Il cuore ha oggi nuovi nemici che superano quelli tradizionali, cioè i cosiddetti fattori di rischio modificabili come colesterolo, diabete, ipertensione, fumo. Sebbene questi ultimi non siano da trascurare, si deve chiarire che almeno il 15% degli infartuati non presenta alcun fattore di rischio noto. È dunque necessario allargare la visuale e far luce sui nuovi pericoli dai quali proteggersi.
European Heart Journal ha di recente indicato i principali nuovi rischi per il cuore, riassumendoli nel nome-ombrello di “esposoma”. Tra questi si annoverano l’inquinamento, i fattori socio-economici e psicologici (stress, depressione, isolamento sociale), ma anche malattie infettive come l’influenza e il Covid-19.
Inquinamento, virus, problemi: cuore sotto attacco
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Nel corso degli anni, i trattamenti contro i fattori di rischio tradizionali sono diventati più efficaci, contribuendo a ridurre incidenza e conseguenze della cardiopatia ischemica. Quest’ultima rimane, tuttavia, «la principale causa di morte nel mondo». È quanto evidenzia Rocco Montone, cardiologo presso la Uoc Cardiologia Intensiva di Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs – Università Cattolica.
«Per questo l’attenzione si sta allargando dai fattori di rischio tradizionale, a tutto ciò che ci circonda, al mondo del quale siamo immersi. Mondo fatto di inquinamento, virus, problemi economici e psicologici che, a loro volta, possono contribuire a determinare e perpetuare il problema ‘cardiopatia ischemica’. Questi fattori di rischio interagiscono in modo imprevedibile, spesso potenziandosi tra loro. Ecco perché è necessario considerarli nella loro totalità, includendoli in questo nuovo paradigma dell’esposoma. La nostra review fa il punto su come l’esposizione a lungo termine all’esposoma possa contribuire alla comparsa di cardiopatia ischemica».
I rischi che provengono dall’inquinamento ambientale
L’inquinamento atmosferico (soprattutto da PM2.5 o particolato fine) può ridurre l’aspettativa di vita di 2,9 anni (il fumo di tabacco la riduce di 2,2 anni).
I decessi da inquinamento sono causati soprattutto da malattie cardiovascolari (arresto cardiaco, scompenso, aritmie, ictus ischemico e soprattutto infarti) e agiscono su vari meccanismi. «L’esposizione all’aria inquinata ‘ossida’ il colesterolo cattivo (LDL), rendendolo più pericoloso», aggiunge Montone.
«E altera la funzionalità del colesterolo ‘buono’ (HDL), rendendo così meno efficaci anche le statine. L’esposizione acuta a PM2.5 proveniente dagli scappamenti dei veicoli diesel può determinare un rialzo improvviso della pressione. Gli inquinanti atmosferici inoltre possono alterare la sensibilità all’insulina e promuovere la comparsa di diabete, attraverso stress ossidativo e infiammazione cronica. Altri problemi vengono dall’inquinamento acustico, luminoso e dallo stress sociale».
L’impatto dei cambiamenti climatici sul cuore
Le ondate di caldo sono sempre più frequenti. «Una prolungata esposizione al caldo – prosegue il cardiologo – è stata di recente correlata ad un aumentato rischio di mortalità cardiovascolare. Da non sottovalutare poi la salute mentale, legata a doppio filo a quella del cuore. Stress cronico, depressione, isolamento sociale e solitudine possono dare un importante contributo alle malattie cardiovascolari.
Lo stress determina una iper-attivazione del sistema nervoso simpatico che può portare a ipertensione arteriosa. Mentre l’aumentata produzione di cortisolo dai surreni può promuovere insulino-resistenza e favorire la comparsa di obesità viscerale. Lo stress infine si associa spesso ad alterate abitudini di vita (dieta poco sana, sedentarietà, fumo) che potenziano i fattori di rischio cardio-vascolari tradizionali».
Trattare l’esposoma per proteggere il cuore
È fondamentale essere consapevoli dei rischi e contribuire alla riduzione di questi fattori di rischio.
«È importante – afferma Montone – ripensare le città, evitando la commistione di aree industriali e residenziali. Se l’esercizio fisico all’aperto è sempre raccomandabile, è importante che venga fatto in aree verdi, lontane dal traffico. Anche a tavola bisogna ricordarsi di adottare una dieta da fonti sostenibili, come la dieta mediterranea. Ridurre il consumo di carne rossa fa bene alla salute personale e a quella dell’ambiente».