Amianto a Napoli

L’Unione sindacale di Base Campania denuncia la mancata rimozione di amianto da parte dell’Inail nello Stabile di via San Nicola alla Dogana, prossimo al porto di Napoli. Si tratta degli uffici e degli ambulatori SANS del Ministero della Salute dove perdurano i rischi per la salute dei lavoratori.

A fronte del mancato inizio del lavori previsto per lo scorso 25 settembre, l’ USB scrive alla ASL NA1, all’Ispettorato del lavoro e al Comune di Napoli per segnalare che il datore di lavoro “non ha fornito ai lavoratori, ed ai loro rappresentanti sindacali, informazioni e garanzie adeguate sulle misure strutturali ed organizzative previste per garantire la tutela della salute e la sicurezza dei lavoratori rispetto ai lavori di ristrutturazione”.

In particolare la confederazione sindacale si riferisce alle fasi preliminari dei lavori che prevedono la rimozione –bonifica dei materiali contenenti amianto.

Amianto a Napoli, quali sono i rischi?

Inoltre, chiede di verificare se i datori di lavoro dei soggetti coinvolti nei lavori di ristrutturazione (INAL, Ministero della Salute per l’USMAF-SASN Campania-Sardegna; Azienda esecutrice dei lavori “Consorzio Integra Società Cooperativa”) abbiano effettuato una valutazione dei rischi ai quali possono essere soggetti gli stessi lavoratori. E richiedono la mappatura aggiornata della presenza di amianto negli otto piani interessati e tutte le procedure previste dalle leggi in materia.

Usb: “Rivedere le misure di sicurezza”

Al rischio esposizione amianto, si aggiunge quello della sicurezza in caso di grave sisma. Infatti risulta la chiusura effettuata lo scorso 5 ottobre dell’ingresso principale. E, secondo il piano dei lavori Inail, ci sarà una prossima chiusura delle due scale attualmente esistenti. Secondo l’USB, nel caso di sisma o di incendio, le rispettive chiusure potrebbero essere un attentato alla salute dei lavoratori e dell’utenza.

Dunque, gli organi di vigilanza sono invitati a verificare le problematiche segnale e ad adottare tutte le misure di sicurezza a tutela della salute dei lavoratori.

Ona, il Convegno a Castellammare di Stabia

L’Osservatorio Nazionale Amianto è presente sul territorio campano da circa quindici anni seguendo cause come quella della Bticino, dell’Enel, dei Cantieri navali.

Un presenza costante non solo nelle emergenze che vedono vite e famiglie spezzate, ma anche in termini di prevenzione che rimane l’arma più efficace nel tutelare l’ambiente e la salute.

Tra le iniziative messe in campo dall’Ona in Campania, quella dello scorso 7 ottobre a Castellammare di Stabia che ha visto al tavolo il presidente nazionale dell’Ona, l’avv. Ezio Bonanni, il giornalista Sandro Ruotolo, il responsabile registro tumori ASL Napoli 3 Sud Mario Fusco, il professore di Medicina legale dell’Università del Sannio Giuseppe Vacchiano.

Bonanni: “morire d’amianto o di fame?”

Ad aprire i lavori il presidente Bonanni che, oltre all’attività giudiziaria, porta avanti un lavoro di comunicazione teso a cambiare una concezione e quindi una cultura errata e ricattatoria che porta solo ad un lento spegnersi della salute, che è vita. Senza salute, può esserci il lavoro?

La vicenda amianto è paradigmatica del concetto di sopraffazione del più forte sul più debole – spiega ad apertura convegno l’avv. Bonanni -. Rappresenta la storia di una concezione superata che è quella ricattatoria del lavoro. In base alla quale si crea un falso dilemma: morire d’amianto per lavorare o morire di fame perché non c’è lavoro salubre”.

“La tutela del lavoro non è negoziabile”

La corte costituzionale nella recente sentenza Ilva è ritornata sulla prima pronuncia che aveva sostenuto la preminenza del rapporto di lavoro sulla salute, affermando il principio che la tutela del lavoro non è negoziabile e non è trattabile – continua Bonanni -. Questo è un territorio nel quale come Osservatorio Nazionale Amianto siamo presenti da circa 15 anni. Abbiamo iniziato nel 2008 con le cause Bticino, quelle relative alla vecchia centrale Enel. E poi ancora con i cantieri navali per i quali l’Osservatorio aveva ottenuto già in precedenza delle affermazioni importanti da un punto di vista giudiziario.

Quindi l’amianto non solo è la metafora della salute sacrificata al profitto ma è anche fondamentale per capire che il progresso non può essere interpretato come uso di materiali cancerogeni dannosi per la salute”.

Amianto a Napoli, binomio salute-ambiente

Il binomio salute-ambiente è fondamentale per la stessa economia. E anche questo messaggio non sfugge nel discorso dell’avv. Bonanni.

La salute e l’ambiente sono fattori dell’economia che andrebbero considerati continua Bonanni -. Perché distruggere l’ambiente piuttosto che tutelare la salute di cittadini e lavoratori ha un costo che va oltre le singole vite umane. Il Covid ne è un esempio. Quindi l’amianto è un esempio evidente della necessità di tutelare la salute e l’ambiente”.

Amianto a Napoli, serve prevenzione primaria

E proprio chi nelle aule di giustizia ci lavora, afferma da tempo che non è lì che si risolvono i problemi. Infatti, l’avv. Ezio Bonanni lo ha messo nero su bianco anche quando fu chiamato ad elaborare il complesso normativo sull’amianto dal Ministro dell’Ambiente Costa nella passata legislatura.

E’ fondamentale capire che queste problematiche non si risolvono nelle aule di giustizia – ricorda Bonanni -. Quando fui nominato dall’allora ministro Costa per elaborare il complesso normativo delle norme sull’amianto, ho sempre detto che iniziare le cause penali dopo che c’è una strage di lavoratori, non è la soluzione. Che non può risolvere il problema. Perché il problema amianto, come il problema della tutela dei luoghi di lavoro, va affrontato prima che si determina la lesione della salute”.

Quindi avevo sostenuto la necessità di una prevenzione primaria, quindi di una totale bonifica, anche attraverso un credito di imposta.

Infatti, la bonifica dell’amianto come di altri cancerogeni può avvenire anche attraverso la modulazione di tutta la tassazione delle imprese, compreso il premio Inail.  Da una parte si dovrebbe alleggerire il premio per le imprese che hanno effettuato la totale bonifica. Dall’altra aggravare il premio Inail per bloccare direttamente le imprese che non hanno bonificato e per le quali ci sono anche morti sul lavoro.

E non gettare la palla in tribunale affidando la questione risarcimenti alla magistratura. Ma rafforzare il fondo vittime amianto affinché ci sia, come in Francia, un immediato risarcimento. Evitando, in tal modo, la paradossale condizione che la vittima debba affrontare lunghe cause giudiziarie” conclude Bonanni.