Durante l’infanzia e l’adolescenza, il sonno non è soltanto un momento di riposo passivo, bensì un processo attivo e dinamico che sostiene la maturazione cerebrale. Non solo, il sonno favorisce altresì la regolazione delle emozioni, il consolidamento della memoria e il benessere fisico complessivo.

La distribuzione delle fasi del sonno (REM e NREM) varia nel corso dello sviluppo e assume significati funzionali differenti. La fase REM, predominante nei primi mesi di vita, supporta la plasticità sinaptica. Il sonno a onde lente, invece, la cui durata aumenta progressivamente dall’infanzia all’adolescenza, facilita il rimaneggiamento sinaptico (synaptic pruning), l’efficienza delle connessioni neuronali. Ed anche l’ottimizzazione dei processi mnemonici.

Una valutazione sistematica e precoce del sonno, unita a interventi personalizzati, rappresenta una strategia fondamentale per la promozione della salute mentale dei più giovani. Ed anche per la prevenzione di disturbi cronici futuri.

Il sonno è un pilastro essenziale dello sviluppo umano

Lo sviluppo del sonno a onde lente segue una traiettoria topografica coerente con la maturazione delle funzioni cognitive. Nelle fasi iniziali della vita del bambino esse predominano nelle regioni posteriori correlate allo sviluppo delle aree visive che maturano nei primi anni di vita. Poi, la distribuzione delle onde lente procede in senso postero-anteriore coinvolgendo il lobo frontale in adolescenza.

Il sonno è organizzato in un ritmo circadiano sincronizzato con l’alternanza luce/buio. Ciò modula l’espressione dei cosiddetti “geni clock” non solo nel sistema nervoso centrale, ma anche in altri organi come cuore, polmoni. Una buona sincronizzazione del sistema circadiano riduce il rischio di disturbi legati alla salute mentale, ma anche cardiovascolari, endocrini ed immunitari.

La privazione di sonno incide sui comportamenti psicosociali

L’adolescenza rappresenta una fase critica per la maturazione cerebrale. Con la pubertà si osserva, in parallelo, un ritardo fisiologico del ritmo circadiano, dovuto ad un ritardo nella secrezione di melatonina. Ma anche a una ridotta pressione omeostatica del sonno che spinge l’adolescente a posticipare l’orario di addormentamento.

«Questi cambiamenti legati alla maturazione cerebrale e ormonale si combinano anche con fattori ambientali e comportamentali, come l’uso serale di dispositivi elettronici». Lo afferma Simona Pellacani, referente medico Banca del latte, AOU Meyer Irccs. «Oppure una scarsa igiene del sonno e impegni scolastici mattutini precoci immutabili, favorendo una cronica deprivazione di sonno. Attualmente, circa il 50% degli adolescenti dorme meno di otto ore per notte. Un discreto numero, invece, tra 6-6,5 ore, ben al di sotto delle 9–10 ore raccomandate».

La deprivazione di sonno interferisce sul funzionamento psicosociale, il rendimento scolastico e la salute mentale a lungo termine.

I rischi associati alla mancanza del sonno

Studi recenti hanno mostrato che una breve durata del sonno, l’insonnia e la sua scarsa qualità sono associate a un aumento di alcuni rischi. «Tra questi – continua Pellacani – disturbi dell’umore, ansia e comportamenti autolesionistici negli adolescenti. Nei giovani con disturbi del neurosviluppo (disturbo dello spettro autistico, da deficit di attenzione/iperattività o la disabilità intellettiva) i disturbi del sonno sono più frequenti. Con prevalenze che superano il 50%, spesso a esordio precoce e andamento cronico. Le difficoltà includono latenza di addormentamento prolungata, risvegli notturni, frammentazione del sonno, ridotta efficienza, alterazioni del ritmo circadiano e sindrome delle gambe senza riposo. Tali problematiche aggravano i sintomi core del disturbo peggiorando l’irritabilità, l’impulsività, l’adattamento scolastico e sociale, con impatto significativo anche sulla qualità di vita dell’intera famiglia».

Interventi per migliorare la salute del sonno in età evolutiva

Negli ultimi anni è cresciuto l’interesse per lo sviluppo di interventi volti a migliorare la salute del sonno in età evolutiva. Ciò sia nella popolazione generale sia nei soggetti con disturbi psichiatrici o del neurosviluppo.

«I trattamenti più efficaci – sottolinea l’esperta – includono approcci non farmacologici, in particolare gli interventi comportamentali e le strategie di igiene del sonno. Vi sono, inoltre, crescenti evidenze che indicano come il trattamento dell’insonnia negli adolescenti possa ridurre significativamente la sintomatologia depressiva e persino attenuare il rischio suicidario».

Anche per gli adolescenti con disturbi del neurosviluppo si stanno sviluppando protocolli multimodali. Essi integrano l’educazione genitoriale, tecniche comportamentali e, in alcuni casi, supporto farmacologico (es. melatonina, antagonisti dei recettori dell’orexina). Questi sono personalizzati in base alle caratteristiche cliniche individuali, alle preferenze familiari e al contesto ambientale, aumentando così le probabilità di successo e aderenza al trattamento.