gli altri merita una valutazione specialistica.
Le scuole possono diventare il primo presidio di salute mentale. Gli insegnanti, con una formazione adeguata, sono in grado di individuare precocemente difficoltà di apprendimento, isolamento sociale o atteggiamenti di chiusura. L’alleanza scuola-famiglia-servizi è oggi il pilastro di ogni strategia di prevenzione.
La salute mentale come priorità pubblica
A giugno 2025, trentuno Paesi europei, tra cui l’Italia, hanno firmato a Parigi una dichiarazione congiunta per inserire la salute mentale come priorità in tutte le politiche pubbliche. L’obiettivo è rendere il benessere psicologico una dimensione strutturale di ogni decisione politica, dalla scuola all’urbanistica.
La dichiarazione riconosce che la crisi della salute mentale è anche una crisi sociale: riguarda le famiglie, la povertà, la solitudine e il modo in cui le comunità si prendono cura dei propri membri più fragili.
Salute mentale esegnali precoci: dati chiave
Indicatore | Valore stimato | Fonte |
---|---|---|
Bambini/adolescenti italiani con disturbi neuropsichiatrici | 20% (2 milioni) | SINPIA 2025 |
Adolescenti nel mondo con disturbi mentali | 1 su 7 (166 milioni) | UNICEF 2025 |
Incremento disturbi multipli 2018–2022 | +20% | OCSE 2025 |
Età media di esordio dei disturbi alimentari | 11–12 anni | SINPIA |
FAQ
A che età possono comparire i primi segnali di disagio mentale?
Già tra i 3 e i 5 anni, sotto forma di difficoltà di sonno, regolazione emotiva, linguaggio o relazione.
Perché è importante intervenire presto?
Perché il cervello del bambino è altamente plastico. Interventi tempestivi migliorano la prognosi e riducono il rischio di disturbi cronici.
Chi deve accorgersi dei segnali precoci?
Famiglie e insegnanti, che osservano il bambino ogni giorno, sono i primi alleati nella prevenzione.
Qual è la differenza tra prevenzione e cura?
La prevenzione mira a intercettare i segnali di rischio prima che diventino malattia, la cura interviene dopo la diagnosi. Entrambe sono indispensabili.
Come garantire la continuità tra servizi pediatrici e per adulti?
Attraverso percorsi di transizione condivisi, con un’équipe integrata che segua il ragazzo anche dopo i 18 anni.
Conclusione: ascoltare i più piccoli per cambiare il futuro
La salute mentale dei bambini è il fondamento della salute collettiva. Riconoscere i segnali a tre anni, ascoltare le emozioni dei più piccoli e costruire reti di cura precoci significa investire sul futuro del Paese. La vera prevenzione comincia prima che la sofferenza diventi silenzio.
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