Negli ultimi decenni, il mondo ha assistito a una preoccupante diffusione di problemi alla vista, soprattutto di miopia, tra bambini e adolescenti. Un fenomeno in crescita che, se non affrontato con misure adeguate, potrebbe portare entro il 2050 a un aumento esponenziale dei casi.
Secondo un recente studio dell’Università Sun Yat-Sen (Repubblica cinese) oltre 740 milioni di giovani potrebbero trovarsi ad affrontare questa condizione, con gravi conseguenze sulla loro qualità di vita e salute oculare
Miopia: un’emergenza globale
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L’analisi più recente sulla diffusione della miopia ha evidenziato come, dal 1990 al 2023, la percentuale di giovani tra i 5 e i 19 anni affetti da difficoltà nel mettere a fuoco gli oggetti lontani sia passata dal 24% al 36%. Questo incremento è particolarmente evidente in Asia, con nazioni come il Giappone che riportano tassi altissimi, fino all’86%, tra bambini e adolescenti. Al contrario, in Paraguay, il tasso più basso registrato è appena dello 0,84%. Tuttavia, la tendenza globale è chiara: senza interventi efficaci, quasi il 40% della popolazione giovanile potrebbe sperimentare queste problematiche entro il 2050.
L’aumento del tempo trascorso davanti agli schermi e la ridotta esposizione alla luce naturale sembrano giocare un ruolo determinante in questo peggioramento.
Altri fattori sono legati all’educazione precoce e alle abitudini sociali.
È infatti plausibile che una crescente introduzione a pratiche educative in tenera età, specialmente in Paesi con sistemi scolastici particolarmente esigenti, influenzi la comparsa di questi disturbi visivi già durante l’infanzia.
La pandemia e i suoi effetti sulla vista
Un elemento che ha significativamente contribuito all’aumento dei casi di miopia negli ultimi anni è stato il periodo della pandemia di COVID-19.
Il confinamento forzato, l’educazione a distanza e il maggiore utilizzo di dispositivi elettronici hanno esposto i giovani a un rischio maggiore di sviluppare problemi di vista.
Un esempio lampante è rappresentato da uno studio condotto a Hong Kong nel 2020.
Il risultato della ricerca ha infatti riscontrato un aumento significativo dei casi tra bambini di età compresa tra i 6 e gli 8 anni, proprio durante il periodo di lockdown.
In molti casi, i bambini hanno trascorso meno tempo all’aperto, privandosi di una delle attività considerate più efficaci per prevenire l’insorgere di problemi visivi: il gioco all’aria aperta. Il contatto con la luce naturale sembra infatti contribuire a ridurre il rischio di sviluppare difetti visivi.
Diversi studi suggeriscono che i bambini che trascorrono più tempo fuori casa, soprattutto nelle prime fasi di crescita, siano meno esposti a questi disturbi rispetto a coloro che passano gran parte del tempo al chiuso. Ma cerchiamo di conoscere meglio questa condizione.
La miopia: una questione complessa
La difficoltà di vedere oggetti distanti in modo chiaro, comunemente nota come miopia, è uno dei disturbi visivi più diffusi al mondo. Si tratta di una condizione refrattiva in cui l’occhio non riesce a focalizzare correttamente le immagini distanti, provocando una visione sfocata. Questo problema deriva solitamente da un allungamento anomalo del bulbo oculare, o da alterazioni nella curvatura della cornea o del cristallino.
Sebbene la genetica giochi un ruolo significativo nell’insorgenza di questa condizione, come detto, ’ambiente è altrettanto determinante.
L’uso prolungato di schermi digitali, la lettura senza pause e la ridotta esposizione alla luce naturale sono tutti fattori che contribuiscono al peggioramento della vista.
La visione corta non è solo una questione di difficoltà quotidiana.
Essa può portare a complicazioni serie in età adulta, come il distacco della retina, glaucoma e cataratta.
I sintomi di questo difetto visivo possono manifestarsi precocemente, spesso durante l’infanzia. Un elemento chiave è l’età in cui si sviluppa: quanto prima si manifesta, tanto più probabile è che la condizione peggiori nel tempo, richiedendo correzioni sempre più forti.
Le differenze geografiche e culturali
Un altro aspetto intrigante dello studio riguarda le differenze geografiche nella prevalenza dei disturbi visivi. In Africa, ad esempio, il tasso di prevalenza è significativamente più basso rispetto all’Asia. Questo dato potrebbe essere attribuito a vari fattori, tra cui la minore esposizione a dispositivi elettronici e l’educazione formale che inizia più tardi rispetto a regioni come Singapore o Hong Kong, dove i bambini partecipano a programmi educativi già dall’età di due o tre anni.
Questa precoce introduzione a pratiche educative formali, che richiedono spesso un intenso uso della vista da vicino, è considerata una delle cause principali dell’aumento di questi disturbi in Asia. Gli esperti suggeriscono che la combinazione tra un’educazione esigente e abitudini che riducono il tempo trascorso all’aperto possa essere alla base dell’elevato numero di giovani affetti da difficoltà visive in questi Paesi.
Prevenzione e interventi necessari
La lotta contro questa crescente crisi della salute visiva richiede un’azione immediata e mirata. Gli esperti sottolineano l’importanza di strategie di prevenzione basate su evidenze scientifiche.
Inoltre, gli screening visivi regolari fin dalla tenera età sono fondamentali per individuare precocemente eventuali difetti visivi e intervenire in modo efficace.
Per i genitori e gli insegnanti, è essenziale essere consapevoli dei segnali di potenziali difficoltà visive, come lo strizzare gli occhi o la necessità di avvicinarsi agli oggetti per vederli chiaramente.
Un approccio equilibrato all’educazione visiva potrebbe fare la differenza.
Occorrerebbe dunque incoraggiare abitudini sane, come il rispetto della regola del “20-20-20” (ogni 20 minuti, guardare un oggetto distante almeno 20 piedi per 20 secondi.
Inoltre è promuovere un uso moderato e consapevole della tecnologia digitale.
Guardare al futuro con occhi nuovi
Se non verranno implementate soluzioni efficaci, il mondo potrebbe affrontare un’epidemia di disturbi visivi senza precedenti. Questo non solo limiterebbe le opportunità educative e professionali dei giovani, ma aumenterebbe anche il rischio di patologie oculari gravi in età avanzata.
La speranza è che la crescente consapevolezza sulla salute oculare porti a cambiamenti concreti nelle abitudini quotidiane e nei modelli educativi.
La protezione della vista dei bambini è una responsabilità collettiva che richiede un impegno coordinato tra famiglie, scuole e istituzioni sanitarie. Solo così sarà possibile contrastare una crisi che minaccia di offuscare il futuro visivo di milioni di giovani.