Nuove strategie terapeutiche possono aiutare le persone affette dalla malattia di Crohn e dalla colite ulcerosa.
Una ricerca ha dimostrato che esiste un nuovo meccanismo di malattia nella patologia infiammatoria cronica intestinale mediato dal recettore TMEM219 espresso sulle cellule staminali intestinali.
«Questo lavoro conferma la capacità del nostro Dipartimento di portare avanti progetti di interazione tra le varie discipline nel campo delle malattie immuno-mediate, che ci contraddistingue da sempre”. Commenta così lo studio Emilio Clementi, direttore del dipartimento di Scienze biomediche e cliniche dell’ateneo milanese.
I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista internazionale Journal of Clinical Investigation, una delle più prestigiose in ambito di medicina sperimentale con applicazione clinica.
Si delinea una nuova terapia farmacologica
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L’attivazione del recettore che si ritrova espresso a livelli molto elevati nell’intestino di pazienti con malattia infiammatoria cronica intestinale induce la morte della cellula target. Ciò attraverso un meccanismo mediato dalla Caspasi 8, mentre il blocco farmacologico o genetico di TMEM219 può prevenire il danno e proteggere la mucosa intestinale.
In modelli animali, l’inibizione di TMEM219 ha confermato un effetto protettivo sulla colite.
Anche l’inibizione genetica selettiva di TMEM219 sulle cellule staminali intestinali è risultata benefica nel preservare la capacità rigenerativa intestinale in corso di malattia infiammatoria intestinale.
Si delinea una nuova terapia farmacologica che bloccando l’attivazione di TMEM219 è in grado di stimolare la rigenerazione della mucosa intestinale in corso di infiammazione.
L’espressione di TMEM219 è evidente nella malattia attiva
La morte indotta tramite l’attivazione di TMEM219 sulle cellule staminali intestinali aggrava il danno intestinale e ne impedisce la guarigione.
«Lo studio mostra come l’aumento dell’espressione di TMEM219 sia soprattutto evidente in corso di malattia attiva e di scarsa risposta alla terapia. Mentre si riduce nella fase di remissione». Così Paolo Fiorina, professore di endocrinologia all’Università Statale di Milano. «Questo conferma che il segnale di morte è attivo soprattutto nelle cellule staminali intestinale e, quando alterato, riduce la rigenerazione della mucosa in risposta al danno. L’inibizione del meccanismo, sia farmacologico che genetico, è in grado di ripristinare lo sviluppo degli organoidi intestinali in vitro. E di preservare la capacità rigenerativa in modelli preclinici. Ciò conferma l’importanza che questo meccanismo ha nel controllare il turnover della mucosa intestinale. Questo è rilevante anche in altre condizioni patologiche in cui la funzione delle cellule staminali dell’adulto è compromessa».
Malattia di Crohn e colite ulcerosa, nuovo target per la terapia
Il grande risultato e merito di questo studio è quello di aver individuato un nuovo target per la terapia delle malattie infiammatorie croniche intestinali.
«La possibilità di disporre di terapie mirate ad ottenere la rigenerazione della mucosa danneggiata, apre nuove strategie terapeutiche per pazienti affetti da malattia di Crohn. Ma anche per chi è affetto da colite ulcerosa, in particolare per quelli con malattia più severa che non rispondono alla terapia gold-standard con farmaci immunomodulanti». Lo spiega Giovanni Maconi dell’Università Statale di Milano, direttore della Gastroenterologia della ASST FBF-Sacco.
La ricerca è stata sviluppata dai ricercatori del Centro di Ricerca Clinica Pediatrica Romeo ed Enrica Invernizzi dell’Università Statale di Milano. Hanno collaborato altri centri, tra cui l’Università dell’Insubria, l’Università di Parma e la Harvard Medical School di Boston, sostenuta dal contributo della start-up Enthera Pharmaceuticals Srl.
Fonte: Università Statale di Milano