Secondo l’ultimo rapporto dell’UNICEF, intitolato “The Right Start in Life: Global levels and trends in birth registration, 2024 update”, circa 150milioni di bambini sotto i cinque anni non sono registrati alla nascita.
Questo li rende invisibili agli occhi della legge e, di conseguenza, vulnerabili a sfruttamento, abusi e esclusione dai servizi essenziali.
Nonostante i progressi fatti in alcune regioni del mondo, la questione rimane una ferita aperta per molte nazioni, soprattutto in Africa sub-sahariana, dove oltre il 50% dei neonati non viene registrato
Il diritto alla registrazione: un passo verso la giustizia sociale dei bambini
Indice dei contenuti
Registrare un bambino alla nascita non è una semplice formalità burocratica. È il primo passo per garantire il riconoscimento legale di una nuova vita, un atto che fornisce le basi per accedere a diritti fondamentali come l’istruzione, l’assistenza sanitaria e la protezione sociale. Senza un certificato di nascita, un bambino è privo di identità legale, il che lo rende più esposto al rischio di apolidia, sfruttamento e discriminazione.
Catherine Russell, Direttrice generale dell’UNICEF, ha sottolineato l’importanza della registrazione come una delle forme più basilari di protezione per un bambino. «La registrazione alla nascita – ha dichiarato – assicura che i bambini siano immediatamente riconosciuti dalla legge, fornendo le basi per la protezione da pericoli e sfruttamento, nonché l’accesso a servizi essenziali come vaccini, assistenza medica e istruzione». Senza questo riconoscimento, i bambini vivono ai margini della società, privati di opportunità e diritti.
Un panorama globale tra progresso e disuguaglianze
Negli ultimi cinque anni, il numero di bambini registrati è salito dal 75% al 77%, grazie agli sforzi di diversi Paesi che hanno introdotto riforme mirate. In regioni come l’America Latina e i Caraibi, la registrazione delle nascite ha raggiunto percentuali impressionanti, con il 95% dei bambini registrati. Anche l’Asia orientale e sudorientale, con il 94%, si colloca tra le aree più virtuose.
Tuttavia, il quadro cambia drasticamente quando si osservano i dati relativi all’Africa sub-sahariana, dove solo il 51% delle nascite è registrato. Questo dato rappresenta quasi la metà dei bambini non registrati nel mondo, pari a circa 90 milioni di minori invisibili. All’interno di questa macroarea si notano forti disparità: l’Africa meridionale, ad esempio, ha raggiunto l’88% di registrazioni, mentre l’Africa orientale e centrale sono ferme al 41%.
La rapida crescita demografica di quest’area aggrava ulteriormente il problema. Se i livelli di registrazione rimarranno invariati, si prevede che oltre 100 milioni di bambini nati dopo il 2030 non saranno registrati, perpetuando il ciclo di vulnerabilità e marginalizzazione.
Ostacoli strutturali e culturali alla registrazione
Molte famiglie nei Paesi in via di sviluppo si scontrano con ostacoli insormontabili per registrare i propri figli. La distanza dai centri di registrazione, spesso situati in aree urbane lontane dai villaggi rurali, rappresenta una delle principali difficoltà. A questo si aggiungono costi diretti e indiretti, come le tasse di registrazione o il tempo e il denaro spesi per raggiungere gli uffici competenti, che scoraggiano le famiglie più povere.
Anche la mancanza di conoscenza gioca un ruolo cruciale. In molte comunità, i genitori non sono consapevoli dell’importanza della registrazione alla nascita o ignorano il processo per ottenerla. La discriminazione di genere, etnia o religione complica ulteriormente la situazione, impedendo a determinate categorie di bambini di essere riconosciuti ufficialmente.
Modelli di successo: esempi da emulare
Nonostante le difficoltà, alcuni Paesi dell’Africa sub-sahariana hanno dimostrato che il cambiamento è possibile. Il Botswana ha raggiunto la registrazione universale delle nascite, mentre nazioni come Ruanda, Sierra Leone e Tanzania hanno introdotto politiche innovative per aumentare i livelli di registrazione. Questi successi sono stati ottenuti grazie all’integrazione dei servizi di registrazione nei sistemi sanitari e scolastici, semplificando il processo e rendendolo più accessibile.
Un altro esempio virtuoso è la Costa d’Avorio, che ha superato il 90% di registrazioni grazie all’uso di tecnologie digitali e all’eliminazione delle tasse di registrazione. Questi modelli dimostrano che un impegno politico forte, unito a strategie mirate, può fare la differenza.
Le azioni necessarie per un cambiamento globale
Per affrontare la questione in modo sistematico, l’UNICEF ha delineato cinque azioni chiave. Prima di tutto, è essenziale garantire che ogni bambino venga registrato alla nascita, inserendo la registrazione come parte integrante di un sistema di identità legale basato sul ciclo di vita. Inoltre, è necessario semplificare i processi di registrazione attraverso la digitalizzazione e l’integrazione con i servizi sanitari, educativi e di protezione sociale.
Le riforme legali sono un altro pilastro fondamentale. Molti Paesi devono adottare legislazioni inclusive che eliminino discriminazioni e ostacoli burocratici. Parallelamente, è indispensabile sensibilizzare le comunità sull’importanza della registrazione, coinvolgendo attivamente i leader locali e religiosi per promuovere il cambiamento culturale.
Il diritto di esistere
Essere registrati alla nascita significa esistere agli occhi della legge, essere protetti e avere accesso alle opportunità che ogni essere umano merita. Nonostante i progressi fatti, troppo spesso la vita di milioni di bambini inizia nell’ombra, senza un nome ufficiale o un’identità riconosciuta.
Il rapporto dell’UNICEF lancia un monito chiaro.
Occorre intensificare gli sforzi per raggiungere i più vulnerabili, costruendo sistemi più inclusivi e abbattendo le barriere che ancora impediscono la registrazione universale. Ogni bambino ha diritto a un inizio di vita dignitoso.
In tal senso, il certificato di nascita è il primo passo verso il riconoscimento dei suoi diritti fondamentali. Perché nessun bambino dovrebbe essere invisibile.