Nonostante il divieto dell’uso, commercializzazione ed estrazione dell’amianto ormai da decenni, questo materiale continua a essere presente in numerosi edifici e infrastrutture.
Con il passare del tempo, le strutture contenenti amianto si deteriorano, rilasciando fibre pericolose che, se inalate, possono compromettere seriamente la salute. La domanda che ci si pone è: come possiamo monitorare efficacemente l’aria per rilevare la presenza di amianto all’aperto, soprattutto in assenza di linee guida specifiche?
Un innovativo studio pilota condotto a Reggio Emilia da ARPAE Emilia-Romagna ha cercato di rispondere a questa domanda, sviluppando una metodologia precisa per misurare la concentrazione di fibre di amianto aerodisperse, con un limite di rilevabilità inferiore a 0,1 fibre per litro (f/L). I risultati ottenuti potrebbero aprire nuove prospettive per il monitoraggio ambientale a livello nazionale.
Le fonti dell’amianto aerodisperso
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Le fibre di amianto possono essere rilasciate nell’atmosfera da diverse fonti, sia naturali che antropiche. Le cause principali includono:
- il deterioramento di materiali contenenti amianto (MCA) in edifici e infrastrutture;
- Le attività di rimozione, trasporto e smaltimento di materiali contenenti amianto;
- La presenza di cave, discariche o siti contaminati;
- Eventi straordinari come incendi, alluvioni o terremoti.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il livello di esposizione raccomandato all’amianto nell’aria esterna dovrebbe essere compreso tra <0,1 e 1 f/L. Tuttavia, al momento non esistono normative precise che regolino il monitoraggio dell’amianto aerodisperso.
L’obiettivo dello studio: una metodologia replicabile
L’obiettivo principale del progetto era sviluppare una metodologia operativa in grado di rilevare la presenza di fibre di amianto nell’aria con un limite di rilevabilità molto basso, pari a <0,1 f/L. Questo valore è considerato la soglia al di sotto della quale l’esposizione è ritenuta trascurabile. La ricerca è stata condotta nel periodo tra maggio e luglio 2015 su due siti di monitoraggio: uno in una zona urbana (San Lazzaro) e uno in una zona trafficata (Viale Timavo).
Strumenti e tecniche utilizzate per il monitoraggio
Per il monitoraggio, i ricercatori hanno utilizzato strumenti avanzati, tra cui il dispositivo Tecora Skypost PM, che permette il campionamento continuo di particelle atmosferiche. Le fibre di amianto raccolte sono state poi analizzate con microscopia elettronica a scansione (SEM) e microanalisi EDX. Ogni filtro ha campionato circa 14.400 litri di aria durante prelievi di 24 ore al giorno, per 7 giorni consecutivi. Questo approccio ha permesso di raccogliere campioni di grande volume d’aria, aumentando la sensibilità e la precisione delle misurazioni.
L’importanza delle condizioni meteorologiche nel monitoraggio
Un elemento cruciale nell’analisi delle concentrazioni di amianto nell’aria è il ruolo delle condizioni meteorologiche. La velocità del vento, le precipitazioni, la temperatura e l’umidità relativa possono influenzare il rilascio e la dispersione delle fibre di amianto. Per questo motivo, i dati meteorologici forniti da ARPA sono stati integrati nell’analisi per ottenere una visione più completa del fenomeno.
I risultati: una bassa concentrazione di amianto nell’aria
I dati raccolti durante il monitoraggio hanno mostrato che le concentrazioni di fibre di amianto aerodisperso erano generalmente inferiori a 0,09 f/L, sia nella stazione urbana che in quella di traffico. Solo in due occasioni, in date specifiche, sono stati registrati valori leggermente superiori (0,04 f/L e 0,03 f/L), ma sempre ben al di sotto della soglia di rilevabilità. Questi risultati confermano che, in condizioni ambientali normali, la presenza di amianto aerodisperso è minima, ma sottolineano anche l’importanza di monitorare costantemente le aree a rischio, come cantieri, vecchi siti industriali e zone contaminate.
L’affidabilità della metodologia per il monitoraggio
Il successo di questo studio risiede nella validità e riproducibilità della metodologia adottata, grazie all’affidabilità e alla sensibilità e al protocollo rigoroso. La metodologia può essere replicata in altri contesti, sia urbani che industriali, per garantire un monitoraggio accurato della qualità dell’aria. Inoltre, la tecnica di campionamento e analisi ha dimostrato di essere estremamente precisa, con margini di incertezza molto contenuti.
Prospettive future: dalla ricerca alla normativa
Questa ricerca rappresenta un importante passo avanti nel campo del monitoraggio ambientale dell’amianto, ma la strada da percorrere non è ancora finita. La sfida ora è quella di estendere queste tecniche e metodi a livello nazionale, integrandole nei Piani di Monitoraggio Ambientale e nelle politiche pubbliche per la protezione della salute. In particolare, sarebbe fondamentale sviluppare normative precise per il monitoraggio delle fibre di amianto nell’aria esterna, simili a quelle già esistenti per gli ambienti interni. Solo con un monitoraggio continuo e sistematico sarà possibile garantire la sicurezza delle comunità e prevenire i danni alla salute derivanti dall’esposizione a questo pericoloso minerale.