In una società sempre più urbanizzata, il rumore è diventato una costante della vita quotidiana. Traffico stradale, mezzi pubblici, costruzioni: suoni artificiali che, pur essendo parte integrante delle città, hanno un costo nascosto. Secondo uno studio pubblicato su PLOS ONE, il rumore del traffico non solo compromette il benessere uditivo, ma influisce profondamente sulla salute mentale.
Ragion per cui aumenta i livelli di stress e ansia.
Lo studio, condotto da Paul Lintott dell’Università dell’Inghilterra occidentale e Lia Gilmour del Bat Conservation Trust, dimostra come i suoni naturali possano alleviare il disagio psicologico, ma che questi benefici vengono spesso neutralizzati dai paesaggi sonori artificiali
Stress e rumore: un legame invisibile ma potente
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Il rumore, definito come un “suono non desiderato”, ha un impatto significativo sul sistema nervoso umano. Studi precedenti hanno già collegato l’esposizione prolungata al rumore del traffico a problemi di salute fisica, come ipertensione, disturbi cardiovascolari e insonnia. Tuttavia, il nuovo studio di Lintott e Gilmour evidenzia un aspetto meno esplorato: l’effetto del frastuono sullo stress e sull’ansia.
Quando siamo esposti a suoni fastidiosi o intensi, il nostro corpo attiva una risposta di “lotta o fuga”. Questo meccanismo, progettato per proteggerci in situazioni di pericolo, diventa cronico in ambienti rumorosi, portando a un aumento persistente dei livelli di cortisolo, l’ormone dello stress. Con il tempo, questa condizione può compromettere la funzione cognitiva, ridurre la memoria a breve termine e favorire stati d’ansia generalizzati.
Secondo lo studio, il rumore del traffico stradale a 40 miglia orarie ha generato i livelli più alti di stress e ansia tra i partecipanti.
Di contro, i suoni della natura, come il canto degli uccelli, il fruscio del vento, o lo scorrere dell’acqua stimolano il sistema nervoso parasimpatico, che contrasta la risposta di stress e promuove il rilassamento. Non è un caso che molte terapie per la gestione dell’ansia utilizzino registrazioni di suoni naturali per favorire la calma.
L’esperimento
Nel nuovo studio, i 68 partecipanti sono stati esposti a tre diversi “habitat sonori”: un ambiente naturale puro, lo stesso ambiente con il rumore del traffico a 20 miglia orarie, e un terzo con il traffico a 40 miglia orarie. I risultati sono stati chiari: i suoni naturali riducevano significativamente lo stress e miglioravano l’umore generale, ma l’aggiunta del rumore del traffico attenuava questi benefici, soprattutto a velocità più elevate.
«La nostra ricerca dimostra che i suoni naturali hanno un impatto positivo sulla salute mentale, ma questi benefici vengono spesso mascherati dal rumore antropogenico», spiegano gli autori. Questo suggerisce che preservare i paesaggi sonori naturali – o ridurre il rumore artificiale – potrebbe essere una strategia efficace per migliorare il benessere delle persone nelle città.
L’impatto del rumore urbano sulla salute pubblica
Il rumore del traffico non è solo fastidioso: è un vero e proprio problema di salute pubblica. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’inquinamento acustico è tra i principali fattori ambientali che influenzano negativamente la qualità della vita. In Europa, si stima che oltre cento milioni di persone siano esposte a livelli di frastuono superiori a quelli considerati sicuri, con conseguenze che vanno dal disagio psicologico a gravi patologie fisiche.
Il rumore cronico è collegato a un aumento del 20-30% del rischio di ansia e depressione. Inoltre, l’insonnia causata da suoni fastidiosi può compromettere il ciclo circadiano, aggravando ulteriormente i sintomi dello stress. Come affermano Lintott e Gilmour, «ridurre la velocità del traffico nelle città non solo migliora la sicurezza stradale, ma ha anche un impatto significativo sulla salute mentale, rendendo più accessibili i benefici dei suoni naturali». Ma al netto delle constatazioni, cosa si può fare concretamente?
Strategie per un futuro meno rumoroso
Per affrontare questa problematica, è necessario adottare soluzioni audaci e sistemiche, in grado di migliorare la qualità della vita nelle città.
Una delle strategie più efficaci consiste nella riduzione della velocità nei centri urbani. Parallelamente, l’espansione e la cura di aree verdi, come parchi e giardini, contribuiscono non solo a mitigare i livelli di rumore, ma anche a creare ambienti dove le persone possano rilassarsi e ristabilire un contatto con la natura.
Sul fronte tecnologico, l’utilizzo di materiali innovativi e fonoassorbenti, come barriere acustiche e asfalti specificamente progettati, offre un mezzo efficace per ridurre l’impatto sonoro, soprattutto nelle zone residenziali più colpite.
Questi interventi strutturali, combinati con un’adeguata pianificazione urbanistica, possono trasformare significativamente il paesaggio acustico cittadino.
Un ruolo importante spetta inoltre all’educazione e alla sensibilizzazione della popolazione.
Informare i cittadini sui rischi del rumore cronico e sui benefici di un ambiente sonoro equilibrato può stimolare una maggiore consapevolezza.
Può altresì promuovere comportamenti più rispettosi. Campagne di informazione mirate possono incoraggiare l’adozione di soluzioni quotidiane, come l’uso di mezzi di trasporto meno rumorosi.
Infine, normative più stringenti rappresentano un tassello indispensabile nella lotta contro l’inquinamento acustico. Politiche che limitino il rumore prodotto dai veicoli più rumorosi, o che introducano aree designate come zone silenziose, possono migliorare sensibilmente la vivibilità urbana.
Affrontare il rumore del traffico richiede un approccio integrato.
Questo dovrebbe combinare innovazione tecnologica, azioni concrete e un cambiamento culturale verso un maggiore rispetto per l’ambiente sonoro. Solo così sarà possibile restituire alle città un equilibrio acustico che favorisca il benessere dei cittadini.
Fonti
Lintott, P. & Gilmour, L. “I paesaggi sonori naturali migliorano il recupero dell’umore in mezzo all’inquinamento acustico antropogenico”, PLOS ONE (2024).
• Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS): Rapporto sull’inquinamento acustico, 2023