Il glaucoma è una malattia dell’occhio che danneggia progressivamente le fibre del nervo ottico ed è una delle principali cause di cecità irreversibile nel mondo. 

Il nervo ottico funziona come un “cavo” che trasmette al cervello le immagini raccolte dall’occhio. Quando queste fibre si danneggiano, si verifica una progressiva perdita della visione, inizialmente nelle porzioni periferiche del campo visivo. 

Nella maggior parte dei casi, il glaucoma è associato a un aumento della pressione intraoculare (pressione all’interno dell’occhio), ma non sempre. Esistono anche forme con pressione normale, chiamate glaucomi normotensivi. Questo rende la diagnosi più complessa.

Glaucoma, una malattia silenziosa e pericolosa

Il glaucoma è una malattia silenziosa, particolarmente insidiosa perché, nelle fasi iniziali, non causa sintomi evidenti, né dolore.

La malattia colpisce progressivamente la visione periferica, cioè quella che ci permette di percepire ciò che accade ai lati mentre guardiamo dritto davanti a noi. La visione centrale (quella usata per leggere, scrivere, riconoscere i volti) resta inizialmente intatta. 

«Spesso si paragona il glaucoma alla sensazione di ‘guardare attraverso un tubo, ma questo paragone è fuorviante». Così Federico Fantaguzzi, membro del Centro Glaucoma presso l’IRCCS Ospedale San Raffaele.  «Se davvero si vedesse solo un piccolo cerchio al centro e tutto nero intorno, ce ne accorgeremmo subito. La sensibilità agli oggetti che ci circondano si riduce lentamente, come se le immagini ai margini apparissero meno nitide, sbiadite, quasi nascoste da una lieve foschia.

Nelle fasi più avanzate – sottolinea Fantaguzzi – questi oggetti sembrano semplicemente ‘scomparire’ dal campo visivo». 

Le diverse forme di glaucoma e i principali fattori di rischio

Esistono vari tipi di glaucomi, classificati in base all’aspetto dell’angolo iridocorneale, la zona in cui l’umore acqueo (il liquido interno dell’occhio) viene drenato. 

I principali fattori di rischio sono:

  • Pressione intraoculare elevata.
  • Familiarità.
  • Età superiore ai 40 anni.
  • Miopia elevata o ipermetropia marcata.
  • Alcune malattie sistemiche (diabete, ipertensione, patologie vascolari).

Esistono anche glaucomi secondari (legati a traumi, infiammazioni, farmaci, interventi chirurgici) e forme congenite, che si manifestano nei neonati e nei bambini, ma sono più rare.

Nel mondo, si stima che oltre 76 milioni di persone siano affette da glaucoma e si prevede che questo numero supererà i 110 milioni entro il 2040. 

Fondamentale una diagnosi accurata della malattia

In Italia, si calcola che circa 1 milione di persone convivano con la malattia, ma solo la metà ne è consapevole. L’altra metà non ha ancora ricevuto una diagnosi. Questo accade perché:

  • la malattia è asintomatica nelle fasi iniziali;
  • molti non si sottopongono a controlli oculistici regolari;
  • la diagnosi iniziale è difficile e può sfuggire.

«Questo – spiega l’esperto – rende ancora più importante una diagnosi accurata, eseguita con gli strumenti giusti».

La diagnosi si basa su una visita oculistica completa, con alcuni esami che sono fondamentali. Tra questi, la tonometria ad applanazione di Goldmann, l’esame del fondo oculare, la misura dello spessore della cornea, il campo visivo computerizzato, l’OCT del nervo ottico. E, inoltre la curva tonometrica giornaliera.

Quando fare gli esami e come curare la malattia

Dopo i 40 anni, è consigliato fare gli esami per la diagnosi del glaucoma. «Anche in assenza di sintomi – prosegue Fantaguzziè sempre consigliabile sottoporsi a una visita oculistica completa. Essa deve includere la misurazione della pressione intraoculare e l’osservazione del nervo ottico». 

Le cure per il glaucoma variano in base allo stadio e alla risposta del paziente. Tra queste si annoverano:

  • I colliri ipotonizzanti. Sono la prima scelta, devono essere usati ogni giorno con regolarità. Ne esistono di vari tipi e talvolta si usano in combinazione.
  • Il laser trabeculoplastica selettiva (SLT). È un trattamento ambulatoriale, indolore, che migliora il deflusso del liquido interno dell’occhio. Può essere una valida alternativa o complemento ai colliri.
  • La chirurgia è riservata ai casi più avanzati o resistenti. Le tecniche includono la trabeculectomia, gli impianti drenanti o gli interventi più recenti con dispositivi mininvasivi (MIGS).

«La prevenzione oculistica è il primo passo per difendere la vista», conclude Fantaguzzi.

Fonte: IRCCS Ospedale San Raffaele