La peste bubbonica, un flagello che sembrava confinato nei libri di storia, ha fatto il suo ritorno in Oregon.
L’evento, il primo caso confermato in otto anni, ha fatto rivivere paure secolari, confermando che il batterio responsabile di questa malattia continua a insidiare l’umanità, nonostante i secoli trascorsi dalla sua ultima grande epidemia.
Ma chi è il responsabile del nuovo episodio?
Un caso più unico che raro: il ritorno della peste bubbonica
Indice dei contenuti
Nel tranquillo stato dell’Oregon, una storia avvolta nel mistero ha catturato l’attenzione di tutti: la peste bubbonica, una malattia che sembrava confinata nei libri di storia, ha fatto la sua comparsa.
La forma più comune coinvolge il sistema linfatico, trasformando innocui linfonodi in bubboni gonfi e dolorosi, che possono evolvere in piaghe piene di pus: una vista che evoca orrori del passato.
Esistono tre tipologie di questa malattia: peste bubbonica, e peste setticemica e peste polmonare.
Quest’ultima, che ha fatto ammalare l’uomo americano, può avere conseguenze potenzialmente letali.
L’infezione, confermata dall’ufficiale sanitario dell’Oregon, Richard Fawcett, ha provocato nel paziente la caratteristica formazione di un ascesso drenante, “bubbone” un fenomeno raro ai giorni nostri.
A infettarlo probabilmente il suo gatto, che presentava effettivamente i sintomi della malattia.
Fortunatamente, grazie agli antibiotici moderni, l’uomo è riuscito a superare la fase critica.
Ma come è avvenuta questa trasmissione dall’animale all’uomo?
Le autorità non hanno ancora spiegato i dettagli dell’enigma medico, ma stando alle prime ipotesi, le pulci infette avrebbero infettato il felino gatto. Da qui, i piccoli parassiti avrebbero trovato un nuovo ospite nell’uomo.
Una seconda ipotesi suggerisce che il contatto diretto con i fluidi contaminati del gatto, avrebbe originato il contagio.
Ma cerchiamo di conoscere la malattia
Un antico flagello: la peste bubbonica e la sua ombra di terrore
La peste bubbonica, protagonista di terribili epidemie, ha fatto il suo esordio in Europa fra il 1347 e il 1353, decimando quasi un terzo della popolazione.
Per tali motivi, ricevette l’appellativo di “peste nera” o “morte nera”.
A causarla, il batterio Yersinia pestis, trasportato da pulci parassite che infestavano i ratti neri.
La trasmissione avveniva principalmente attraverso il morso delle pulci infette, ma anche attraverso il contatto con tessuti o liquidi corporei di animali infetti, come tosse o starnuti.
Devastanti i sintomi: febbre alta, gonfiore e necrosi dei linfonodi.
Quanto al nome, esso derivava dalla caratteristica formazione di bubboni sottocutanei.
La morte nera ha avuto un impatto profondo sulla storia e sulla cultura.
Nell’opera letteraria “I Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni, la peste è descritta come un evento catastrofico che colpisce Milano nel XVII secolo, creando un’atmosfera di terrore e disperazione.
Anche nel “Decameron” di Giovanni Boccaccio, la peste è un tema centrale.
La trama dell’opera ha per protagonisti dei personaggi che cercano rifugio in campagna per sfuggire alla malattia e narrano storie per passare il tempo.
La peste negli Stati Uniti e nel resto del mondo
Negli Stati Uniti, la peste bubbonica esordì per la prima volta all’inizio del XX secolo, portata nel Paese attraverso i ratti che infestavano le navi.
Sebbene l’ultima epidemia urbana si sia conclusa nel 1925, il batterio ha continuato a rifugiarsi nelle specie di roditori rurali, causando sporadiche epidemie al di fuori delle principali città.
Oggi, la maggior parte dei casi negli Stati Uniti si verifica nelle aree rurali del Midwest e del Nord-Ovest, con una media di circa sette casi segnalati ogni anno.
L’Oregon non è estraneo a questa minaccia.
L’ultimo caso risale al 2015, quando una ragazza si ammalò durante una battuta di caccia, finendo in terapia intensiva. Fortunatamente, da decenni nello stato non si registrano morti a causa della peste. Tuttavia, l’emergere di un nuovo caso suscita preoccupazioni e richiede una risposta urgente da parte delle autorità sanitarie.
Al di fuori degli Stati Uniti, la peste è una presenza costante in tutti i continenti tranne l’Oceania.
I Paesi più colpiti sono la Repubblica Democratica del Congo, il Madagascar e il Perù.
Terapie moderne
Oggi, grazie alle terapie moderne come gli antibiotici (streptomicina, tetracicline, gentamicina, cloramfenicolo e doxiciclina) e alle misure di controllo, il tasso di mortalità è drasticamente diminuito.
Se diagnosticata entro le prime 24 ore dalla comparsa dei sintomi, la malattia può infatti essere trattata con successo.
Nonostante la sua caduta dalla top ten dei “killer internazionali”, la peste bubbonica continua a destare preoccupazione. Un singolo caso, anche quando il paziente viene curato con successo e si riesca a bloccare il contagio sul nascere, è sufficiente a farci impallidire.
Fonte
Science alert