Centrale nucleare di Zaporizhzhia, l’editoriale di Ruggero Alcanterini
Per quanto grandi siano gli interessi di un singolo personaggio o popolo, nulla o poco più rappresentano rispetto alla complessità del sistema planetario. Adesso siamo inaspettatamente di fronte all’ennesimo sussulto. Che rischia d’interferire gravemente sulla vita del Pianeta, di Earth, già compromessa e al limite del non ritorno.
Le dissennate attività umane, sul finire del Secondo Millennio e subito all’inizio del Terzo, sono la principale causa di un disastro prima non avvertito. Poi annunciato e adesso ampiamente conclamato e masochisticamente condiviso da chi a Glasgow, in COP 26, ha deciso di rinviare “sine die” la salvezza. E varcare la porta dell’inferno, trascinandosi dietro l’universo mondo.
L’allarme di questa notte, dopo l’attacco alla mega centrale nucleare di Zaporizhzhia deve farci riflettere. Sia sul tema della deterrenza atomica militare, che non è fatta soltanto di testate e bombe, sia sulla cinica strategia che passa per il “danno” ambientale.
La guerra in Ucraina causerà anche un grande danno ambientale
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Ecco, non basta pensare alle strutture ridotte in macerie, che generano dolore, disagi e povertà. Con riverberi su chi le porte della solidarietà e dell’accoglienza le tiene aperte, a prescindere dalle provenienze e dalle cause dei flussi migratori, che stanno via via assumendo parvenze bibliche. A questo dobbiamo aggiungere lo spaventoso ulteriore degrado fatto di nubi tossiche, micidiali fibre d’amianto liberate dalle esplosioni. Così come contaminazioni dall’uranio impoverito dei proiettili e distruzione complessiva di quanto con fatica messo in essere nel tempo per rendere civile e meno inquinante la prepotente antropizzazione dei territori.
Adesso tocca all’Ucraina, ma ieri e l’altro ieri, ovunque, sono state aperte ferite, la cui purulenza è evidente testimonianza di un non senso o meglio di un senso unico sbagliato. In questo senso unico è incanalato il modo di vivere e sopravvivere degli umani, geniali e mefitici protagonisti di una escalation suicida.
Attacco alla centrale nucleare, è la Terza guerra mondiale?
Purtroppo, non esiste un ordine costituito tale da dover o poter rispettare, che sappia farsi rispettare, se non parvenze dove prevalgono burocrazie e regolamenti, a cominciare dall’ONU. Infine, nel mondo globalizzato non può nemmeno funzionare la vecchia regola dell’OGNUN PER SE E DIO PER TUTTI!
Per cui, purtroppo è doloroso ammetterlo, siamo di fronte ad un destino più o meno segnato, in attesa della prossima catastrofe pandemica, come della paventata Terza Guerra Mondiale. Che in realtà, in forma subdola, perversa, strisciante sembrerebbe, anzi è già in essere.
I rischi per il Pianeta
La guerra pone tutta una serie di questioni legate all’ambiente. Il rischio che Putin colpisse in qualche modo uno dei 15 reattori nucleari dell’Ucraina era stato sollevato qualche giorno fa Bennett Ramberg, ex funzionario degli affari esteri nell’ufficio degli affari politico-militari del Dipartimento di Stato americano.
Questa volta a quanto pare non sono state colpite parti pericolose e l’allarme già questa mattina era rientrato.
“Il conflitto rischia però – ha commentato anche l’avvocato Ezio Bonanni, che da anni si batte contro l’amianto e gli altri cancerogeni – di fare un passo indietro anche relativamente quelli che sembravano timidi risultati, neanche sufficienti, per salvare il pianeta. E’ necessario un impegno maggiore per mantenere l’ambiente salubre e chiaramente tutti gli sforzi possibili, intanto, per fermare la guerra. Che come tutte sarà dolorosa, inutile se non per arricchire pochi, e altamente dannosa anche a livello ambientale”.
Ora si parla addirittura in Italia di ricorrere al carbone per ovviare al gas. Con tutto quello che comporta. Il carbone, se non si seguono procedure di massima sicurezza, si può anche incendiare. I roghi rilasciando cenere e fumo carico di gas serra e sostanze chimiche tossiche.
L’estrazione provoca fuoriuscite di metano, 20 volte più climalterante della CO2. A causa dell’inalazione di polveri di carbone, dilaga nei minatori e nelle comunità limitrofe l’antracosi, detta anche malattia del polmone nero. Solo negli Stati Uniti, si stima che oltre 1.200 persone all’anno muoia a causa di questa malattia. Il carbone è causa, inoltre, di malattie cardiopolmonari, ostruzioni croniche dei polmoni, ipertensione e malattie renali.