Dati allarmanti quelli sulle specializzazioni mediche che spingono a una crescente fuga. Ma c’è chi combatte. Pronte a scendere nuovamente in piazza le principali Associazioni rappresentative dei medici specializzandi – Anao Assomed, Als e Gmi – per far capire alla politica la gravità di una situazione che porterà a una crescente diminuzione di medici specialisti.
Un quadro allarmante che andrà a pesare sulle sorti di una Sanità che fa acqua da diverse parti.
Specializzandi uniti verso la piazza
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I giovani e tenaci specializzandi, come già durante la manifestazione del 25 settembre a Roma, chiedono la proroga della presa di servizio al 1 dicembre di tutti i neo specializzandi.
Poi l’aumento a 5 degli scaglioni straordinari prima della presa di servizio (aumento promesso e non verificatosi).
E soprattutto l’integrazione di rappresentanti dei medici in formazione nel tavolo di riforma già istituito e composto ad oggi solo di accademici.
Specializzazioni mediche, la riforma?
Fondamentale la riforma del sistema della formazione medica, rimasto ancora al 1999. Le Associazioni parlano di una formazione che ha fallito perché governata da migliaia di direttori che non rispettano le più semplici regole e norme.
Prime tra tutte l’utilizzo della rete formativa che esistono solo su carta e con specializzandi “ammassati” in poche strutture universitarie.
A questo si aggiungono mansioni ripetitive, demansionanti e soprattutto poco formativemedi.
Una riforma che tenga conto di “uno status quo da parte del mondo universitario che intende ancora tenerci inquadrati come studenti con molti doveri e pochi diritti. Invece che come professionisti qualificati che si specializzano, al pari dei loro colleghi europei, con un contratto di formazione lavoro”.
Come poter cambiare se al tavolo di riforma non siedono anche i medici in formazione?
Specializzazioni, non assegnato un contratto su 4
I dati raccolti dalle Associazioni parlano di un quadro desolante con una fuga dalle specializzazioni mediche che andranno a penalizzare aree importanti come quello dell’emergenza.
Solo 11.688 candidati su 14.036 si sono visti assegnati uno dei 16.165 contratti di formazione (27,7%).
Un contratto statale su 4 non è stato assegnato (24,5%). Allo stesso modo la maggior parte dei contratti regionali (51,3%), e dei contratti Ssn (78,1%). Dato allarmante quello sulla scuola di specializzazione d’emergenza nella quale su 885 contratti stanziati sono risultati assegnati solo 266 (il 31%) con 4 senza alcuna assegnazione. Una flessione rispetto agli anni precedenti che vede l’estinzione dello specialista in medicina d’emergenza. E la parallela crescita del medico gettonista che significa anche minor qualità e maggiori costi per i contribuenti.
Una situazione che le Associazioni reputano il frutto di una “errata programmazione dei medici specialisti causata da una sbagliata suddivisione dei contratti a bando.
Con evidenti storture che hanno portato a diminuire i contratti in quelle scuole che lo scorso anno erano state coperte e aumentati in quelle scuole con già poche assegnazioni”.
Specializzazioni, le scuole “deserte”
A questo si aggiungono quelle scuole che non hanno neanche uno specializzato assegnato: sono 103. Alle quali si aggiungono 127 scuole con meno del 25% di specializzandi assegnati.
“È mortificante constatare che ben 44 scuole di Anatomia patologica, Patologia clinica e Microbiologia saranno senza nessun medico specializzando. Certificando il depauperamento di figure professionali che sono state protagoniste durante la pandemia Covid.
È infine interessante notare che questa scellerata suddivisione dei contratti a bando abbia portato ad avere scuole di specializzazione deserte anche in Università definite “ambite”.
Come Milano San Raffaele (4 scuole), Humanitas sempre di Milano (2 scuole) oppure Campus Biomedico di Roma (4 scuole) e infine la Cattolica di Roma (4 scuole)”, spiegano le Associazioni.
Associazioni, chiedono incontro con il Ministero
“In questa evidente gestione errata del Ministero dell’Università – scrivono le Associazioni – chiediamo un incontro ad horas non solo con i funzionari del Miur e dell’Osservatorio Nazionale della Formazione. Ma soprattutto in presenza dei funzionari del Ministero della Salute e della Fnomceo. Un incontro che eviti di trovarci nelle prossime tre settimane ad un aggravamento di questa situazione già compromessa”.
Senza specializzandi si ferma tutto
“La manifestazione del 25 settembre, con una sottoscrizione che ha raggiunto oltre le 5000 firme, ha dimostrato che possiamo riuscire a risolvere le problematiche legate al mancato rispetto della nostra dignità retributiva, formativa e lavorativa. Siamo pronti anche a organizzare il primo sciopero generale degli specializzandi.
Dimostrando che se tutti i medici in formazione specialistica incrociassero le braccia anche solo per 3 giorni migliaia di reparti universitari andrebbero in tilt e tutti i policlinici universitari andrebbero al collasso. Dimostrando che la nostra categoria è una delle colonne portanti del Ssn poiché quotidianamente e contrariamente alla legge siamo costretti a fungere da tappabuchi sostituendo il personale universitario