Una nuova frontiera terapeutica per il carcinoma squamoso del canale anale. A renderlo noto è un importante studio internazionale, pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet. La ricerca, segnalata anche su insalutenews.it è denominata POD1UM-303 e dimostra che il Retifanlimab, un anticorpo monoclonale anti-PD-1, combinato con chemioterapia, può migliorare significativamente l’efficacia del trattamento per pazienti con malattia localmente avanzata o metastatica.
I risultati: aumento della sopravvivenza libera da progressione
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L’aggiunta del Retifanlimab alla chemioterapia standard ha portato a un miglioramento della sopravvivenza libera da progressione, passando da 7,4 mesi (chemioterapia standard) a 9,3 mesi. Il trattamento mostra anche una tendenza positiva nella sopravvivenza globale, aprendo una nuova prospettiva per chi è colpito da questa rara patologia oncologica.
L’Italia protagonista con il contributo dell’Università di Bologna
Il progetto ha coinvolto 70 centri in 12 Paesi, rendendolo il trial clinico più esteso mai condotto su questa malattia. Tra le realtà italiane protagoniste spicca l’UOC Oncologica dell’ospedale di Ravenna, con il prof. Stefano Tamberi tra gli autori dello studio.
Una malattia rara, ma in crescita
Il carcinoma squamoso del canale anale è una neoplasia poco frequente ma in aumento, fortemente legata all’infezione da papillomavirus umano (HPV) e, in alcuni casi, alla coinfezione con HIV. Per anni, i pazienti con diagnosi avanzate hanno avuto poche opzioni terapeutiche e una prognosi sfavorevole.
Sintomi
Riportiamo la descrizione della Fondazione Umberto Veronesi relativamente ai sintomi: “In alcuni casi il tumore dell’ano è del tutto asintomatico per un lungo periodo e spesso il primo sintomo è il sanguinamento rettale che si può verificare durante la defecazione e subito dopo. Le perdite di sangue sono in genere di piccola entità e sono a volte accompagnate da prurito e/o dolore nella regione anale. Il cambiamento nel diametro delle feci, alternanza di diarrea e stipsi, perdite anomale dall’ano e linfonodi ingrossati a livello della regione anale e inguinale sono altri possibili sintomi. A volte è possibile sentire la presenza di un nodulo a livello della regione perianale o dell’orifizio anale.
Questi sintomi comunque non sono necessariamente legati alla presenza di un tumore, infatti anche le emorroidi e le ragadi provocano gli stessi sintomi. Pertanto, rivolgersi al proprio medico è l’unico modo per chiarire i dubbi.
Il diritto alla salute passa dalla ricerca e dall’accesso alle cure
Lo studio segna un punto cruciale anche dal punto di vista del diritto alla salute. I tumori rari comequesto carcinoma sono spesso trascurati dalle strategie di investimento farmaceutico e dai sistemi sanitari, con conseguenze gravi per i pazienti. La disponibilità di nuove terapie rappresenta un’opportunità da non sprecare, ma anche una responsabilità collettiva: assicurare a tutti l’accesso tempestivo a cure efficaci è un dovere etico oltre che giuridico.
Prevenzione e reti oncologiche: modelli vincenti
Questo successo clinico dimostra anche l’efficacia dei modelli sanitari integrati, come la Rete Oncologica della Romagna, che valorizzano la collaborazione tra ospedali, università e centri di ricerca. Inoltre, lo studio rafforza la necessità di potenziare la prevenzione oncologica, soprattutto tramite la vaccinazione contro l’HPV, ancora oggi sottoutilizzata in molte regioni italiane.