Le malattie cardiovascolari rappresentano una delle principali cause di mortalità a livello globale. Esistono, tuttavia, differenze significative tra uomini e donne in termini di prevalenza, manifestazione clinica, risposta ai trattamenti e vissuto emotivo e cognitivo. Ciò influenza la consapevolezza delle pazienti, le strategie di prevenzione e gli approcci terapeutici, rendendo necessari focus specifici sul rischio cardiovascolare nelle donne. Evitare ictus e infarto è un obiettivo da raggiungere.

In questo contesto si inserisce l’evento-confronto tra esperti di varie discipline sulle differenze di genere nelle patologie cardiovascolari dal titolo ‘Le donne verso un cuore consapevole’. Sotto esame il ruolo della prevenzione mirata e dell’innovazione digitale, affinché la salute delle donne sia riconosciuta come fondamentale investimento sociale ed economico.  

Rischio cardiovascolare, il divario da colmare

Nella valutazione e nella consapevolezza del rischio cardiovascolare c’è un divario da colmare.

Le donne tendono a manifestare sintomi atipici rispetto agli uomini, con conseguente ritardo diagnostico e terapeutico.

A ciò si aggiunge l’impatto di fattori di rischio genere-specifici, quali sindrome dell’ovaio policistico, menarca precoce, terapie contraccettive orali, ansietà e depressione. Ma anche complicanze della gravidanza, le malattie autoimmuni, menopausa prematura, terapie per cancro al seno.

Eppure, la consapevolezza pubblica e professionale di queste importanti differenze rimane bassa. Diversi studi dimostrano che le donne sono meno informate degli uomini sui propri rischi cardiovascolari e dunque partecipano meno anche ai programmi di screening. Le conseguenze sono negative sulla prevenzione e sulla gestione delle malattie cardiovascolari.

Ictus e infarto pesano sul carico di cattiva salute femminile

Le donne vivono più a lungo, ma in condizioni di salute peggiori.

Il 51% del carico sanitario femminile è causato da malattie comuni a entrambi i sessi, ma con maggiore prevalenza o un impatto differente sulle donne.

Circa il 60% di tutto il carico di cattiva salute, inoltre, si manifesta in età lavorativa, con conseguenze su reddito e benessere familiare. Ciò rappresenta una criticità che si aggiunge ad altre differenze già presenti a livello sistemico.

Le patologie cardiovascolari, insieme a quelle oncologiche, sono le principali cause di mortalità e disabilità in Italia per la popolazione femminile. Per questo sono considerate ad alto impatto economico, con un costo annuale di circa 41 miliardi di euro.

Solo ictus e infarto pesano sul carico di cattiva salute femminile per il 10%, a dimostrazione dell’importanza di attuare politiche di prevenzione mirate al target femminile.

La ricerca non considera le differenze di sesso

Ancora oggi, la ricerca pre-clinica e clinica non considera le differenze di sesso e genere. Le donne sono ancora sottorappresentate nelle diverse fasi degli studi clinici, al punto che le malattie cardiovascolari sono classicamente considerate un problema maschile. Di fatto, però, sono la principale causa di morte delle donne.

Alla base di questa evidenza ci sono diverse cause, tra le quali:

  • La diversa sintomatologia (1 paziente donna su 3 presenta sintomi atipici).
  • La sottostima dei sintomi e del rischio da parte dei medici e delle stesse donne, che porta a ritardi nella diagnosi e presa in carico.
  • Minore accesso a trattamenti terapeutici e dispositivi innovativi, con conseguente maggiore probabilità di eventi avversi.

Promuovere un cambio di paradigma nella gestione delle patologie cardiovascolari femminili, e più in generale nella salute delle donne, richiede un approccio olistico e multidisciplinare. E anche l’impegno per un’alleanza tra istituzioni, sanitari, ricercatori e opinione pubblica.

Fondamentale la medicina di genere come strategia sanitaria

L’adozione della medicina di genere come strategia sanitaria è cruciale per garantire diagnosi più tempestive. Non solo, si possono assicurare «percorsi terapeutici adeguati per migliorare l’appropriatezza delle cure e ridurre il gender gap in termini di salute e aspettativa». Lo afferma Elena Ortona, Direttrice del Centro di Medicina di Genere dell’ISS. «Considerare il sesso e il genere nelle azioni di prevenzione e di cura è necessario per promuovere l’equità e l’appropriatezza degli interventi. Si contribuisce, così, a rafforzare la ‘centralità della persona’».

Oltre a cardiologi, ricercatori, analisti e psicologi, anche i pazienti hanno potuto far sentire la loro voce all’evento ‘Le donne verso un cuore consapevole’. La tavola rotonda ha visto il confronto tra Daiichi Sankyo Italia, l’Associazione per la lotta all’ictus cerebrale (A.L.I.Ce. Italia ODV). Hanno anche partecipato: il Coordinamento Nazionale Associazioni del Cuore (Conacuore ODV), la Fondazione italiana per il cuore (FIPC), l’A.R.C.A. (Associazioni Regionali Cardiologi Ambulatoriali).