All’ospedale Molinette di Torino, per la prima volta al mondo, un uomo è stato salvato con un trapianto sequenziale di microbiota fecale e di fegato. L’uomo era affetto dalla nascita da malattia policistica con interessamento epatico e renale. I medici dell’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino hanno gestito il caso per 120 giorni. Hanno collaborato i medici della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS di Roma.
La malattia policistica negli anni aveva gravemente danneggiato la funzionalità renale del paziente di 56 anni fino alla necessità di dialisi. Il notevole ingombro addominale, determinato da un fegato completamente sostituito da cisti dal peso di 15 Kg, aveva determinato un grave stato di denutrizione. E aveva influenzato lo sviluppo di versamento liquido in addome e la colonizzazione intestinale da parte di batteri resistenti a qualunque terapia antibiotica finora disponibile.
Il trapianto di microbiota fecale nel paziente
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Viste le gravi condizioni cliniche, i sanitari avevano concordato di dare priorità di trapianto all’organo salvavita, ossia al fegato. Posponendo quello del rene in un secondo momento.
«La colonizzazione intestinale da batteri resistenti alle terapie antibiotiche rischiava tuttavia di rendere futile anche il trapianto di fegato», si legge in una nota dell’ospedale. «Ciò in considerazione delle comorbidità da cui era affetto il paziente, stante l’alto rischio di infezioni incurabili nell’immediato post-intervento».
Si è così proceduto con il trapianto di feci in capsule. Con una possibilità di successo in circa 2 casi su 3 nella decolonizzazione dell’intestino da batteri altrimenti ad oggi intrattabili.
La riduzione della carica batterica dell’intestino ha consentito di attivare in lista trapianto fegato il paziente esattamente 12 giorni dopo il trapianto di microbiota fecale.
Effettuato il trapianto di fegato a fine novembre
A fine novembre, grazie alla generosità di una famiglia italiana che ha donato il fegato del congiunto defunto, il paziente è entrato in sala operatoria. Esattamente a 100 giorni dall’inizio del ricovero alle Molinette.
Il Direttore del Centro Trapianto Fegato di Torino, Renato Romagnoli, ha effettuato questo trapianto di fegato ad elevatissima complessità insieme allo staff sanitario. E con la collaborazione della Cardiochirurgia e degli anestesisti dell’Anestesia e Rianimazione 2 per la circolazione extracorporea. Durante il trapianto è stata necessaria la trasfusione di 18 unità di globuli rossi e di altrettante di plasma fresco. È doveroso ricordare come la donazione di sangue sia indispensabile per l’attività trapianto. Per consentire gli oltre 4000 trapianti di fegato sinora effettuati a Torino si è reso necessario un pool di oltre 150.000 donatori.
Il caso pubblicato su Transplant Infectious Disease
Il decorso post-operatorio è stato scevro da complicanze maggiori, in particolare non si sono verificate infezioni.
Dopo solo 20 giorni dall’ultimo intervento, il paziente è rientrato a casa, avendo anche ripreso una funzione renale tale da non necessitare di dialisi. Almeno per ora. L’uomo è in piena fase di recupero nutrizionale e motorio ed è stato scongiurato il rischio di infezione da batteri intrattabili nel post-trapianto fegato.
Il caso clinico ha già ricevuto il primo riconoscimento nella letteratura scientifica internazionale. La prestigiosa rivista Transplant Infectious Disease ha pubblicato sulle sue pagine il caso torinese.