Negli ultimi anni, la ricerca scientifica ha svelato un legame sempre più profondo tra intestino e cervello. Non si tratta solo di una connessione anatomica attraverso il nervo vago o di una risposta immunitaria generalizzata. Esiste una comunicazione più sottile e immediata, in cui i batteri intestinali diventano veri e propri interlocutori del nostro sistema nervoso.

Un nuovo studio condotto dalla Duke University, pubblicato su Nature, ha fatto luce su un meccanismo ancora più diretto e sorprendente. I ricercatori hanno scoperto che alcuni batteri intestinali, rilasciando una proteina chiamata flagellina, riescono a inviare segnali in tempo reale al cervello, modificando il comportamento e spegnendo l’appetito.

Una proteina batterica per comunicare col cervello

La flagellina è una proteina che compone i flagelli, cioè le strutture a forma di coda che permettono ad alcuni batteri di muoversi. Quando si mangia, alcuni microrganismi dell’intestino rilasciano questa proteina. Piccole cellule sensoriali che rivestono il colon sono in grado di rilevare la presenza della flagellina e inviare un segnale immediato al cervello.

Questo messaggio viene tradotto dal sistema nervoso in una risposta comportamentale molto chiara: interrompere l’assunzione di cibo. In pratica, il cervello “ascolta” il messaggio dei batteri e reagisce immediatamente, senza attendere una risposta immunitaria o metabolica.

Lo studio è stato condotto su topi, ma apre scenari completamente nuovi anche per la salute umana. La scoperta potrebbe rivelarsi decisiva per comprendere meglio malattie complesse come l’obesità, i disturbi alimentari e persino alcuni problemi psichiatrici.

Un cambio di paradigma: il microbiota come regista del comportamento

Fino a pochi anni fa, l’intestino era considerato solo un organo deputato alla digestione e all’assorbimento dei nutrienti. Oggi invece sappiamo che è popolato da trilioni di microrganismi che interagiscono costantemente con il nostro corpo e con la nostra mente.

Questa comunità microbica prende il nome di microbiota intestinale, e la sua composizione può variare da persona a persona. È influenzata dalla dieta, dallo stile di vita, dai farmaci e da molti altri fattori ambientali.

Secondo il neuroscienziato Diego Bohórquez, autore dello studio, questa nuova via neurale tra intestino e cervello potrebbe essere una delle chiavi per spiegare come il comportamento umano venga modulato dai batteri. Il prossimo passo sarà capire come particolari regimi alimentari possano cambiare la composizione del microbiota, influenzando così la salute mentale e fisica.

Microbiota e microbioma: che differenza c’è?

Spesso i termini microbiota e microbioma vengono usati come sinonimi, ma indicano concetti differenti. Il microbiota è l’insieme dei microrganismi presenti in una determinata parte del corpo, come l’intestino, la pelle o il cavo orale. Comprende batteri, virus, funghi e protozoi che vivono in simbiosi con l’organismo ospite.

Il microbioma, invece, si riferisce all’intero patrimonio genetico di questi microrganismi. In altre parole, mentre il microbiota riguarda gli organismi in sé, il microbioma rappresenta le loro informazioni genetiche.

Capire questa distinzione è fondamentale, soprattutto quando si parla di test genetici del microbioma intestinale. Questi esami analizzano il DNA dei microrganismi per capire quali specie siano presenti, in che quantità e con quali funzioni potenziali.

Come funziona la comunicazione intestino-cervello?

La comunicazione tra intestino e cervello avviene attraverso una rete chiamata asse intestino-cervello. Questo sistema include il nervo vago, il sistema immunitario, gli ormoni e, come mostrato dallo studio della Duke University, anche un sistema sensoriale neurale diretto.

Il nervo vago è una sorta di autostrada a doppio senso, capace di portare informazioni dal cervello all’intestino e viceversa. Tuttavia, la scoperta di un segnale che parte dalle cellule sensoriali del colon e raggiunge il cervello senza intermediari infiammatori o metabolici cambia profondamente la prospettiva.

Le implicazioni sono enormi. Potrebbe esistere un controllo microbico su aspetti come fame, ansia, desideri e comportamenti. Non si tratta solo di ipotesi teoriche: alcuni studi suggeriscono che la presenza o l’assenza di specifici batteri possa influenzare il rischio di depressione, autismo, schizofrenia e altri disturbi neurologici.

Microbiota e dieta: un equilibrio fragile

Il microbiota intestinale è molto sensibile alla dieta. Cibi ricchi di fibre, come frutta, verdura e cereali integrali, favoriscono la crescita di batteri benefici. Al contrario, un’alimentazione ricca di grassi saturi, zuccheri e alimenti ultra-processati può alterare la composizione microbica e favorire disbiosi.

In condizioni di disbiosi, cioè di squilibrio del microbiota, il dialogo con il cervello può diventare disordinato o addirittura patologico. Alcuni segnali possono essere amplificati o ridotti, provocando disturbi dell’appetito, sbalzi d’umore o difficoltà cognitive.

Per questo, sempre più studi suggeriscono che la salute mentale possa essere sostenuta anche partendo dall’intestino. Un’alimentazione varia e ricca di nutrienti, magari associata a probiotici o prebiotici, potrebbe aiutare a mantenere il microbiota in equilibrio.

Tabella esplicativa: microbiota, microbioma e asse intestino-cervello

TermineDefinizioneFunzione principaleDove si trova
MicrobiotaInsieme dei microrganismi che vivono nel nostro corpoSupporto digestivo, immunitario e neurocomportamentaleIntestino, pelle, bocca, vagina, polmoni
MicrobiomaInsieme dei geni dei microrganismi del microbiotaCodifica delle funzioni microbicheAnalizzato tramite test genetici
Asse intestino-cervelloRete di comunicazione tra intestino e cervelloRegolazione dell’appetito, umore, stress e comportamentoInclude nervo vago, ormoni, sistema immunitario e vie neurali

Un nuovo orizzonte per la medicina del futuro

Lo studio americano aggiunge un tassello fondamentale al puzzle della medicina di precisione. Se il microbiota riesce a inviare segnali diretti al cervello, modulare la sua composizione potrebbe diventare una strategia terapeutica.

Non solo per patologie metaboliche come l’obesità, ma anche per disturbi psichiatrici, alimentari e neurologici.

In futuro, potremmo vedere trattamenti personalizzati basati su diete specifiche, integratori mirati o persino trapianti di microbiota per ristabilire una comunicazione corretta tra intestino e cervello.

Per ora, la scoperta della flagellina come molecola “messaggera” tra batteri e sistema nervoso rappresenta un passaggio rivoluzionario. Conferma che, dentro di noi, non esiste solo un secondo cervello nell’intestino. Esiste anche una rete attiva di scambi che ci rende esseri complessi, influenzati non solo da geni e ambiente, ma anche da una moltitudine invisibile di microrganismi.