Un terzo degli italiani rinuncerà alle cure nell’anno in corso a causa dell’indisponibilità delle strutture sanitarie e delle interminabili liste di attesa. Non solo, un quarto delle famiglie italiane non riuscirà ad accedere alle prestazioni sanitarie per motivi di carattere economico. Nell’ultimo anno, gli italiani – specialmente quelle delle regioni meridionali e delle Isole – sono diventati più poveri. È quanto emerge da “II Rapporto sul Sistema sanitario italiano Il termometro della salute”, pubblicato da Eurispes ed Enpam.
Il Rapporto riferisce anche che i cittadini spendono in salute circa 40 miliardi di euro all’anno di tasca propria per prestazioni e farmaci. Ciò avviene perché molti esami e cure non sono coperti dal Sistema sanitario nazionale (Ssn) o lo sono solo parzialmente.
Mobilità sanitaria e deficit regionali difficili da sanare
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Altro grosso problema è costituito dall’intensificarsi della mobilità sanitaria. Mobilità provocata dalla necessità di rivolgersi a strutture pubbliche di altre Regioni per ottenere prestazioni del Ssn non erogabili nel territorio di residenza. La sanità di molte Regioni, infatti, è in deficit e non riesce a soddisfare la domanda di salute che proviene dal territorio. E gli importi versati dalle Regioni che “cedono” pazienti a quelle in grado di erogare le prestazioni determinano altri “buchi” nei budget sanitari. Anche perché i loro bilanci sono già compressi dai Piani di rientro.
“All’opposto – evidenzia Eurispes – le Regioni che erogano molte prestazioni a cittadini non residenti possono contare su di un over-budget. Questo rende possibile investimenti in strutture e personale, di cui beneficiano in primo luogo i cittadini residenti“.
Le Regioni in deficit, dunque, si indebitano sempre di più e arricchiscono quelle che hanno bilanci floridi. Un circolo vizioso quasi impossibile da rompere.
Senza programmazione si va verso cure in base al censo
Se il Sistema Sanitario Nazionale non programmerà e assorbirà le necessarie professionalità, “le Case e gli Ospedali della comunità rimarranno vuote”, si legge nel Rapporto. “Mentre la crisi del decisivo comparto della medicina generale si avviterà ulteriormente. Gli ospedali continueranno a degradarsi, l’universalità della sanità pubblica continuerà a deperire. Si apriranno ulteriori autostrade per la sanità privata e curarsi diverrà una questione di censo“, specialmente in alcune Regioni.
Difatti, la forbice tra il Nord e il Sud inevitabilmente si allarga. Nel 2018, la Regione Lombardia ha riscontrato un saldo positivo di quasi 809 milioni di euro. Mentre la Regione Calabria un deficit di quasi 320 milioni di euro e la Regione Campania di più di 302 milioni. Inoltre, dal Rapporto si apprende che nel 2018 sono stati quasi 1,5 milioni i cittadini che per curarsi sono andati fuori della regione di residenza.
Stipendi dei medici agli ultimi posti d’Europa
Eurispes fa anche notare che il lavoro del medico ottiene in Italia un riconoscimento economico inferiore a ciò che avviene nei maggiori Paesi dell’Europa occidentale.
“Per quando riguarda gli infermieri – rivela il Rapporto – il discorso è diverso: il loro reddito corrisponde esattamente a quello medio degli altri lavoratori. Inoltre, non si distanzia molto dalla media degli altri Paesi, se si escludono il Belgio e la Spagna”.