“Prevenzione, cura e riabilitazione del paziente fragile” è l’iniziativa promossa da ICS Maugeri in collaborazione con l’Università di Pavia e con il sostegno del MIUR. Obiettivo del progetto è formare professionisti capaci di gestire transizioni terapeutiche, polifarmacoterapie e interventi personalizzati, con un focus su giovani e anziani.
Nel 2022-23, la fragilità riguardava il 17% degli over 64 della popolazione. Con tendenza a crescere proporzionalmente all’età dal 9% dei 65-74enni al 33% degli over 85. Ciò secondo ‘Passi d’Argento’, il sistema di sorveglianza della salute della popolazione over 64 in Italia dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS). I dati demografici sottolineano che entro il 2050, il 16% della popolazione globale avrà oltre 65 anni. Con conseguente aumento di patologie croniche e di fragilità.
Lo scenario della fragilità cambia rapidamente
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Diventa, pertanto, necessario utilizzare nuovi metodi e per farlo occorre preparare persone specializzate. Un modello multidisciplinare, basato su valutazioni multidimensionali (come la VMD in geriatria) e tecnologie avanzate (robotica, piattaforme virtuali), riduce del 30% gli eventi avversi. Migliora, inoltre, l’autonomia funzionale, specialmente dopo ictus o traumi.
«Lo scenario della fragilità in una società complessa come quella attuale cambia rapidamente», afferma Rocco Bellantone, presidente ISS. «E richiede una lettura condivisa che non si limiti a identificare il paziente fragile con l’anziano, sebbene riguardi in misura maggiore questa fascia d’età».
È necessario che la futura classe medica riconosca la fragilità e la intercetti precocemente. Su questa capacità, in una prospettiva in cui l’aspettativa di vita è significativamente aumentata, si gioca la possibilità di proteggerne la qualità. Ma anche di garantire la sostenibilità delle cure per tutti.
I diversi specialisti dovranno riconoscere la fragilità e di conseguenza lavorare insieme per affrontare questa condizione.
Il paziente fragile non è solo la persona anziana
Secondo alcuni dati della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria, oltre il 65% dei pazienti over 65 presenta almeno due patologie croniche concomitanti. Ciò rende essenziale una presa in carico che coinvolga diverse specialità mediche.
La gestione del paziente fragile richiede, dunque, un approccio completo che integri competenze specialistiche trasversali. Infatti, équipe multidisciplinari non solo riducono mortalità e ricoveri, ma migliorano anche la qualità della vita del paziente e riducono la disabilità.
Il paziente fragile, deve essere sottolineato, non è solo la persona anziana. C’è una larga fetta della popolazione giovane che è colpita da patologie congenite o acquisite. Tra queste, ad esempio, angioedema, SLA, SMA, diabete che rendono il soggetto bisognoso di percorsi e assistenza specializzata.
È opportuno anche ricordare che molte persone dopo trapianti o infortuni hanno necessità di personale sanitario specializzato.
Necessario investire nella medicina riabilitativa
La formazione di professionisti specializzati nella gestione del paziente fragile è di fondamentale importanza. Soprattutto considerando la carenza di questo tipo di figure nel sistema sanitario attuale.
In Italia, si era stimato un fabbisogno di oltre 5.000 medici nell’ambito riabilitativo, evidenziando una significativa carenza di professionisti nel settore.
Investire nella medicina riabilitativa da parte delle istituzioni e nella formazione di tali professionisti è quindi essenziale. Si possono, così, garantire percorsi di cura che rispondano in maniera efficacia alle crescenti esigenze di una popolazione sempre più anziana e affetta da patologie croniche.