Longennials

Un’analisi temporale della quota di fragili e disabili dal 2016 ad oggi mostra una lenta riduzione in cui si osserva un calo repentino nel 2021. La diminuzione è probabilmente associata all’eccesso di morbosità e/o mortalità correlata al COVID-19 che ha colpito le persone più anziane e certamente più vulnerabili. L’analisi tracciata dalla sorveglianza Passi d’Argento e coordinata dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) mette in risalto altri dati sulla disabilità delle persone anziane.

In Italia, 14 over 65 su 100 hanno una disabilità, intesa come l’incapacità di svolgere una attività fondamentale della vita quotidiana. 16 su 100 sono, invece, considerati fragili. Inoltre, circa 1 persona ultra 65enne su 4 ha almeno un problema di tipo sensoriale (fra vista, udito o masticazione). Problema che non risolve neppure con il ricorso ad ausili, come occhiali, apparecchio acustico o dentiera.  

Disabilità, cresce con l’età soprattutto dopo gli 85 anni

Negli ultra 65enni, la perdita di autonomia nello svolgimento anche di una delle sei attività fondamentali della vita quotidiana è considerata una condizione di disabilità. Le attività fondamentale sono: mangiare, vestirsi, lavarsi, spostarsi da una stanza all’altra, essere continenti, usare i servizi per fare i propri bisogni.

Dai dati di PASSI d’Argento 2023-2024 emerge che la condizione di disabilità, così definita, coinvolge 14 persone su 100.

La disabilità cresce con l’età. In particolare, dopo gli 85 anni interessa 4 anziani su 10 (42%). È mediamente più frequente fra le donne (17% vs 10% uomini), fra le persone socio-economicamente svantaggiate per difficoltà economiche o per bassa istruzione.

La quasi totalità delle persone con disabilità (99%) riceve aiuto, ma questo carico di cura e di assistenza è per lo più sostenuto dalle famiglie. Molto meno dal servizio pubblico di ASL e Comuni.

Disabili, la maggior parte riceve aiuto dai familiari

Il 95% delle persone con disabilità dichiara di ricevere aiuto dai propri familiari per le attività della vita quotidiana per cui non è autonomo. Il 37% è aiutato da badanti e il 12% da conoscenti. Il 12% ha ricevuto aiuto a domicilio da operatori socio-sanitari e solo il 2% ha ricevuto assistenza presso un centro diurno. Una piccola quota è sostenuta da associazioni di volontariato (2%).

Circa una persona su 4 con disabilità riceve un contributo economico per questa condizione (come l’assegno di accompagnamento).

La disabilità si associa alla cronicità. E se circa il 6% degli ultra 65enni liberi da cronicità sono disabili, questa quota è pari al 28% fra le persone con due o più patologie croniche.

Esiste un gradiente Nord-Sud della disabilità a svantaggio dei residenti nel Sud Italia (17% vs 14% nel Centro e 10% nel Nord).

Fragilità, può essere contrastata attraverso interventi mirati

Promuovere un invecchiamento sano e prevenire la fragilità rappresentano oggi priorità fondamentali di sanità pubblica, in Italia e a livello internazionale.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’invecchiamento sano è “il processo di sviluppo e mantenimento della capacità funzionale che consente il benessere in età avanzata”.

In questo contesto, la fragilità emerge come un bersaglio chiave per la prevenzione.

A differenza della disabilità, la fragilità è potenzialmente reversibile e può essere contrastata attraverso interventi tempestivi su fattori di rischio modificabili. Tra questi l’inattività fisica, la malnutrizione, l’isolamento sociale e l’accesso limitato alle cure.

Dai dati di PASSI d’Argento 2023-2024 risultano fragili circa 16 persone su 100. La fragilità è una condizione senza differenze significative tra uomini e donne, ma che cresce progressivamente con l’età. Riguarda il 8% dei 65-74enni e raggiunge il 31% fra gli ultra 85enni; è anch’essa associata allo svantaggio socio-economico e alla bassa istruzione.

Problemi di vista, udito e masticazione negli anziani

Nel 2023-2024, circa il 9% degli intervistati ultra 65enni riferisce di avere problemi di vista (non correggibili neppure con l’uso di occhiali). Ciò condiziona lo svolgimento delle attività quotidiane. Questa quota cresce con l’età.

Il13% degli ultra 65enni residenti in Italia riferisce un problema di udito (non risolto o non risolvibile con il ricorso all’apparecchio acustico). Fra le persone con un problema di udito è più alta la prevalenza di coloro che restano socialmente isolate. Il 7% degli anziani intervistati ricorre a un apparecchio acustico per risolvere il suo deficit uditivo.

L’11% degli intervistati riferisce problemi di masticazione e non riesce a mangiare cibi difficili (una difficoltà non risolta o non risolvibile con l’uso della dentiera). Questa quota cresce con l’età (a 65-74 anni è del 6% ma sale al 33% dopo gli 85 anni). È mediamente più alta fra le donne (13% vs 9%).

Fra le persone con problemi di masticazione è più alta la prevalenza di sintomi depressivi.