Nel cuore profondo di Reggio Calabria, città sospesa tra mare e montagna da anni si racconta una vicenda che non è ancora terminata.
Una storia distante dal suo lungomare, spesso definito “il più bel chilometro d’Italia” che regala tramonti dorati e viste mozzafiato sull’Etna. Che non ha a che fare con i bronzi di Riace e i palazzi in stile Liberty, ma è che più vicina alla narrazione del dolore e della lotta per i diritti. Più vicina al suo passato fatto di resistenza, terremoti e rinascite.
È la storia di Nino Pulitanò, ex dipendente delle Ferrovie dello Stato, oggi pensionato, che anni fa dichiarò la presenza di decine di tonnellate di materiali contenenti amianto in alcuni vagoni ferroviari. E così tra chiese barocche, teatri storici e tradizioni popolari, la cultura si mescolava alla necessità di correre ai ripari.
La denuncia, il silenzio
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Era il tempo in cui il dibattito sull’amianto stava pian piano emergendo dal torpore istituzionale.
Una richiesta di attenzione, di intervento e di tutela per chi in quei luoghi aveva trascorso anni di lavoro, ma anche per la popolazione residente nei quartieri limitrofi.
Pulitanò ha perso suo fratello Saverio e sua sorella Margherita.
L’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto ricorda che l’esposizione prolungata alle fibre di asbesto è associata, secondo consolidata letteratura scientifica, a patologie gravi come l’asbestosi e il mesotelioma pleurico.
Un riconoscimento simbolico, un’assenza concreta
Nel 2018, il Comune di Reggio Calabria riconobbe il valore civile del suo gesto, conferendogli il Premio San Giorgio, importante onorificenza cittadina. Un tributo dovuto, potremmo dire, a chi aveva avuto il coraggio di rendere pubblico ciò che per molti restava nell’ombra.
Un’alleanza oltre la politica
In questo percorso complesso, accanto a Pulitanò c’è stato chi ha fatto della difesa delle vittime dell’amianto una vera missione civile. È il caso dell’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA), che ha sostenuto con determinazione la sua causa, offrendo assistenza legale e visibilità alla vicenda.
“Ha fatto molto più l’avvocato Bonanni per noi lavoratori che le istituzioni. Bonanni è una mosca bianca” Ha affermato Pulitanò. Mentre promesse e dichiarazioni si sono spesso dissolte nel tempo, l’iniziativa legale ha tenuto vivo il dibattito e ha portato avanti la richiesta di giustizia e riconoscimento.
“Una battaglia che continua ancora e di cui attendiamo i risvolti giudiziari” Ha affermato Pulitanò.
Tra etica e responsabilità collettiva
La vicenda solleva questioni più ampie, che trascendono il singolo caso. Qual è il peso della responsabilità nella gestione ambientale? Quanto spazio viene riservato, oggi, alla voce di chi solleva dubbi ragionevoli su questioni che riguardano la salute collettiva?
Qui a Reggio Calabria il tempo scorre lento, il dialetto danza sulle bocche. Il profumo di bergamotto si mescola a quello del mare. Una città di confine, che guarda al sud più profondo ma non smette mai di cercare il suo posto nel presente. E Pulitanò continua ad attendere affermando di “aver svolto solo il suo dovere”.