SALUTE MENTALE GIOVANI: IN ITALIA OLTRE 700 MILA UNDER 25 CON ANSIA E DEPRESSIONE. IL 74% DEI DISTURBI ESORDISCE ENTRO I 24 ANNI. IL CONGRESSO SIPS PROPONE NUOVI PARADIGMI DI PREVENZIONE, CURA E LOTTA ALLO STIGMA.
In Italia oltre 700 mila giovani convivono con ansia e depressione. Lo conferma il report Ocse sui minori e giovani adulti. La comunità scientifica reagisce con un cambio di passo: nuovi luoghi di cura, alleanze sociali e strumenti digitali usati in modo consapevole.
La domanda centrale è semplice e urgente: come proteggere oggi la salute mentale dei giovani, e con quali strumenti concreti?
Salute mentale giovani: perché il dato preoccupa?
Indice dei contenuti
Il report Ocse indica oltre 700 mila under 25 italiani con problemi di salute mentale. Ansia e depressione risultano i disturbi più diffusi. La fotografia italiana ricalca un trend globale: oltre un miliardo di persone nel mondo convive con un disturbo mentale, seconda causa di disabilità di lungo periodo. Il dato allarma perché la sofferenza psichica in età evolutiva lascia segni profondi e duraturi.
Uno studio pubblicato su European Psychiatry segnala che il 74% dei disturbi mentali esordisce entro i 24 anni. Questo implica che prevenzione e intervento precoce non sono optional, ma pilastri. Agire tra i 14 e i 24 anni significa ridurre il rischio di cronicizzazione e migliorare gli esiti lungo l’intero arco di vita.
Salute mentale giovani: perché sono loro i più vulnerabili?
L’adolescenza segna il rimodellamento di cervello, identità e relazioni. Gli stressor acuti, come pandemie e guerre, si sommano a fattori cronici, come crisi economiche e cambiamenti climatici. Diminuiscono i fattori protettivi tradizionali, famiglie e scuole faticano a contenere ansie e isolamenti. La solitudine digitale sostituisce spesso la presenza reale.
La nuova società convive con tecnologie pervasive. L’adattamento resta incompleto e i comportamenti disfunzionali legati a rete e social aumentano. Ne risentono attenzione, sonno, relazioni e motivazione scolastica.
Che cosa dicono i dati europei Ocse sui minori?
Nei Paesi Ue oltre 11,2 milioni di under 19 convivono con disturbi mentali, pari al 13% della popolazione giovanile. Tra 15 e 19 anni, ansia all’8% e depressione al 4%. La prevalenza cresce, soprattutto tra le ragazze, tra il 2018 e il 2022. La pandemia ha aumentato del 25% i casi di ansia, depressione e solitudine. Il bisogno di aiuto è aumentato, ma l’offerta rimane insufficiente.
Quanto incide la carenza di servizi e professionisti?
Una persona su sei in Europa convive con un problema di salute mentale. Una su tre non riceve cure adeguate. L’Italia non fa eccezione. I tempi d’attesa si allungano. I servizi territoriali risultano disomogenei. Le équipe psichiatriche perdono professionisti esperti. I consultori per adolescenti faticano a rispondere alla domanda crescente.
Questo mismatch produce un effetto domino. Le famiglie sostituiscono servizi assenti. Le scuole sopportano un peso crescente. Il pronto soccorso diventa porta d’accesso impropria. Il rischio è trasformare urgenze trattabili in cronicità difficili.
Che cos’è l’Hikikomori e perché oggi se ne parla di più?
Hikikomori indica un ritiro sociale estremo. Il giovane si isola nella propria stanza per mesi o anni. Le relazioni avvengono quasi solo online. La scuola diventa ingestibile. L’ansia sociale si alimenta. Il sonno si altera. Il giorno scivola nella notte. Il fenomeno nasce in Giappone ma si osserva anche in Italia. Le società digitalizzate lo alimentano. La risposta richiede interventi delicati e graduali. Servono équipe mobili, alleanze con la scuola, percorsi flessibili. L’obiettivo è ricostruire contatti reali in sicurezza.
Che ruolo hanno le nuove sostanze psicoattive e le dipendenze comportamentali?
Nuove sostanze, spesso vendute online, sfuggono al riconoscimento clinico rapido. Gli effetti risultano imprevedibili: si associano a ansia, insonnia, alterazioni dell’umore. Crescono così anche le dipendenze comportamentali con gioco online, uso problematico dei social e acquisti compulsivi digitali.
Queste condizioni condividono pattern comuni, come per esempio ricerca di ricompense rapide, difficoltà a tollerare frustrazioni, picchi emotivi seguiti da vuoti. Interventi efficaci combinano psicoeducazione, tecniche motivazionali e strategie di autoregolazione. La famiglia va coinvolta. La scuola diventa partner terapeutico.